Il curioso racconto della disputa del “forno di Akhnai”, contenuto nel Talmud, può essere letto come un’affascinante metafora della storia del popolo d’Israele nell’epoca buia dell’esilio.
Il curioso racconto della disputa del “forno di Akhnai”, contenuto nel Talmud, può essere letto come un’affascinante metafora della storia del popolo d’Israele nell’epoca buia dell’esilio.
I cinque Libri della Torah si presentano come una raccolta di leggi, ma anche come un insieme di racconti. Quale di questi due “volti” o “aspetti” è da ritenersi di maggior rilievo?
La Parashah di Mishpatìm, la porzione del Libro dell’Esodo subito successiva al racconto della Rivelazione dei Dieci Comandamenti sul Monte Sinai, presenta una serie di leggi civili, sociali e religiose che rappresentano il primo nucleo dell’ordinamento giuridico che il popolo d’Israele è chiamato ad adottare come conseguenza dell’accettazione del Patto divino.
Ad alcune di queste leggi, come le norme sulla schiavitù e il tanto discusso “occhio per occhio, dente per dente”, abbiamo già dedicato degli articoli in passato. Questa volta vogliamo invece concentrarci sulle leggi relative al risarcimento dei danni inflitti alle persone e ai beni materiali.
Ogni popolo ha l’obbligo di amministrare la giustizia in modo equo attraverso un sistema giuridico. È necessario istituire tribunali in ogni città o centro abitato.