Il capitolo 117 del libro dei Salmi spicca in tutta la Bibbia ebraica per la sua brevità. Eppure, anche in pochissime parole è possibile racchiudere una grande ricchezza di significati.

Il capitolo 117 del libro dei Salmi spicca in tutta la Bibbia ebraica per la sua brevità. Eppure, anche in pochissime parole è possibile racchiudere una grande ricchezza di significati.
Secondo il Levitico, agli Israeliti era proibito mangiare il grano appena raccolto fino a che non ne offrivano una piccola porzione “davanti a Dio”. Cosa si può imparare da questo precetto?
Una delle profezie più conosciute del libro di Zaccaria è quella che riguarda un evento futuro che capovolgerà per il meglio le sorti di Israele, permettendo al popolo di ricevere grazia e purificazione da parte di Dio.
La schiavitù degli Ebrei in Egitto, evento cruciale nella Bibbia, non è mai presentata come una punizione divina, al contrario di tutte le altre catastrofi della storia biblica. Come spiegarlo?
Dopo che il popolo d’Israele si è corrotto con il peccato del vitello d’oro, Dio minaccia di distruggerlo. Moshè, però, lo convince a non farlo dicendo che, se annientasse gli Israeliti, Egli apparirebbe come una divinità crudele agli occhi degli Egizi.
Il Sinai è il luogo in cui avvengono due rivelazioni: quella “individuale” riservata solo a Mosè e quella “collettiva” a cui partecipa tutto il popolo. Questa corrispondenza ci mostra un aspetto spesso ignorato della storia dell’Esodo.