Considerando che la festività di Pesach è alle porte, e che milioni di Ebrei stanno per sedersi come ogni anno alla tavola del Seder per celebrare la liberazione dalla schiavitù in Egitto, il titolo di questo articolo potrebbe apparire più che mai una stramba provocazione.
Parlando così spesso della redenzione di Israele, a Pesach come in tante altre occasioni, si corre il rischio di dimenticare che la Torah e i Profeti racchiudono una visione ben più ampia. Tra le pagine della Bibbia ebraica − quasi costantemente incentrate sulla storia del popolo d’Israele − esiste infatti una concezione universale della redenzione che, sebbene talvolta sia poco percepibile, in alcuni casi risplende in modo straordinario.
Vogliamo allora promuovere una riscoperta di tale concezione universale proponendo un commento al capitolo 19 del libro di Isaia, uno dei brani che smentiscono in maniera particolarmente eclatante le convinzioni di chi immagina il Dio della Bibbia ebraica come una “divinità nazionale degli Ebrei”, e l’Ebraismo come un sistema religioso che esclude il genere umano nella sua collettività per favorire un’unica nazione eletta.
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