Isaia 53 – Risposta alle obiezioni cristiane

In questo articolo ci proponiamo di rispondere alle principali argomentazioni che il Cristianesimo oppone all’interpretazione ebraica del capitolo 53 del libro di Isaia, incentrato sulla figura del servo sofferente. A tale brano biblico abbiamo già dedicato un commento completo (vedi “Isaia 53 – Il servo sofferente“”), che consigliamo vivamente di leggere per poter meglio comprendere le risposte che ci apprestiamo ora a fornire.

Il nostro intento non è quello di denigrare la religione cristiana, bensì di chiarire gli aspetti controversi di un passo delle Scritture che merita di essere studiato a prescindere da qualsiasi polemica teologica.

1 – Il servo sofferente è presentato come un singolo individuo, quindi non può trattarsi del popolo d’Israele.
In molti casi, nelle Scritture, il popolo ebraico è descritto allegoricamente come un singolo individuo. A volte, Israele è rappresentato come un figlio (vedi Esodo 4:22; Geremia 31:20; Osea 11:1), altre volte come una sposa (Isaia 54:1; Osea 2:14; Geremia 3:6), e anche come un servo (Geremia 30:10; 46:27). Ma soprattutto, è Isaia stesso a identificare esplicitamente il servo con Israele in più occasioni: “Ma tu, Israele, mio servo, Giacobbe che ho scelto, progenie di Abramo, mio amico” (Isaia 41:8, vedi anche 44:1; 44:21; 45:4; 49:3).
Chi ha dimestichezza con lo studio della Bibbia ebraica non si stupirà di ritrovare questo genere di personificazione che è tipico del linguaggio poetico.

2 – Isaia dichiara: “Egli fu colpito dalle trasgressioni del mio popolo” (53:8), quindi il servo non può essere identificato con Israele.
Chi parla in prima persona nel capitolo 53 non è Isaia, bensì i re delle nazioni del mondo. Coloro che prendono la parola, infatti, si dichiarano stupiti nell’assistere alla nuova condizione gloriosa del servo (53:1). Subito prima, al verso 52:15, Isaia ci dice che ad essere stupiti sono proprio i re delle nazioni:  “I re chiuderanno la bocca davanti a lui, perché vedranno ciò che non era mai stato loro narrato e comprenderanno ciò che non avevano udito”.
Il fatto che il testo ci riporti le parole dei re senza introduzione, cioè senza che sia detto esplicitamente “I re dicono….” non deve creare perplessità. La stessa cosa, infatti, avviene in Isaia 14:16, in cui il soggetto che parla in prima persona cambia improvvisamente. Anche nel Salmo 2, inoltre, i capi delle nazioni prendono la parola senza che ciò sia detto esplicitamente: “I re della terra si ritrovano e i principi si consigliano insieme contro il Signore e contro il suo Unto: «Rompiamo i loro legami e sbarazziamoci delle loro funi»” (Salmi 2:2-3).

3 – Il servo ha espiato le colpe dei peccatori, e ciò non può applicarsi alle sofferenze di Israele.
Il profeta non afferma che il servo è stato punito per i peccati commessi da altri, il che sarebbe contrario all’etica della Torah secondo cui “Ognuno sarà messo a morte per il proprio peccato” (Deuteronomio 24:16; vedi anche Ezechiele 18:20-21). Piuttosto, il testo vuole dirci che il servo ha dovuto sopportare gravi persecuzioni a causa delle violenze dei popoli, i quali lo hanno accusato ingiustamente di crimini che non aveva commesso, scaricando su Israele le loro responsabilità e le loro colpe.
Israele sarà però ricompensato per tutte queste sofferenze subite (53:10), e ciò porterà alla redenzione del mondo intero, poiché il popolo odiato e perseguitato “renderà giusti molti con la sua conoscenza” (53:11), cioè insegnando la Torah alle altre nazioni (vedi Isaia 2:3; 42:4; Michea 4:2-3; Zaccaria 8:23). Dunque le “ferite” del servo porteranno alla guarigione del mondo intero.

Israele svolge così il ruolo di popolo sacerdotale (Esodo 19:6), ricordato proprio da Isaia (61:6). Come il sacerdote ha il compito di rappresentare l’intera nazione al cospetto di Dio, di intercedere e di compiere i riti di espiazione per i peccati, così anche Israele, all’interno dell’umanità, diviene un esempio di giustizia e fa sì che le colpe dei popoli siano perdonate.

Questi concetti risultano coerenti con gli insegnamenti della Bibbia ebraica e con i temi ricorrenti del libro di Isaia. Al contrario, la dottrina secondo cui sia necessario credere nel sacrificio di un Messia morto in croce per ottenere la “salvezza”, è del tutto estranea alla Torah e non trova riscontro nell’Ebraismo.

4 – Secondo Isaia 53:9, il servo non ha commesso peccati, mentre non si può dire lo stesso di Israele.
Isaia 53:9 non afferma che il servo non ha mai compiuto peccati. Piuttosto, il senso è che il servo viene accusato ingiustamente di crimini che non ha commesso. Anche David, nei Salmi, dichiara: “Sono potenti quelli che vorrebbero distruggermi e che mi sono nemici ingiustamente; sono costretto a restituire ciò che non ho rubato” (69:4); “Poiché senza motivo mi hanno teso di nascosto la loro rete; senza motivo mi hanno scavato una fossa” (35:7). Ciò ovviamente non significa che David si proclami immune dal peccato o che pretenda di essere infallibile.

Se ciò non vi ha ancora convinto, considerate le parole del profeta Sofonia: “Il residuo d’Israele non commetterà iniquità e non proferirà menzogne, né si troverà nella loro bocca una lingua ingannatrice” (3:12); e quelle di Bil’am: “Egli non ha scorto iniquità in Giacobbe e non ha visto perversità in Israele” (Numeri 24:21). Non è forse lo stesso concetto espresso da Isaia?

5 – Il servo è stato “strappato dalla terra dei viventi” (53:8); il popolo ebraico, invece, non ha mai cessato di esistere.
La morte, in questo caso come altrove, è una metafora per indicare la rovina della nazione ebraica in esilio. Anche in Ezechiele 37, nella famosa visione delle ossa secche, il popolo esiliato e senza speranza è descritto come in una condizione di morte e decomposizione.

6 – Chi legge Isaia 53 non può fare a meno di pensare a Gesù. È evidente che il passo si riferisce alla sua morte.
Se molti associano immediatamente il servo sofferente di Isaia a Gesù il Nazareno, lo fanno per due motivi:
1) Perché si tratta di persone di fede cristiana, che cercano quindi costantemente riferimenti al loro Messia all’interno delle Scritture ebraiche.
2) Perché la dottrina cristiana si basa in parte proprio su un’interpretazione erronea di Isaia 53. È probabilmente su questo passo che è stato modellato il concetto del sacrificio di Gesù.

In realtà, tuttavia, alcuni dettagli della profezia la rendono inapplicabile al Messia cristiano. Infatti, quando mai Gesù ha stupito le nazioni del mondo? (52:14-15); quando mai ha “prolungato i suoi giorni” e ha “avuto una discendenza”? (53:10; in ebraico il termine zerah, cioè “seme”, indica una progenie carnale); quando mai ha diviso le spoglie di guerra con i potenti? (verso 12). E soprattutto, cosa c’entra la morte di Gesù con il contesto che parla del ritorno dall’esilio del popolo d’Israele?

7 – Nei tempi antichi anche gli Ebrei credevano che il servo di Isaia 53 fosse il Messia; poi, nel Medioevo, Rashi impose una nuova interpretazione per contrastare il Cristianesimo.
Per confutare questa menzogna, è utile citare innanzitutto una fonte cristiana. Origene di Alessandria (185 – 254), uno dei Padri della Chiesa, nella sua opera Contro Celso, racconta:
“Ricordo che, in una certa occasione, durante una disputa con alcuni Ebrei che erano considerati uomini saggi, citai queste profezie [di Isaia]. I miei oppositori Ebrei replicarono che tali predizioni si riferivano all’intero popolo, considerato come un solo individuo, in uno stato di esilio e sofferenza, affinché molti proseliti potessero essere guadagnati grazie alla dispersione degli Ebrei fra le nazioni” (Contra Celsum, 1, 55).

L’interpretazione che identifica il servo con Israele è attestata molto prima di Rashi anche negli scritti dei Rabbini. Il Talmud (Berachot 5a) dichiara: “Se il Santo Benedetto Egli sia si compiace di un giusto, lo opprime infliggendogli sofferenze, come è scritto: ‘Ma il Signore desiderò percuoterlo e farlo soffrire'” [Isaia 53:10].
In modo ancora più chiaro, il Midrash Bemidbar Rabbah (13:2) afferma: “Gli Israeliti hanno esposto le loro anime alla morte in esilio, come è scritto: ‘Egli ha versato la sua anima fino a morire'” [Isaia 53:12].
La stessa interpretazione si trova nel Midrash Devarim Rabbah, nel Midrash Tehillim (94:2) e nell’opera Eliyahu Rabbah (capitoli 6, 13, 27).

È vero che, in alcune opere rabbiniche, il brano di Isaia 53 viene applicato al Messia; tuttavia, come spiega Nachmanide, si tratta in questi casi di interpretazioni midrashiche, cioè formulate secondo il metodo omiletico non letterale dei rabbini. Seguendo questo metodo, è possibile applicare il passo anche al Messia e ad altri personaggi del popolo ebraico, che, per la loro autorità o posizione esemplare, risultano idonei a rappresentare l’intera nazione. Il Talmud, ad esempio, applica la profezia anche a Mosè e a Rabbi Akiva. Lo Zohar la applica ai giusti d’Israele collettivamente, a Mosè, al Mashiach ben David, al Mashiach ben Yosef e ad altre personalità. Non si tratta di interpretazioni in contrasto fra loro: anzi, è proprio il fatto che il servo sofferente rappresenti Israele a rendere possibile l’applicazione della profezia anche a singoli individui esemplari della nazione ebraica.

A questo proposito, nel resoconto della Disputa di Barcellona, Nachmanide scrive:

“Secondo il suo vero significato, [il passo] si riferisce solo al popolo di Israele in generale. Il profeta infatti chiama continuamente Israele “mio servo” e “Giacobbe mio servo”. […]
È vero che i nostri Maestri di benedetta memoria, nelle loro opere di Aggadah, hanno un Derash secondo cui si riferisce al Messia. Tuttavia, essi non affermano mai che egli sarà ucciso dai suoi nemici. In nessun libro, né nel Talmud e neppure nella Haggadah troviamo scritto che il Messia figlio di David sarà ucciso. Mai. E neppure che egli sarà consegnato ai suoi nemici o che sarà sepolto. Del resto il vostro Messia che vi siete scelti da soli non è mai stato sepolto. Io spiegherò questo capitolo se lo desideri, con una buona spiegazione. Tuttavia essi non vollero ascoltarmi”.

32 commenti

  1. io penso che i versi di Isaia 53 e i relativi commenti siano forzati
    e che non si applichino a Israele avvendo riggettato Dio e l’esilio è solo una conseguenza descritte nelle “maledizioni e benedizioni “di deuteronomio …..considerando anche che Sedechia è divenuto l’ultimo re della nazione ……………..
    quindi i riferimenti sono descrittivi del messia che si raffigurano alla perfezione e che il popolo ebraico lo rigetto , a parte di una piccola schiera che come dicono le scritture erano in aspettazione durante il periode della sua nascita

    1. Si tratta di una comprensione altamente condizionata dai dogmi della fede cristiana. A noi su questo sito interessa esclusivamente comprendere il Tanakh ebraico nel suo contesto. Ti consiglio di leggere il nostro commento completo a Isaia 53 per approfondire.

  2. ma se e’ per questo allora anche ISAIA 14 che parla del Re di Babilonia viene interpretato con un Diavolo Demonio Satana Lucifero , ma sono in malafede al 100% in quanto si parla del RE DI BABILONIA , stessa cosa su EZECHIELE parla del RE di TIRO altro che Lucifero, e’ un invenzione cristiana l’angelo caduto e il demonio e tutti suoi nomi surrogati ( satana, lucifero, demonio, diavolo, ecc..)

  3. Mi sembra una forzatura quella di identificare il “Servo” di cui parla Isaia al popole Ebraico, ci sono riferimenti espliciti al Messia e non imputabili a Israele.

    1. Dovresti allora imputare la forzatura a Isaia stesso, dal momento che è proprio il profeta a identificare il servo con Israele nei vari “canti del servo” (vedi Isaia 41:8; 44:1; 44:21; 45:4; 49:3).
      Di riferimenti al Messia non ne scorgo alcuno.

  4. Il Testo di Isaia per chi conoscesse anche il Nuovo Testamento, capirebbe che parla di Gesù, e non di Israele; Però un Ebreo non ammetterà mai una cosa del genere, quindi la discussione è del tutto inutile;

    1. Sicuro non sia l’opposto? Il cristiano condizionato dal Nuovo Testamento tenderà a non leggere il passo in maniera oboettiva e quindi non comprenderà che Isaia parla in realtà di Israele. Magari leggi i nostri articoli a riguardo.

      1. Ma guarda, i vostri articoli sono molto interessanti, però io quando ho iniziato a leggere il nuovo testamento avevo già letto Isaia, e ho compreso che parlava di Gesù; però magari mi posso anche sbagliare, io leggerò ancora i vostri articoli. In cambio magari provate ad analizzare gli insegnamenti di Paolo, che magari può aprire nuove prospettive di comprensione dei testi Biblici; Io comunque leggero con interesse il vostro blog;

  5. La discussione è inutile dice Stefano, ma affascinante e non bisogna mai arrendersi. Il Signore completerà per me l’opera della sue mani, diceva Davide.
    Riporto qui sotto un brano del vangelo, (MT 22, 34 ..) in quanto è una questione interamente e precipuamente ebraica riguardante la natura del Messia. Contano le domande nell’ebraismo, ed è una domanda che Gesù rivolse a tutti i farisei riuniti insieme, e nessuno allora seppe cosa rispondergli, perché perfino a Giobbe il Signore ha chiuso la bocca. Non so se ha risposto rashì, ma mi sembra che ancora oggi è rimasta senza risposta, ma nessuno può non interrogarsi

    Allora i farisei, udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme 35 e uno di loro, un dottore della legge, lo interrogò per metterlo alla prova: 36 «Maestro, qual è il più grande comandamento della legge?». 37 Gli rispose: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. 38 Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. 39 E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. 40 Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».
    41 Trovandosi i farisei riuniti insieme, Gesù chiese loro: 42 «Che ne pensate del Messia? Di chi è figlio?». Gli risposero: «Di Davide». 43 Ed egli a loro: «Come mai allora Davide, sotto ispirazione, lo chiama Signore, dicendo:
    44 Ha detto il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra,
    finché io non abbia posto i tuoi nemici sotto i tuoi piedi?
    45 Se dunque Davide lo chiama Signore, come può essere suo figlio?». 46 Nessuno era in grado di rispondergli nulla; e nessuno, da quel giorno in poi, osò interrogarlo

    1. Il Salmo era recitato nel Tempio dai sacerdoti in onore di Davìd. Per questo essi dicevano “HaShem ha detto al mio signore (David)”.
      Altro che “nessuno era in grado di rispondergli”: questa interpretazione chiara e semplice si trova in svariate fonti rabbiniche. Ma comunque non è pertinente al tema dell’articolo.

  6. E’ pertinente invece in quanto Davide ha detto che il Signore completerà per lui l’opera delle sue mani, ed il Messia è il figlio di Davide. Comunque l’ha promesso per mezzo di Mosè il Messia e non per mezzo di Isaia. Non ho capito bene la tua risposta. Se HaShem ha detto al mio Signore…., chi era questo Signore? Davide? E suo figlio di chi sarà Signore? Se puoi essere più analitico e spiegarlo tutto il salmo.
    Comunque, voi siete carne della mia carne ed ossa delle mie ossa disse Davide ai Giudei, e solo grazie al Messia, saranno tutti uniti al Signore ed una sola cosa con lui.

    1. Per spiegare tutto il Salmo occorrerebbe un altro articolo. Questo è dedicato solo a Isaia 53. Ribadisco però che se vogliamo comprendere il senso vero e proprio della Bibbia dobbiamo leggere ogni brano nel suo contesto, senza influenze culturali e religiose esterne. Il signore di cui si parla in questo salmo è David. Si tratta di un canto di celebrazione del re. Non c’è nessuna figura escatologica particolare, meno che mai divina.

  7. Mio caro redattore, la domanda l’ha fatta Gesù, e non puoi dire che era influenzato da altre culture o religioni. Contano le domande nell’ebraismo, e lui ha fatto una semplice domanda tutta collocata all’interno dell’ebraismo. Io voglio discutere di te esclusivamente dell’ebraismo, tralasciando sia i dogmi che gli ipse dixit dei maestri. Nessun maestro del talmud si è atteggiato a profeta, postavoce della parola di Dio, ma le loro erano solo discussioni ed intepretazioni umane intorno alle legge, Un interrogarsi su Dio, ma per quanto siano interessanti ed autorevoli le loro interpetazioni non possono mai essere assolutizzate, considerarle assiomi o punti fermi e irrinunciabili. sarà perchè il Signore è geloso, ma si senti ripudiato quando il popolo volle scegliersi un Re. Non hanno ripudiato te, ma me disse a Samuele. Ora se chiamiamo un re Signore, seppure è un re come Davide, rischiamo quasi di divinizzarlo, di mettere un uomo al di sopra di Dio. Sono cose che fanno altri popoli ed altri re di questo mondo, ma il re d’israele doveva essere diverso da tutti gli altri re che ci sono sulla terra: Doveva riconoscere la Signoria di DIo, sottomettersi lui stesso per prima a DIo, e tutto ciò che ne discende, e Davide peccò due volte contro DIo, la prima per paura di perdere il suo trono , la seconda quando volle fare il censimento del popolo. contare sulla forza del suo esercito verrebbe da dire. Deve essere sottomesso in tutto a Dio il re d’israele, dipendere da lui, e va da se che non può chiamare se stesso Signore, Se poi lo facciano altri uomini è una storia diversa, perché si sa che gli uomini hanno la tendenza a divinizzare i loro re. Comunque solo una piccola riflessione vorrei fare con te.
    Sono tante le promesse che la Bibbia associa al Messia, al di sopra delle capacità umane sembra, e se il Messia, come promesso dalle scritture, porterà a compimento tutte quelle promesse, il rischio di divinizzarlo sarebbe molto serio, e che sia un uomo, un re umano, o semplicemnte il popolo di israele nella sua unità, cambia poco, perché si rischia di divinizzare se stessi. Per questo umilmente Davide diceva che spetta al SIgnore completare per lui l’opera delle sue mani, e cosi poter semplicemnte lodare DIo per tutto quello che ha fatto per chi lo ama, e per coloro che egli ama, perchè il Signore guarda i cuori, e solo lui può portare tutto a compimento, i desideri ed i pensieri del cuore di un uomo, non l’uomo stesso.
    Un grande filosofo coem B. Russell, diceva che quando si usa liberamente il pensierio razionale, non bisogna mai usarlo per cercare di dimostrare ciò che ci siamo già prefissati, mai strumentalizzarlo, nemmeno inconsciamente

    1. Caro anonimo, il problema sta nelle parole e nel loro uso. “Mio signore” (scritto volutamente con la minuscola) è un titolo assolutamente umano. Nella Bibbia i re di Israele sono chiamati “mio signore” (adonì) decine di volte, quindi non c’è nulla di strano nell’incipit di questo salmo. Chi non legge il testo ebraico viene tratto in confusione. La tipica traduzione “Il Signore ha detto al mio signore” è fuorviante perchè lascia credere che il testo parli di due “Signori” chiamati allo stesso modo. Ma il testo ebraico dice “Nehum Y-H-V-H l’adonì”, cioè: “Dice HaShem al mio signore”. Il signore menzionato è solo uno ed è “adonì”, titolo umano molto comune (anche Abramo è chiamato così). Anche Dio talvolta è chiamato “Signore” (non in questo salmo), ma per indicare la Divinità si usa il termine Adonai, non adonì. Vedi quanti equivoci possono nascere dalle traduzioni.

  8. Ero quasi sicuro che mi avresti risposto in questo modo. Conosco poco la lingua ebraica per discutere sulla esatta traduzione, ed anche se non sono studioso ed esegeta, qualcosa degli uomini forse la conosco. Adonai è plurale, Adoni è singolare mi sembra. Molti si rivolgono a Davide, come mio Signore, ma HaShem è il nostro Signore, Ma nel salmo, è Davide che chiama qualcun altro mio Signore, con il termine Adoni e non Adonai. Davide dice che il Signore completerà la sua opera ( per lui la completerà), l’opera delle sue mani ( delle mani del Signore e non degli uomini). Davide loda il Signore , perché se lui gli voleva costruire una casa qui in terra, il Signore gli ha promesso che avrebbe costruito a lui una casa eterna, tenerlo per sempre vicino a lui, come lui avrebbe voluto dormire vicino al suo Dio qui in terra nella sua tenda. In che cosa consiste la promessa fatta a Davide? A chi spetta portarla a compimento? Colui che promette deve prestar fede alle sue promesse.
    Aver fede è credere nelle promesse del Signore, nella sua fedeltà, perchè anche solo per amore del suo nome dovrà sempre essere fedele a se stesso.
    Poi te l’ho già detto, a Mosè promise un profeta quando al Sinai ebbero paura di ascoltare direttamente la parola del Signore, e quando ebbero paura degli uomini, il Signore ha promesso un Re secondo le intenzioni del suo cuore. Chiedete e vi sarà dato, bussate e vi sarà aperto, mi avete chiesto un intercessore e ve l’ho dato, da mangiare e bere nel deserto e ve l ‘ho dato, un Re e ve l’ho dato, e come ho detto a Davide, se questo è poco, qualsiasi cosa mi avesse chiesto glielo avrei dato… ma quel giorno, alzandosi tardi, dall’alto del suo palazzo non vide il Signore che dimorava ai suoi piedi in una piccola tenda….

  9. Te l’ho già detto. quando Davide ebbe desiderio di costruire a Dio una casa qui in terra, Il Signore gli promise che gli avrebbe costruito una casa che sussiste per sempre davanti a lui. 2 samuele, 7 e 1 cronache 17. Copiare tutto il passo e stare ad analizzare le singole parole sarebbe inutile. Una casa per il lontano avvenire, e questa è legge per l’uomo disse Davide, Se la sua casa è stabile per sempre davanti a lui, ed il Signore è eterno, è logico che eterna sarà la sua casa. la discendenza uscita dalle tue viscere assicurerò dopo di te. … Egli edificherà una casa al mio nome e io renderò stabile per sempre il trono del suo regno, io gli sarò padre ed egli mi sarà figlio. Potrei continuare e dirti tante cose, ma sarebbero inutile e per un solo motivo, che provo qui a spiegarti. ” Quello che non vi hanno mai detto su Adamo ed Eva”, Con questo titolo pomposo ed enfatico, hai nominato un articolo ancora presente su questo sito, nel quale per risolvere le contraddizioni del racconto, hai di fatto cancellato il cosidetto castigo che Dio ha inflitto ad Adamo ” certamente ne morirai” La torah è un codice di legge, ogni parola del Signore è legge, ma tu cancellando questa legge hai reso vana tutta la legge e tutta la giustizia di Dio. Se ti illudi di poter mangiare del frutto proibito e non morire, ma al contrario diventare come Dio, conoscendo il bene e il male, delle parole della Bibbia ne puoi fare sempe quello che vuoi, aggiustartele ed interpretarle a tuo uso e consumo, tanto non morirai come ha detto l’astuto serpente. Per onestà intellettuale dovresti integrare quell’articolo, per non ingannare gli uomini e domandarti tu e tutti i tuoi lettori, perché Dio ha detto che certamente sarebbe morto Adamo, senza arrimpicarti sugli specchi.
    Non bisogna mai cercare la propria gloria, ma cercare di dare gloria a DIo, perché come gli diceva Davide nulla poteva aggiungere alla sua gloria. Con mio grande piacere potrei parlarti anche solo di Davide e non di Gesù, ma sempre quell’articolo dovresti rettificare, perché a conferma delle parole del SIgnore, quellìuomo merita la morte disse Davide, ma quell’uomo era lui, ma tu non morirai gli disse il Signore per mezzo del profeta Natan.
    La salvezza non viene dagl uomini ma da DIo, io vi salverò e voi starete tranquilli di fronte a me, starete zitti mi sembra che significa nell’originale ebraico.E stai tranquillo che se per giustizia di DIo, Adamo merita la morte, solo per giustizia di DIo sarà salvato.
    Non pensare che la mia sia una risposta polemica, ma solo un pò accalorata

  10. Una discendenza eterna che siederà per sempre sul trono d’Israele, questo sì. Una “casa eterna” mi faceva pensare a qualcosa come una dimora ultraterrena, di cui non c’è traccia nei libri di Samuele e delle Cronache.
    Per quanto riguarda il racconto di Adamo, io non credo di aver negato proprio nulla. L’articolo da te menzionato non è di certo esaustivo (il commento verso per verso del racconto l’ho scritto altrove ed è decisamente più lungo). Comunque ti pregherei di commentare sotto il suddetto articolo se vuoi parlare del racconto di Adamo, questo è il post dedicato a Isaia 53.

  11. Il Signore è sovrano in cielo e terra, e se non sono divisi il llui cielo e terra, non devono essere divisi nemmeno per l’uomo. Solo per esprimerci con semplicità e semplificare le cose, proprio quando Davide voleva tutto in questo mondo rischiava di peccare, come nell’epidosio di Nabal, e cadendo pure due volte nel peccato. Se fino all’epoca di Gesù era una cosa controversa, esiste la resurrezione anche nell’ebraismo mi sembra. Riguardo al peccato originale l’abbiamo già commentato nello specifico articolo, e sarà meglio aspettare le versioni complete e definitive. Comunque tutto è collegato nella Bibbia,

  12. sguardoasion posso esprimerle tutta la mia simpatia? Come fa a districarsi in mezzo a questo mare magnum di esperti maestri della Bibbia? A me, dopo un po’ che leggo le loro esternazioni sinceramente comincia a girare un po’ la testa. Riproverò domani a mente più lucida.Complimenti vivissimi comunque.

  13. E’ talmente evidente che Isaia 53 non parla assolutamente del Gesù dei cristiani che bisogna essere ciechi e sordi per non capirlo!!! Cristiani, e cristiani cosiddetti messianici invasati nella loro cieca fede, a cominciare dal sig.Quintavalle che hanno risposto insultando e aggredendo in maniera volgare, ignobile e vergognosa Sguardo a Sion, hanno solo dimostrato quanto sono ottenebrati e disonesti intellettualmente oltre che dei gran maleducati ignoranti antisemiti!!! Disgustoso…

    1. Io avrei qualche contro-obiezione:
      1) Non ho compreso come sia possibile che i re prendano la parola se appena prima dice che si chiuderanno la bocca; mi pare un po’ ironico.
      2) Davvero si può dire che Israele in quel contesto non avesse commesso violenza né avesse perpetrato inganni (mi sembra che Sofonia e Bil’am si riferiscano ad altri contesti)?
      3) La metafora della morte per l’esilio mi pare un po’ forzata. La morte, anzi, sembra una morte fisica (le percosse, la tumulazione con il ricco). Inoltre Isaia dice che il Servo si è consegnato spontaneamente alla morte, non credo che Israele sia andato spontaneamente in esilio.
      In generale penso che i quattro carmi del servo sofferente si possano tranquillamente interpretare in entrambi i modi, visto che in alcuni punti il Servo è esplicitamente una persona singola in mezzo al popolo (Is 49, 5-6). Per dirimere la questione bisognerebbe rifarsi ad una autorità superiore alla Bibbia che spieghi come interpretarla, ma so che i giudei sono manchevoli in questo, tanto che si accapigliano da più di duemila anni sulle varie interpretazioni, giungendo alle più disparate.

      1. 1) Chiuderanno la bocca “davanti a lui”, cioè saranno sconvolti e stupiti, poiché “comprenderanno ciò che non avevano mai udito” (52:12), ed è esattamente lo stupore espresso all’inizio del capitolo 53: “chi ha creduto a ciò che abbiamo udito?” (Stesso verbo usato al verso precedente per indicare la notizia udita dalle nazioni). Inoltre coloro che parlano dicono “A chi è stato rivelato il braccio del Signore?”, e in 52:10 è scritto che il “braccio del Signore” è stato rivelato agli occhi delle nazioni.
        2) Anche nel caso di Bilam non si potrebbe davvero dire che in Israele non c’è colpa (gli Israeliti si ribellavano continuamente, prima e dopo l’arrivo di Bilam). Ma l’immagine del residuo giusto di Israele che non è colpevole dei crimini che i nemici gli attribuiscono è un tema che ricorre in vari brani, tra cui Isaia 53.
        3) Al contrario, la morte fisica come metafora dell’esilio ritorna anche in Ezechiele 37. E l’idea delle percosse e delle ferite fisiche si addice perfettamente dal punto di vista biblico a rappresentare le sofferenze della nazione. Sempre in Ezechiele Israele è paragonata a un infante che si dimena nel suo sangue, ma nessuno afferma che lì si parli di un bambino reale.
        Isaia inoltre non parla di “tumulazione con il ricco”: questa è una lettera influenzata dal Nuovo Testamento. Il testo dice invece “fu con il malvagio la sua tomba, con il ricco nelle sue morti”.

        Forse i Giudei, come dici, giungono alle interpretazioni più disparate, ma lo stesso hanno fatto i Cristiani, con la differenza però che questi ultimi hanno fatto ricorso anche alla guerra e agli scismi in nome dell’interpretazione di un singolo versetto. Ma ammettiamo pure che esista nel Cristianesimo una sorta di “autorità superiore alla Bibbia” (riconosciuta in realtà solo da alcuni). Io che non sono cristiano dovrei affidarmi a questa autorità cristiana piuttosto che basarmi sulla lettura contestuale delle Scritture? Chiaramente no, una simile autorità avrebbe valore solo per chi è già cristiano, e dunque identifica già il servo di Isaia 53 con Gesù.

  14. 1) Potrei sapere gentilmente, quando legge la Bibbia che testo usa?
    2) Può spiegare in che modo Isreale “si è consegnato alla morte”? Si è consegnato all’esilio per espiare, oppure ci è stato portato contro la sua volontà?
    3) Chi è il malvagio con cui Israele è andato nella tomba (cioè in esilio)? E il ricco con cui è morto?
    Ripeto, per me le questioni sono molto sottili e mi pare che se ne possa dire tutto e il suo contrario

    1. 1) L’originale ebraico con dizionario e interlineare, insieme al supporto di molteplici commentari
      2) Si è consegnato alla morte secondo la metafora delle pecore condotte al mattatoio, che ritroviamo nel Salmo 44, dove gli Israeliti dichiarano: “Ci hai dati come pecore da macello”.
      3) In accordo con la struttura tipica dei parallelismi biblici, qui “malvagi” e “ricchi” sono sinonimi. In ebraico hanno anche le stesse tre lettere nella loro radice, seppure in ordine invertito. Il testo insomma vuole dire che questo servo è stato ingiustamente trattato come un malfattore.

      1. È preferibile tenere conto di tutte le varianti testuali attestate e di qualsiasi commentario sia tradizionale che moderno. È impossibile purtroppo dare una risposta esaustiva.

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