Il vero significato delle Piaghe d’Egitto

Un’ampia sezione del Libro dell’Esodo è costituita dalla narrazione delle Dieci Piaghe d’Egitto, un racconto fondato su uno schema letterario coerente e volto a trasmettere un preciso messaggio religioso e morale.

Le grandi catastrofi che gli Egiziani subiscono a causa della loro oppressione ai danni degli Israeliti e dell’uccisione dei neonati ebrei si susseguono l’una dopo l’altra, come le fasi di un percorso volto a trasmettere un insegnamento che va ben oltre le immagini impressionanti dei flagelli divini.

Come spiega Rashbam (Rabbi Shmuel ben Meir), le prime nove piaghe si suddividono in tre cicli, ciascuno costituito da tre piaghe. In ogni ciclo, la prima e la seconda piaga avvengono dopo un avvertimento di Moshè al Faraone; la terza, invece, si verifica sempre senza alcun preavviso.

In aggiunta, Isaac Abravanel fa notare che la prima piaga di ciascun ciclo viene annunciata da Moshè al mattino, al cospetto del Faraone, mentre nel caso della seconda piaga, a Moshé viene sempre comandato di presentarsi al palazzo reale.
Il primo e il terzo ciclo sono caratterizzati dall’uso di uno strumento: nel primo è il bastone, nel terzo sono le mani di Moshè. Alle piaghe del ciclo centrale, invece, non è associato alcun oggetto.

La piaga definitiva risulta indipendente dalle altre e non rientra in questo sistema di corrispondenze parallele.

Possiamo riassumere le caratteristiche di questa struttura nel seguente schema:

Primo ciclo

  1. Piaga: Acqua che diviene sangue
    Strumento: Bastone
    Avvertimento: Moshè si reca dal Faraone al mattino
  2. Piaga: Rane
    Strumento: Bastone
    Avvertimento: Moshè si presenta dal Faraone
  3. Piaga: Zanzare
    Strumento: Bastone
    Avvertimento: Nessuno

Secondo ciclo

  1. Piaga: Mescolanza di animali nocivi
    Strumento: Nessuno
    Avvertimento: Moshè si reca dal Faraone al mattino
  2. Piaga: Peste
    Strumento: Nessuno
    Avvertimento: Moshè si presenta dal Faraone
  3. Piaga: Ulcere
    Strumento: Nessuno
    Avvertimento: Nessuno

Terzo ciclo

  1. Piaga: Grandine
    Strumento: Mani di Moshè
    Avvertimento: Moshè si reca dal Faraone al mattino
  2. Piaga: Locuste
    Strumento: Mani di Moshè
    Avvertimento: Moshè si presenta dal Faraone
  3. Piaga: Tenebre
    Strumento: Mani di Moshè
    Avvertimento: Nessuno

È interessante notare che, all’inizio di ognuno dei tre cicli, oltre al consueto avvertimento, Dio fa in modo che il Faraone riceva anche un insegnamento che si potrebbe definire di natura teologica:

Primo ciclo
“Saprai che sono Y-H-V-H (Esodo 7:17).

Secondo ciclo
“Saprai che sono Y-H-V-H in mezzo alla terra” (Esodo 8:22).

Terzo ciclo
“Saprai che non c’è nessuno come me su tutta la terra” (Esodo 9:14).

In che modo le punizioni Divine scagliate sull’Egitto possono dunque “educare” la coscienza religiosa del Faraone e del suo popolo?

La prima piaga avviene nel momento in cui “Il Signore percuote il fiume” (Esodo 7:25). Il Nilo, la più importante fonte di prosperità per la terra d’Egitto, era considerato una divinità, proprio come lo stesso Faraone. Per dimostrare la Sua sovranità su ogni elemento naturale, e per togliere legittimità alle credenze pagane degli Egiziani, Dio rende le acque del fiume rosse e maleodoranti, assimilate al sangue nel linguaggio poetico della Torah.

L’invasione delle rane ha anch’essa un significato legato ad una certa concezione religiosa: La dea Heket, colei che, secondo gli egizi, donava lo spirito vitale agli esseri umani, era spesso rappresentata come una donna con la testa di rana. Questo simbolismo nasceva dalla comune associazione delle rane (creature del Nilo) alla fertilità. Perciò, allo scopo di attaccare il politeismo, la Bibbia trasforma un simbolo pagano di benedizione in un insopportabile castigo.

I maghi egiziani, abili illusionisti e incantatori di serpenti, riescono ad emulare le prime due piaghe, rassicurando così il Faraone. Tuttavia, davanti alla terza piaga (le zanzare), gli stregoni non possono più ricorrere alle loro arti ingannevoli, e sono costretti ad ammettere: “Questo è il dito di Dio (Elohim) (Esodo 8:19). Ma Elohim è un termine generico, usato anche dai popoli pagani per designare qualsiasi divinità. Perciò, dopo aver compreso l’origine divina delle piaghe, gli Egiziani dovranno essere condotti a riconoscere che il Dio degli Ebrei non è un Essere potente che agisce tramite intermediari (come gli dei dell’Egitto), ma è invece “Y-H-V-H in mezzo alla terra” (Esodo 8:22), cioè il Dio che è vicino agli uomini, che opera per adempiere le Sue promesse.

Di conseguenza, è necessario che le piaghe del ciclo successivo non siano più richiamate dall’uso del bastone, che agli occhi degli Egiziani appariva simile agli oggetti magici degli stregoni. Nel secondo ciclo, infatti, Moshè non ricorre più ad alcuno strumento. Inoltre, per dimostrare di essere realmente “in mezzo alla terra“, Dio si rivela capace di saper porre una distinzione tra il Suo popolo e gli oppressori egizi: “In quel giorno io separerò il paese di Goshen, dove abita il mio popolo […] affinché tu sappia che io sono Y-H-V-H in mezzo alla terra. Io farò distinzione tra il mio popolo e il tuo popolo” (Esodo 8:22).

In seguito, nel terzo ciclo, ad essere maggiormente compromessa è l’autorità del Faraone al cospetto del Creatore del mondo: “Dice il Signore, il Dio degli Ebrei: Lascia andare il mio popolo, perché mi possa servire. Poiché questa volta manderò tutte le mie piaghe proprio su di te, sui tuoi servi e sul tuo popolo, affinché tu conosca che non c’è nessuno simile a me su tutta la terra” (Esodo 9:13-14).

Davanti a queste nuove piaghe, il Faraone cerca per la prima volta dei compromessi, accettando di lasciar andare gli Ebrei, ma ponendo condizioni inaccettabili (vedi Esodo 10:10-11). Il re d’Egitto si comporta come un sovrano che tenta di stabilire un accordo con un suo simile. Moshè non può far altro che rifiutare, perché lo scopo del terzo ciclo è proprio quello di mostrare che Dio è al di sopra di ogni potere terreno. Non è un caso che solo a questo punto alcuni sudditi del Faraone comincino a dubitare dell’autorità del loro re.

Una parte degli uomini del popolo, costituita da coloro che temono la parola del Signore (Esodo 9:20), prestano fede all’annuncio di Moshè della settima piaga e vengono perciò risparmiati dalla grandine. Persino gli stessi consiglieri del Faraone si rivolgono al sovrano con una durezza prima inammissibile: “Lascia andare questa gente, perché possa servire il Signore, il suo Dio! Non hai ancora capito che l’Egitto è rovinato?” (Esodo 10:7).

Al termine delle tre fasi di questo doloroso percorso educativo, il Faraone, colui che aveva affermato: “Non conosco Y-H-V-H” (Esodo 5:2), arriva finalmente a dichiarare: “Io ho peccato contro Y-H-V-H, il vostro Dio, e contro voi” (Esodo 10:16). Di fatto, però, è sempre la sua ostinazione a prevalere, rendendo necessaria ancora un’ultima piaga, la più dura, quella che segnerà l’inizio del cammino della liberazione.

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