Con i suoi simboli affascinanti, l’atmosfera gioiosa e il suo messaggio di speranza, Hanukkah è oggi una delle feste ebraiche più conosciute e amate.
Ciò che molti sanno di questa festività è tuttavia condizionato spesso da stereotipi, incomprensioni e falsi miti, alcuni dei quali sono diffusi persino tra gli esperti.
In questo articolo proveremo a sfatare otto luoghi comuni su Hanukkah, uno per ciascun giorno della festa, risalendo alle radici della sua storia e delle tradizioni che la rendono una celebrazione unica nell’Ebraismo.
1. Hanukkah è il “Natale ebraico”
Dal momento che Hanukkah cade nello stesso periodo delle festività natalizie, non è raro che questa ricorrenza sia assimilata al Natale cristiano o addirittura fraintesa come una sorta di “versione ebraica” della festa più amata nel mondo occidentale.
Il tema della luce che illumina l’oscurità, la data delle due celebrazioni (Hanukkah inizia il 25 di Kislev, che richiama il 25 dicembre) e l’usanza di scambiarsi regali sono elementi che accomunano Hanukkah al Natale e che alimentano quindi la confusione.
In realtà, è bene ricordare che Hanukkah è stata istituita nel II secolo a.e.v., dunque molto prima della nascita di Gesù di Nazareth. Non esiste correlazione tra gli eventi che ciascuna festa commemora.
Tuttavia, possiamo ritenere che un certo legame in fondo esista: le apparenti affinità tra Hanukkah e Natale sembrano derivare dalla celebrazione del solstizio d’inverno, comune a molte culture antichissime, come abbiamo spiegato nel nostro articolo “Hanukkah, Natale e il segreto delle luci“.
2. Hanukkah è nata per commemorare il “miracolo dell’olio”
Quando il Tempio di Gerusalemme fu riconsacrato dagli Ebrei dopo la profanazione da parte delle truppe di Antioco, all’interno del Santuario fu ritrovata solo una piccola ampolla di olio puro. Nonostante ciò, miracolosamente, l’olio bastò a far ardere i lumi della Menorah per ben otto giorni.
Questo famoso racconto, secondo l’opinione oggi più diffusa, costituirebbe l’origine di Hanukkah, che sarebbe nata appunto per celebrare il prodigio dell’ampolla.
Se però consultiamo le fonti più antiche, cioè i libri dei Maccabei e gli scritti di Giuseppe Flavio, scopriamo che di questo miracolo non si parla affatto, e che la festa di Hanukkah era intesa solo come una commemorazione della vittoria ebraica su Antioco e della riconsacrazione del Tempio.
Anche la preghiera Al HaNissim, composta dagli antichi rabbini e recitata durante la festa, non contiene alcun riferimento al miracolo dell’olio, e collega Hanukkah solo alla vittoria dei Maccabei per volere divino.
Da dove proviene dunque il racconto dell’ampolla? E qual è il vero motivo per cui questa festa ha una durata di otto giorni? Ne abbiamo parlato nel nostro articolo “Hanukkah: cosa si commemora realmente?“.
3. La storia di Hanukkah narra lo scontro tra i Maccabei e i Greci
Quando si parla della vicenda storica di Hanukkah, i “buoni” sono di solito identificati come “Maccabei”, mentre i nemici sono tradizionalmente chiamati “Greci”.
Queste espressioni, tuttavia, non sono per nulla accurate. Il Maccabeo era in realtà soltanto uno: Yehudah (Giuda), soprannominato appunto HaMaccabì (che secondo molti studiosi significherebbe “il martello”).
Gli altri eroi ebrei della storia erano i fratelli di Yehudah, insieme ad altri uomini del popolo d’Israele rimasti fedeli all’Ebraismo. Solo per semplicità siamo abituati a chiamarli tutti (impropriamente) “Maccabei”.
Che dire, poi, dei nemici? Il malvagio Antioco Epifane e i suoi eserciti non erano greci, ma siriani, seppure influenzati dalla cultura greca ed eredi dell’impero di Alessandro Magno.
4. Hanukkah non è menzionata nella Bibbia
Hanukkah, al contrario di feste come Pesach e Sukkot, non è una delle solennità istituite dalla Torah. Gli eventi storici ad essa legati avvennero infatti in un’epoca molto successiva a quella di Moshè e dei Profeti.
Hanukkah è spesso definita perciò una festa post-biblica o rabbinica. Malgrado ciò, non è corretto affermare che la Bibbia ebraica non ne parli affatto.
Il libro di Daniele, infatti, in particolare ai capitoli 8, 11 e 12, contiene numerosi riferimenti alla persecuzione antiebraica di Antioco e alla successiva liberazione dagli invasori pagani, come abbiamo spiegato in questo articolo.
Con ogni probabilità, si potrebbe dire lo stesso anche di alcuni brani enigmatici del libro di Zaccaria, in cui si allude a eventi del periodo ellenistico e si predice uno scontro tra i “figli di Giuda” e i “figli della Grecia” (vedi il nostro commento a Zaccaria 9).
5. Il candelabro di Hanukkah ha nove candele
A differenza della Menorah biblica, ossia il celebre candelabro a sette bracci, il candelabro impiegato per la celebrazione di Hanukkah ospita di solito nove candele.
Eppure, i bracci veri e propri sono in verità solo otto: uno dei lumi, chiamato shammash, spesso posto più in alto o più in basso rispetto agli altri, non è considerato sacro e non fa realmente parte del rito.
Il motivo per cui si è soliti aggiungere questo lume è abbastanza singolare: la presenza di una candela in più serve a evitare che uno dei lumi sacri di Hanukkah sia usato per uno scopo pratico non religioso (ad esempio, per illuminare una stanza buia). Chi ha bisogno di una candela per uno scopo simile può quindi servirsi dello shammash senza profanare i lumi della festività.
6. Il candelabro di Hanukkah è chiamato Hanukkiah
Il nome Hanukkiah (o Chanukkiah), con cui si suole chiamare il candelabro di Hanukkah, è un’invenzione piuttosto recente, essendo stato coniato solo nel secolo scorso.
Qual è, allora, il nome più appropriato per questo candelabro? Il Talmud si riferisce ai lumi di Hanukkah semplicemente con il termine ner (appunto “lume”), mentre nella letteratura rabbinica successiva troviamo la parola generica menorah (“lampada”), lo stesso nome che indica anche il candelabro biblico posto anticamente nel Tempio.
7. Ogni sera di Hanukkah si deve accendere una candela in più
Riguardo al rito dell'”accensione dei lumi“, si è abituati a pensare che ogni nuova sera di Hanukkah si debba aggiungere una candela in più rispetto al giorno precedente, fino all’accensione di otto lumi nell’ottavo giorno. In origine, però, le cose non stavano così.
Il Talmud (Shabbat 21b) riporta a questo proposito che il precetto, nella sua forma essenziale e originaria, prevede l’accensione di un unico lume. Ciò vale per tutti i giorni della festa.
Già in tempi remoti, alcuni Ebrei più devoti e scrupolosi introdussero poi altre pratiche, aggiungendo un lume per ciascun membro della famiglia, oppure modificando il numero dei lumi a seconda del giorno della festività.
L’usanza di accrescere progressivamente il numero dei lumi fino all’ottava sera sembra aver trionfato sulle altre pratiche poiché esprime un senso positivo di “ascesa spirituale”. Ma alcuni saggi talmudici non sarebbero d’accordo.
8. Hanukkah riguarda solo gli Ebrei
Hanukkah si presenta senza dubbio come una festa nazionale del popolo ebraico: la sua storia enfatizza la vittoria sull’invasore straniero, oltre al trionfo della fede d’Israele su quella cultura ellenistica che abbracciava un tempo l’intero Mediterraneo.
Da questa prospettiva, Hanukkah potrebbe apparire come una mera esaltazione del particolarismo ebraico, un inno alla lotta senza compromessi contro il mondo al di fuori di Israele.
Ci sono però alcuni elementi fondamentali che mettono in discussione un’idea tanto esclusivista di Hanukkah.
Innanzitutto, si deve ricordare che il nemico affrontato dai Maccabei era un oppressore spietato, mosso dal sogno tirannico di imporre una cultura idolatrica schiacciando l’identità di un popolo considerato “diverso”. Un simile esempio di resistenza appare ancora attuale e non certo limitato solo alla storia ebraica.
La vittoria dell’Ebraismo al tempo dei Maccabei ha permesso inoltre la sopravvivenza del monoteismo, che ha poi influenzato gran parte del mondo diffondendo i suoi valori tra molti popoli.
Bisogna poi comprendere che, in linea con il messaggio dei Profeti, la salvezza di Israele implica anche la Redenzione dell’umanità intera, che è chiamata a riconoscere la dimensione universale della Torah.
Ciò non è qualcosa di secondario: l’idea che le sorti del popolo ebraico influiscano sulla coscienza religiosa ed etica delle altre nazioni è addirittura uno dei temi centrali della Bibbia.
È per questo motivo che oggi un numero crescente di persone non ebree riconosce l’importanza della “festa delle luci” e prende parte al rito dell’accensione dei lumi. Varie autorità rabbiniche coinvolte nel mondo del Noachismo incoraggiano perciò i monoteisti di ogni nazione a celebrare Hanukkah.