Hanukkah, in quanto festività post-biblica, non possiede una fonte diretta nella Bibbia ebraica. I Saggi d’Israele, però, hanno associato a questa festa un brano del libro di Zaccaria. Per quale motivo?
Hanukkah, in quanto festività post-biblica, non possiede una fonte diretta nella Bibbia ebraica. I Saggi d’Israele, però, hanno associato a questa festa un brano del libro di Zaccaria. Per quale motivo?
Perché, secondo la tradizione rabbinica, l’imperatore di Roma intese l’annuncio di Ezechiele sulla rovina di Edom come una minaccia contro sé stesso e contro il suo popolo? Cosa aveva a che fare il più grande impero del mondo con il modesto regno degli Edomiti?
La visione della Merkavah, descritta all’inizio del libro di Ezechiele, è divenuta nei secoli una fonte essenziale per il misticismo ebraico e per il sapere esoterico della Kaballah. Al di fuori di ogni interpretazione mistica, ci proponiamo di concentrarci sul senso letterale del brano e di chiarire almeno uno dei suoi molteplici significati.
Il canto poetico del “servo sofferente” è un passo biblico di grande bellezza e ricco di significato, divenuto purtroppo un campo di battaglia teologico, utilizzato dal Cristianesimo come cavallo di battaglia per affermare la propria dottrina. Cercando di mettere da parte le polemiche, offriamo un commento verso per verso dell’intero capitolo.
La semplicità della trama del libro di Giona e la presenza di elementi romanzeschi non devono farci credere che si tratti di un libro poco complesso, di scarsa rilevanza o persino ingenuo.
I testi sacri del Cristianesimo stabiliscono un nesso fondamentale tra l’espiazione dei peccati e l’offerta dei sacrifici. Nel Nuovo Testamento si afferma infatti che “senza