Celebrate HaShem, perché Egli è buono, perché la sua bontà dura in perpetuo. Così dicano i riscattati di HaShem, che Egli ha liberato dalla mano dell’avversario, e ha raccolto da vari paesi, da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno (Salmi 107:1-3).
Il capitolo 107 del Libro dei Salmi (Tehillim), è stato scelto da Rav Herzog, Rav Uziel e da altre importanti figure rabbiniche come salmo da recitare in occasione della festività di Yom Ha-atzmaut, il giorno dell’indipendenza dello Stato di Israele.
La fondazione del moderno Stato ebraico, avvenuta nel 1948, rappresenta per molti l’adempimento dell’antica speranza di ritornare ad essere un popolo libero nella terra da cui gli Ebrei furono esiliati circa duemila anni fa. Per questo Yom Ha-atzmaut, oltre ad essere una festa nazionale di natura laica, è anche percepita come una celebrazione religiosa in molte comunità, sia in Israele che negli altri paesi.
La scelta di introdurre il Salmo 107 nella liturgia appare particolarmente appropriata se si prende in esame il contenuto di questo antichissimo canto di lode, che fin dai primi versi parla dei geuleh Hashem, cioè i riscattati di Dio, coloro che erano dispersi e si sono radunati per sfuggire al dominio dei loro nemici (versi 1-3). Questa redenzione, intesa come un ritorno in patria dopo un sofferto esilio, si fonda su una promessa già espressa innumerevoli volte nei testi della Torah e dei Profeti:
Hashem, il tuo Dio, ti farà ritornare dalla schiavitù, avrà pietà di te e ti raccoglierà di nuovo fra tutti i popoli, fra i quali Hashem, il tuo Dio, ti aveva disperso. Anche se fossi stato scacciato all’estremità del cielo, Hashem, il tuo Dio, ti raccoglierà di là e di là ti prenderà. Hashem, il tuo Dio, ti ricondurrà nel paese che i tuoi padri possedettero e tu lo possederai (Deuteronomio 30:3-5).
Non temere, perché io sono con te. Farò venire la tua progenie dall’est e ti radunerò dall’ovest. Dirò al settentrione: “Restituiscili”, e al mezzogiorno: “Non trattenerli. Fa’ venire i miei figli da lontano e le mie figlie dalle estremità della terra (Isaia 43:5-6).
Vi prenderò dalle nazioni, vi radunerò da tutti i paesi e vi ricondurrò nel vostro paese (Ezechiele 36:24).
Il salmo 107 menziona quattro tipi di situazioni di grave pericolo per le quali è richiesta un’offerta di lode a Dio nel caso in cui si riesca a sfuggire dalla morte. Le quattro situazioni sono:
- Un viaggio nel deserto: Essi andavano errando nel deserto, in luoghi desolati, e non trovavano alcuna città da abitare. Affamati e assetati, la vita veniva meno in loro. Ma nella loro avversità gridarono ad Hashem, ed egli li liberò dalle loro angosce; e li condusse per la via retta, perché giungessero a una città da abitare (versi 4-7).
- Una prigionia: Altri dimoravano nelle tenebre e nell’ombra di morte, prigionieri nell’afflizione e nelle catene (v. 10).
- Una grave malattia: Essi detestavano ogni cibo ed erano giunti alle soglie della morte, ma nella loro avversità gridarono ad Hashem, ed egli li salvò dalle loro angosce (versi 18-19).
- Un viaggio in mare: Quelli che scendono in mare sulle navi e che fanno commercio sulle grandi acque, vedono le opere di Hashem e le sue meraviglie negli abissi del mare. Poiché Egli comanda e fa levare un vento di tempesta, che solleva le onde del mare. Essi salgono fino al cielo e sprofondano negli abissi (versi 23-25).
L’attività dei primi pionieri sionisti e la fondazione dello Stato di Israele hanno permesso la creazione di un vero e proprio rifugio per un popolo disperso e perseguitato. Nel secolo scorso, molte migliaia di Ebrei d’Europa immigrarono nella terra dei loro padri per scampare alla terribile persecuzione dei nazisti, così come in seguito avvenne ai rifugiati provenienti dai Paesi arabi, che trovarono accoglienza in Israele dopo essere stati scacciati nel 1948.
Israele è stata anche la meta di un numero immenso di Ebrei fuggiti dalle macerie dell’Unione Sovietica, nonché la nuova dimora dei Falasha, gli Ebrei giunti dall’Etiopia. Queste diverse categorie di esiliati, reduci da viaggi in mare o nel deserto, straziati dalla prigionia dei campi di sterminio o ridotti in fin di vita a causa dell’oppressione, hanno sperimentato le varie tipologie di salvezza descritte dal salmista.
Il salmo contiene anche dei versi che oggi sono possono rievocare la grande rinascita agricola della Terra d’Israele, il cui suolo, descritto come arido e inospitale dalle testimonianze del periodo della dominazione ottomana, è divenuto florido come nei tempi antichi:
Egli cambia il deserto in lago e la terra arida in sorgenti d’acqua. Là egli fa abitare gli affamati, ed essi innalzano una città da abitare, vi seminano campi e vi piantano vigne che producono un abbondante raccolto (versi 35-37).
Ad apparire particolarmente interessante è il fatto che questo salmo non descriva una Redenzione completa, definitiva o istantanea. Qui non ci sono riferimenti al Tempio, alla gloria dell’era messianica esaltata dai Profeti, né tanto meno alla pace universale. Si parla invece di una redenzione fisica e terrena, del raggiungimento di un “porto desiderato” (v. 30) dopo essere sfuggiti ad un pericolo imminente.
Oltre a ricevere la salvezza e le benedizioni, i riscattati del salmo devono affrontare anche delle nuove difficoltà: …Poi essi vengono ridotti a pochi e sono indeboliti per l’oppressione, l’avversità e gli affanni (v. 39). Ad essere redenti non sono uomini giusti ed osservanti, bensì coloro che disprezzano le parole di Dio (v. 11) e gli stolti che soffrono a causa delle loro azioni (v.17).
Tutto ciò rende il salmo 107 ancora più idoneo ad essere recitato nel giorno di Yom Ha-atzmaut. La nascita dello Stato di Israele non è una Redenzione perfetta, ma l’inizio di un processo fatto di luci ed ombre, un percorso graduale come il lungo cammino degli Israeliti nel deserto dopo l’uscita dall’Egitto, con le sue conquiste, le sue avversità, e anche i suoi canti di gioia.
Sul tema di Yom Ha-atzmaut vedi anche:
Yom Ha’atzmaut, un appuntamento con il destino – articolo di Rav Scialom Bahbout.