Tra tutti i libri dei Profeti, quello di Giona sembra rappresentare un caso unico: qui troviamo infatti un profeta d’Israele a cui è affidata la missione di predicare non al popolo ebraico, ma a una nazione straniera.

Tra tutti i libri dei Profeti, quello di Giona sembra rappresentare un caso unico: qui troviamo infatti un profeta d’Israele a cui è affidata la missione di predicare non al popolo ebraico, ma a una nazione straniera.
Isaia 7:14 è uno degli esempi più strabilianti di come un passo biblico tutto sommato lineare, non oscuro, senza nulla di controverso, possa trasformarsi in una fonte inesauribile di dibattiti, polemiche religiose e fraintendimenti.
Da dove nasce l’idea secondo cui il Messia entrerà a Gerusalemme in sella a un asino? E che significato ha? La scena è in realtà solo uno dei tanti elementi di un brano profetico contenuto nel capitolo 9 del libro di Zaccaria che ci apprestiamo ora a esaminare.
La storia del re Saul trova in questo capitolo la sua drammatica conclusione. Come era stato predetto dallo spirito del profeta Samuele, le sorti della guerra si volgono contro Israele, e i figli di Saul cadono uccisi sul campo di battaglia.
Desideroso di ricevere un supporto spirituale alla vigilia della grande battaglia contro i Filistei, il re Saul compie il suo ultimo errore: quello di recarsi nella località di En-dor per consultare una negromante.
La narrazione dell’incontro tra il re e l’evocatrice di spiriti ha generato non pochi interrogativi e perplessità tra gli studiosi e i commentatori.
Frustrato e scoraggiato per il protrarsi della sua vita da ricercato in Israele, Davìd decide in questo capitolo di rifugiarsi nel paese dei nemici. Egli si presenta ai Filistei come un traditore della patria, conquistando così il favore del re Akhish, che gli consente di stabilirsi nella città di Tziklàg.