Da un commento alla Parashà di Lekh Lekhà di Rav Riccardo Pacifici.
Va per conto tuo dalla tua terra, dalla tua città, dalla casa di tuo padre, va verso la terra che ti mostrerò (Genesi, 11:1).
Tutta la storia di Abramo e della sua progenie è già racchiusa in questo verso, in questo solenne imperativo che mette subito a dura prova la preparazione di Abramo: lasciare tutto, proprio tutto, la patria, la famiglia, l’ambiente per andar dove? dove egli non sapeva, ma dove Iddio l’avrebbe guidato; non è già questa una prova di illimitata fiducia in Dio?
Quando, come ci espone la Parashà, Abramo riceve l’annuncio della discendenza che da lui avrà origine, di questa discendenza della quale per legge di natura, egli ormai credeva di essere privo, il Signore gli ordina di uscir fuori dalla tenda e di rivolgere lo sguardo verso il Cielo stellato: là egli dovrà guardare, non alla terra e alle vicende che si svolgono secondo gli umani accorgimenti e le umane leggi, ma al Cielo, alle leggi del Cielo dovrà essere rivolto il suo sguardo, perché la sua discendenza avrà una origine e una storia che sarà fuori dalla legge degli uomini, e sarà creazione diretta di Dio. Questo il comando. Abramo ubbidisce a quel comando e volge il suo sguardo verso il Cielo: il suo cuore – dice la Torà – fu fiducioso e sicuro nella forza di Dio. In quello sguardo, in quella forza sta tutta la vita di Abramo.
Fonte: http://www.archivio-torah.it/ebooks/discorsiRP/RP03.htm