L’umiliazione di Israele
I Filistei si schierarono contro Israele: divampò la guerra e Israele fu sconfitto dinanzi ai Filistei, che uccisero sul campo circa quattromila uomini (1 Sam. 4:2).
Dopo aver subito una grave disfatta per mano dei Filistei, i capi d’Israele si riuniscono e decidono di dare una svolta alla guerra cercando di portare Dio dalla loro parte:
Quando il popolo fu rientrato nell’accampamento, gli anziani d’Israele si chiesero: «Perché HaShem ci ha percossi oggi dinanzi ai Filistei? Andiamo a prenderci l’Arca del Patto di HaShem a Shiloh, perché venga in mezzo a noi e ci salvi dalle mani dei nostri nemici. […] C’erano con l’Arca del Patto di Dio i due figli di Eli, Chofni e Pinchas. Non appena l’Arca del Patto di HaShem giunse all’accampamento, tutto Israele gridò con grande clamore e la terra fu sconvolta (4:3-5) .
A un lettore distratto, questi versi potrebbero apparire come la descrizione trionfante di una nazione che si unisce in nome della sua fede e affronta la battaglia con grande devozione. Le cose, però, non stanno così.
Siamo in un’epoca di decadenza morale in cui gli Israeliti, oltre ad adorare Dio, si volgevano al contempo anche agli idoli delle nazioni vicine (1 Sam. 7:3). Piuttosto che pentirsi della loro condotta, il popolo si illude che per riguadagnare il favore divino basti scendere in campo con l’Arca del Patto, come se questo oggetto sacro fosse dotato di un potere indipendente, alla stregua di uno strumento magico in grado di manipolare persino la volontà del Sovrano dell’universo.
Con un tocco di tragica ironia, il testo sottolinea che a condurre l’Arca sono Chofni e Pinchas, i figli di Eli: due criminali che avevano trasformato il sacerdozio in un racket, traendo vantaggio dalle offerte del popolo e abusando del loro potere (2:12-17). L’ipocrisia regna sovrana nel racconto e Israele non si rivela meritevole della protezione divina.
Mentre l’esercito si batte sul campo, l’anziano Eli è in apprensione; il testo ci dice che “il suo cuore tremava per l’Arca di Dio” (4:13). Come il resto della nazione, anche lui sembra attribuire eccessiva importanza all’Arca, quasi rendendola un oggetto di idolatria. Ne abbiamo la conferma subito dopo, quando un messaggero gli comunica: “Israele è fuggito davanti ai Filistei, c’è stata una grande strage fra il popolo, anche i tuoi due figli Chofni e Pinchas sono morti, e l’Arca di Dio è stata presa” (4:17).
“Appena quello menzionò l’Arca di Dio – prosegue il testo –, Eli cadde dalla sedia all’indietro a fianco della porta, si ruppe il collo e morì” (4:18). Proprio lui, che onorava i suoi figli più di Dio (2:13) e perciò non interveniva per frenare la loro corruzione, ora, nella sua esagerata venerazione dei simboli e dell’esteriorità del culto, percepisce la perdita dell’Arca come la notizia più grave e scioccante, persino più della morte dei figli.
L’atteggiamento mostrato da Eli e da tutto Israele in questo racconto è dunque simile a quello degli uomini di Giuda rimproverati da Geremia: costoro commettevano ogni sorta di immoralità e ingiustizia, ma al contempo ostentavano somma riverenza per “il Tempio del Signore” (Geremia 7:4). Tale riverenza, essendo fondata su una visione pagana e superstiziosa e non sull’etica e sulla fedeltà ai comandamenti, non può salvare il popolo dall’inevitabile rovina.
L’Arca presso i Filistei
I Filistei presero l’Arca di Dio, la portarono nel tempio di Dagon e la posero accanto a Dagon. Il giorno dopo, gli abitanti di Ashdod si alzarono presto, ed ecco, Dagon era caduto con la faccia a terra davanti all’Arca di HaShem (1 Sam. 5:2-3).
I Filistei pongono l’Arca santa nella città di Ashdod, nel tempio di Dagòn, il dio del grano e della fertilità. Da ciò scaturiscono tuttavia soltanto guai: prima l’idolo crolla al suolo per due volte, poi la popolazione diviene vittima di una grave epidemia. Il flagello colpisce in seguito anche la città di Gat, dove l’Arca viene trasferita, prima di essere trasportata a Ekron: qui i cittadini si rifiutano di accoglierla, temendo nuove calamità.
Quella che potrebbe sembrare una semplice storia popolare volta a deridere la religione dei nemici degli Ebrei è in realtà una sapiente invettiva satirica contro una concezione molto radicata nel mondo antico: se un popolo viene sconfitto, significa che la divinità dei vincitori ha prevalso su quella dei vinti. Inoltre, credono i Filistei, impossessarsi dell’Arca equivale ad assoggettare il Dio d’Israele.
La Bibbia smentisce questa opinione tanto diffusa e introduce una rivoluzione teologica insegnando che il Dio unico regna a prescindere dalle sorti del popolo ebraico, poiché è una Divinità universale il cui potere non è vincolato a una specifica nazione né a un luogo geografico preciso. La sconfitta di Israele in battaglia è dunque un fallimento di Israele stesso, dovuto alle sue colpe, non certo una debolezza da parte del Creatore.
L’idea qui presentata ha assunto grande importanza nel corso dei secoli, permettendo di fatto all’Ebraismo di sopravvivere andando oltre le più devastanti catastrofi nazionali. Dinanzi ai loro nemici vittoriosi, che hanno schernito la Torah dicendo: “Dov’è ora il vostro Dio?”, gli Ebrei hanno infatti sempre potuto replicare con le parole del Salmo 115:2-3: “Perché i popoli dovrebbero dire: «Dov’è il loro Dio?» Il nostro Dio è in cielo, Egli fa tutto ciò che vuole”.
“Perché indurite il vostro cuore come gli Egizi?”
E i Filistei convocarono i sacerdoti e gli indovini e dissero: «Che dobbiamo fare con l’Arca di HaShem? Indicateci il modo con cui dobbiamo rimandarla al suo luogo» (1 Sam. 6:2).
Esasperati dai flagelli divini, i Filistei decidono finalmente di restituire la preziosa reliquia agli Israeliti, non senza i dovuti omaggi. Arrivato a questo punto, se avrà tenuto conto di alcuni dettagli linguistici, narrativi e tematici, al lettore non sarà difficile cogliere in questa vicenda l’eco della storia della schiavitù degli Ebrei in Egitto e dell’Esodo. I parallelismi sono infatti numerosi:
- In entrambi i racconti si parla di “piaghe” (magghefòt) che si abbattono contro gli oppressori di Israele: “Poiché questa volta manderò le mie piaghe (magghefotai) sul tuo cuore” (Esodo 9:14); “Poiché una stessa piaga (megghefàh) ha colpito voi e i vostri principi” (1 Sam. 6:4).
- Non solo i Filistei, ma anche il loro dio Dagon cadono vittime del giudizio divino, proprio come era avvenuto nel caso degli Egizi: “Così farò giustizia di tutti gli dèi dell’Egitto” (Esodo 12:12).
- A proposito degli Egizi è scritto: “Un grande grido si alzerà in tutta la terra d’Egitto” (Esodo 11:6); e in riferimento ai Filistei: “E gli abitanti di Ekron gridarono […] e il lamento della città salì al cielo” (1 Sam. 5:10-12). Quest’ultima frase rievoca però anche un altro verso dell’Esodo (2:23): “Ed essi [gli Israeliti] gridarono e il loro lamento salì a Dio”.
- I sacerdoti e gli indovini a cui i capi dei Filistei chiedono consiglio ricordano i maghi e i sapienti alla corte del Faraone.
- Un riferimento esplicito all’Esodo è espresso proprio dagli indovini dei Filistei: “Perché indurite il vostro cuore come gli Egizi e il Faraone indurirono il loro cuore? Quando [Dio] compì cose potenti in mezzo a loro, non li lasciarono forse andare, e così essi poterono partire?” (1 Sam. 6:6).
- Come gli Israeliti lasciarono l’Egitto carichi dell’oro e dell’argento ottenuti dagli Egizi (Esodo 12:35), così ora l’Arca del Patto viene ricondotta in Israele insieme a offerte d’oro da parte dei Filistei (1 Sam. 6:4).
Alla luce di tutte queste corrispondenze, Rav Amnon Bazak spiega:
“Appena l’Arca giunse nell’accampamento degli Israeliti [prima della battaglia], i Filistei esclamarono: «Guai a noi! Chi ci salverà dalla mano di questi dèi potenti? Questi sono gli dèi che colpirono l’Egitto con ogni sorta di piaghe nel deserto!» […]. Dopo la vittoria, i Filistei credettero di aver sconfitto Dio e di aver sopraffatto il potere che aveva colpito l’Egitto così duramente. Era perciò necessario insegnare loro che ciò non corrispondeva al vero, e tale lezione viene loro impartita tramite una sorta di rievocazione delle piaghe d’Egitto. Il destino dei Filistei è simile a quello degli Egiziani, ed essi imparano dunque che la sconfitta degli Israeliti non deriva da una perdita di potere da parte di Dio”.
Dov’è ora il vostro Dio?”, gli Ebrei hanno infatti sempre potuto replicare con le parole del Salmo 115:2-3: “Perché i popoli dovrebbero dire: «Dov’è il loro Dio?» Il nostro Dio è in cielo, Egli fa tutto ciò che vuole”
Bene fai a riportare questi versi, ma tu ci credi in Dio? Una volta te l ho chiesto e non mi hai risposto.
Perché avendo pure riportato i parallelismi con la liberazione dall’Egitto la chiave di letture è una sola perché Dio agisce sempre allo stesso modo.
Combatte lui da solo per il popolo chi è scelto contro tutti gli altri dei e gli uomini che li adorano, perché non puoi mai perdere Dio.
Fece tutto lui in Egitto, e nessun ebreo alzò la propria mano contro un egiziano, abbandonandosi in tutto a Dio, tanto è vero che gli egiziani li riempirono di doni, e potremmo dire che sono stati gli unici a non essere antisemiti, perché solo il faraone e la sua corte di maghi dovevano essere sconfitti.
Come in questo episodio, dovevano far combattere Dio per loro, anzichè combattere seguendo la logica e pensiero umano pensando di poter avere Dio dalla loro parte.
Amare Dio con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutte le forze, ma nell’abbandono fiducioso sta la vostra forza dicono i profeti, lasciare far tutto a Dio, perché Dio può vincere anche la morte rivoltando ogni cosa.
Abbandonarsi fino al limite fra la vita e la morte, come fece Gesù, a colui che deridendolo tutti diceva in pratica dove era il suo Dio O scendi dalla Croce se sei il figlio di DIo. Ma quando sarà elevato al cielo attirerò tutti a me diceva Gesù, ( dopo aver sconfitto la morte) e la storia, anche per chi non crede conferma le sue parole che si sono avverrate, perché le parole del Signore vivono sempre regnando in cielo e terra .. E parola, davar, è fatto in ebraico, verbo fatto carne, ma se proseguo poi mi dici che faccio predica, ed invece parlo di Torah, della parola del Dio Vivente, incarnata nel figlio suo, il messia e re dei giudei ,
Te la avevo detto che bisogna seguire le vicende della storia dell’arca narrate nel libro di samuele per capire ogni cosa, e vai avanti insieme all arca.
Mi fermo , ma non è predica la mia è solo uno sfogo ogni tanto,
I tuoi sfoghi insieme al tuo idolo o feticcio danno l’ orticaria e la nausea anonimo . Stai esagerando con le tue insulse prediche! Sguardo a Sion dovrebbe come minimo eliminarle anche perché non conformi al tema. E bastaaaaaa… 😵
Su questo sito non si accettano:
1. Predicazioni a favore di qualsiasi religione: qui stiamo parlando di 1 Samuele. NON dei testi del Cristianesimo, quindi per favore atteniamoci al tema.
2. Insulti o frasi derisorie.
Per favore non costringetemi ad eliminare commenti che non rispettano queste regole.
Giusto, e hai ragione Sguardo a Sion. Ma anonimo, è da diversi anni che scrive e si serve di questo sito, per predicare a “urbi et orbi” la sua dottrina cristiana sperando di convertire qualcuno. O cancelli i suoi insulsi sermoni, o diventa inevitabile per altri utenti usare il sarcasmo e il motteggio, visto che ignora totalmente le ammonizioni e i richiami, continuando imperterrito con i suoi sermoni, tirando in ballo altri utenti. La pazienza, come dicono a Roma è quella cosa che, daje oggi, e daje domani, poi diventa un vaffa…non se ne può proprio fare a meno, malgrado la tolleranza e la sopportazione. Ignoralo, non ha mai risolto il problema. E io non aspiro di certo al martirio.
tranquilli, non scriverò più.
Forse saranno in molti a leggere questo sito, non posso saperlo, ma sembra che sono pochissimi a scrivere ogni tanto.
E non voglio affatto disturbare il vostro dialogo a due o a tre, ma è solo l’amore per la verità che a volte ti spinge a scrivere, anche senza tentativo di volerla imporre, perché l’amore non si può mai imporre.
Per un ultimo commiato ci tengo solo ad evidenziare una semplice cosa.
Io non ho mai offeso o insultato qualcuno nella propria persona ( qualche volta deriso un pò le sue idee ma questo è qualcosa di diverso),, ed alla fine di ogni discorso o intervento non ho mai ricevuto risposte in merito, e proprio quando mancano le risposte ricevo l invito a non scrivere più, scambiando le mie idee come prediche di altre religioni ( ma che cè di male a predicare?)
ma con semplicità e franchezza, siete voi che non rispondente ad una semplice domanda. Credete o non credete in Dio? Basta chiarirsi le idee per essere semplici, almeno per non nominare il suo nome invano. ed usarlo solo come concetto.
Ringrazio cmq il redattore per alcune risposte che mi sono state molto utili quando gli ho chiesto chiarimenti o spiegazioni ( e quando ha voluto darmele)
In questo commento parlavo delle vicende dell’arca e sono stato a tema, ma voi che siete studiosi sappiate che il nome Signore Dio degli eserciti e Dio della conoscenza, ( nella sua terminologia ebraica) nella Bibbia compare per la prima volta nel Libro di Samuele, ed il centro del libro di Samuele è la storia di Davide.
verifichi pure mio caro redattore ( come hai verificato il richiamo alla legge di Mosè in questo libro) ma per logica è così.
Io vi salverò e voi stare tranquilli, disse il Signore al Mar Rosso, e sembra che significhi voi starete zitti di fronte a me, starete in silenzio, senza fare fracasso o usare solo parole e logica umana
Saluti e statemi bene
Anonimo, per me puoi continuare a scrivere e commentare senza problemi . E però necessario e fondamentale, che la smetti di fare sermoni alla Girolamo Savonarola agli altri utenti, e la pianti di parlare in modo ossessivo – compulsivo di Gesù cristo, salvezza, cristianesimo ecc… facendo un minestrone poi con la Torah . Inoltre devi imparare anche a stare a tema per non creare ulteriore confusione. Il tuo santo zelo credimi, da una parte è ammirevole, ma dall’altra stufaaaa e diventa molto pesante e inaccettabile. Anonimo, è come se un arabo volesse convertirti a tutti costi a Maometto e all’islam. Saresti felice? Non credo! Segui almeno il consiglio del tuo maestro cioè di non fare agli altri quello che non vuoi per te.
Torniamo a 1 Samuele ora? Grazie.
A volte non resisto alle tentazioni, come adesso.
Perché mi sembra che hai confuso il mio maestro con il tuo maestro Hillel,
Il mio maestro diceva di ” fare agli altri ciò che noi vorremmo che gli altri facessero a noi” ,,, ed ogni parola e virgola è importante nell’ebraismo. Parlava sempre di fare, perché Dio opera sempre diceva, e noi dovremmo imitarlo,
A non fare non ci vuole niente, pure a scambiare magari la tolleranza con la totale indifferenza, ma lo zelo invece divora come dice il salmista,, anche di fronte all indifferenza e tutto il resto.
Amava pure fare invece che scrivere il mio maestro, per dar vita a tutte le parole, da perfetto ebreo, e speriamo che sia paziente e misericordioso con me salvandomi dalla pigrizia e quant altro, e perdendo tempo a scrivere..
Maometto poi, non credendo nel mio maestro anche come unico Signore figlio del Dio Vivente, ha fatto un miscuglio eterogeneo della Bibbia, dando solo una diversa interpretazione della Bibbia, scrivendo un altro libro parallelo, ma solo quando gli ebrei riconosceranno il loro re e messia, la giustizia scenderà dal cielo e la pace germoglierà dalla terra, come dice il salmista
Deve scendere dal cielo la giustizia cara Antonella, e gli uomini devono solo testimoniare la verità, perché quando cercano loro di fare giustizia rischiano di creare drammi
stavolta lo so che sono uscito forse fuori tempo, ma anche l arca del Signore ( le sue parole o verbo incarnato) passa di mano in mano per arrivare poi sempre a Gerusalemme
ciao
.
Tornando al tema di questo articolo Sguardo a Sion, volevo chiederti: secondo te, l’Arca aveva reali poteri divini o era solo superstizione, leggenda o mito? Perché malgrado tutto, bisogna ammettere, che questa “reliquia” ha aiutato Israele diverse volte a sconfiggere numerosi nemici durante l’esodo nel deserto che nel territorio di Caanan. E se Elì e tutto Israele, sembra attribuire eccessiva importanza a questa scatola, quasi rendendola un oggetto di idolatria, è forse perché funzionava davverooo essendo una potente arma da guerra persino temuta e desiderata dai loro nemici e dagli stessi Filistei?
Anche se ci può stare un’altra una spiegazione naturale. Si dice l’arca era fatta di legno d’acacia rivestita di oro all’interno e all’esterno. Ora se si pensa che con questo stesso principio si costruiscono i condensatori elettrici, separati da un isolante che in quel caso era il legno, e posta in una zona secca come il deserto, dove il campo magnetico naturale raggiunge normalmente i 600 volt per metro verticale, l’arca si caricava dalla sua stessa ghirlanda che serviva da condensatore. Isolata, l’arca si aureolava di raggi di fuoco, di lampeggi, e se toccata, dava scosse terribili ai nemici.L’arca in pratica si comportava esattamente come una pila di Leida. Ora tutto questo potrebbe essere una spiegazione più che possibile alla paura di toccarla come conferma anche 2 Samuele o no? Poi per spostarla gli esperti Leviti, passavano due stanghe dorate negli anelli, tanto che dalla ghirlanda al suolo la conduzione avveniva per presa di terra naturale, scaricandosi senza pericolo. Tutte queste incredibili prestazioni potrebbero allora spiegare il manifesto interesse delle altre popolazioni verso l’arca e anche l’importanza e il valore che aveva per gli stessi israeliti, NON tanto come venerazione pagana e idolatrica come scrivi, ma a tutti gli effetti come una vera e propria arma da guerra offensiva e difensiva pensata e realizzata apposta da Moshè insieme all’etica e alla fedeltà ai comandamenti?
Inoltre, secondo te esiste ancora nascosta sottoterra da qualche parte come afferma il Talmud? O più probabimente come penso, sia andata persa e distrutta?
Sulla spiegazione scientifica del potere dell’Arca non saprei, sono teorie, forse plausibili forse no. Il mio focus è sempre il testo, da analizzare dal punto di vista teologico e letterario, non storico o scientifico, in quanto non mi intendo di questi aspetti. Certamente il testo non ce la presenta come un’arma, ma come il trono simbolico di Dio. Questo racconto insegna che confidare nell’Arca come se avesse un potere indipendente è una scelta disastrosa, infatti più avanti vedremo come Shmuel (che ora non è ancora il leader del popolo) porrà finalmente rimedio a questo atteggiamento.
Sulla questione di dove si trovi l’Arca oggi non saprei proprio. Se in futuro saranno condotti scavi archeologici sull’Har HaBayit potremo verificare l’attendibilità della tradizione che afferma che l’Arca si trovi nascosta sotto il luogo santissimo.
Comprendo Sguardo a Sion, che i testi sono stati scritti in primo luogo con una funzione morale e di insegnamento, oltre che per esaltare l’eccezionalità di HaShem e del popolo di Israele, e solo secondariamente per riportare eventuali eventi storici. Ma per poter avere una comprensione teologica e letteraria del testo come dici, la narrazione deve essere per forza inserita nella Storia.
Ora, confidare nell’arca sia come trono simbolico di HaShem e anche come arma, equivaleva a confidare in Dio, perché escludere le due cose?
Infatti non concordo quando scrivi che Elì nella sua “esagerata” venerazione dei simboli e dell’esteriorità del culto, percepisce la perdita dell’Arca come la notizia più grave e scioccante, persino più della morte dei figli. La sua preoccupazione e la sua paura evidentemente era più che giustificata. Se Elì percepisce la perdita dell’Arca più importante della morte dei suoi stessi figli, evidentemente l’Arca era anche una potente arma, ora in mano ai nemici ostili che avrebbero potuto annientare la nazione se non fosse intervenuto HaShem presso i Filistei. Non si tratta solo di invettiva satirica dunque, ma di un fatto con un contenuto reale.
L’Arca non veniva scagliata contro i nemici in battaglia come se fosse stata un’arma. Anzi nessuno poteva toccarla, e la sua presenza in mezzo all’esercito simboleggiava appunto la presenza di Dio. Preoccuparsi grandemente per la perdita dell’Arca era giusto, ma nel caso di Elì questo sentimento lo pone in cattiva luce, perché egli stesso non aveva fatto nulla per tutelare l’onore del Santuario dalla corruzione dei suoi figli. Ora, dopo la sconfitta, Elì si preoccupa dell’Arca: questa è più ipocrisia e superstizione piuttosto che vera riverenza.
Scusa, dimenticavo — in ultimo il profeta Samuel in tutto questa situazione dove era? Che fine ha fatto?Perchè non si parla di lui? Che significato attribuire questo suo silenzio in questa strage contro i Filistei?
Sguardo a Sion scrivi: Preoccuparsi grandemente per la perdita dell’Arca era giusto, ma nel caso di Elì questo sentimento lo pone in cattiva luce, perché egli stesso non aveva fatto nulla per tutelare l’onore del Santuario dalla corruzione dei suoi figli. Ora, dopo la sconfitta, Elì si preoccupa dell’Arca: questa è più ipocrisia e superstizione piuttosto che vera riverenza.
Risposta: Non sono d’accordo! E questo perchè per Elì e per Israele, l’Arca era importante essendo un centro di adorazione di fede oltre che simbolo della “nazione” israelita. Era un “scrigno” sacro per eccellenza importantissimo, simbolo della potenza, della giustizia e della protezione di HaShem e questo al di là del comportamento immorale tenuto dei figli di Elì.
Scrivi : L’Arca non veniva scagliata contro i nemici in battaglia come se fosse stata un’arma. Anzi nessuno poteva toccarla, e la sua presenza in mezzo all’esercito simboleggiava appunto la presenza di Dio.
Risposta: Non solo semplice simbolo Sguardo a Sion! Perchè in numerosi passi nella Bibbia vengono narrati eventi inspiegabili legati in qualche modo all’Arca che ardeva di luce e fuoco, ed era in grado di provocare ulcerei e ferite. Sta di fatto, che gli Israeliti, furono in grado di usarla come arma e se ne servirono per annientare e vincere, decine di tribù incontrate durante l’esodo nel deserto del Sinai. Anche se qualche volta furono sconfitti come in questo caso contro i filistei. E stai certo, che si tratta di un vero e proprio bollettino di guerra: le folgori dell’arca avrebbero distrutto le armate di “cananei” “gebusei”, “evei”, “ammorei” ecc..e di un’altra decina di popolazioni che vivevano nella fascia di Canaan. Sta di fatto che fenomeni soprannaturali accompagnavano l’incedere dell’Arca come le folgorazioni e le distruzioni a distanza. Cosa era questa secondo te, semplice supestizione?
Inoltre da Esodo, sappiamo che, dal momento della morte dei figli di Aronne, Moshè impone al suo popolo, per la custodia del sacro oggetto, tutta una serie di disposizioni precise, e sotto certi aspetti strane e incomprensibili. Era forse una precauzione per evitare altre morti “accidentali” come poi confermato in 2 Samuele? Che dici?
Spiegami ancora poi, perché il profeta Geremia, si preoccupa di nascondere l’arca sul monte Nebo. Era solo superstizione anche questa? O probabilmente voleva sottrarre questa arma preziosa alla furia distruttrice delle soldataglie babilonesi che cingevano d’assedio Gerusalemme?
Allora, un conto è il comportamento incurante e sbagliato tenuto da cohen Elì nei confronti dei figli, che certamente è da condannare. Mentre il timore e l’apprensione per la perdita dell’Arca da parte di Elì, (con tutte le conseguenze per Israele) era sincero e leggittimo. Talmente vero e reale è stato il suo turbamento, al punto di morirne.
L’Arca non è mai, in nessun caso, presentata come una bomba atomica o un cannone nucleare con cui gli Israeliti bombardavano “meccanicamente” i nemici. Dal punto di vista biblico, è sempre e solo Dio che opera e rende possibili questi prodigi in favore del suo popolo, ma solo quando quest’ultimo lo merita. Quando invece Israele non è meritevole, portare l’Arca sul campo di battaglia non giova assolutamente a nulla, e infatti in questo caso i Filistei vinsero massacrando il popolo ebraico.
Sotto la guida di Shmuel, Israele tornerà a vincere proprio quando smetterà di confidare nell’Arca (lo vedremo nel prossimo articolo).
Non essere ridicolo Sguardo a Sion! Non ho mai detto che l’arca era una bomba atomica o un cannone nucleare. Questa è roba fantascientifica! Ho detto che era un oggetto che fungeva da condensatore, capace di sprigionare energia elettrica tanto più essendo posta in una regione secca . Mi spieghi allora l’incenerimento di Uzzah? Sì, HaShem rende possibile grandi prodigi per il suo popolo, sono d’accordo. Ma secondo te come lo fa? Tramite magia, lampi, fulmini e tuoni, o tramite l’angelo sterminatore, o che altro? Suvvia… allora è meglio se leggiamo la bibbia solo in maniera simbolica o come un racconto mitologico greco. Perché senza una base reale e logica, oltre che razionale, diventa solo una narrazione fantasiosa e superstiziosa buona solo per vecchiette.
Mentre sotto la guida di Shmuel, Israele tornerà a vincere e l’Arca rimarrà sempre un centro di unità e di fede per il popolo, ma verrà stavolta guidato da un re in carne e ossa…
Certamente molti miracoli narrati nella Bibbia non contraddicono affatto le leggi della fisica, ed è ragionevole proporre spiegazioni scientifiche per interpretare questi fenomeni. Non sono per nulla contrario a questo tipo di approccio. Tuttavia, ciò su cui bisogna concentrarsi è l’intento del testo, e in questo caso Elì non è presentato come un agente del Mossad che si strugge perché i nemici di Israele hanno rubato un’arma segreta, bensì come il religioso ipocrita che tollerava la corruzione nel Santuario ma non sopporta la perdita di quello che per gli Israeliti era diventato un amuleto pagano.
Sguardo a Sion scrive: Elì non è presentato come un agente del Mossad che si strugge perché i nemici di Israele hanno rubato un’arma segreta, bensì come il religioso ipocrita che tollerava la corruzione nel Santuario.
Risposta: Queste sono semplicemente tue congetture e illazioni estranee al testo. Elì cohen, era invece un uomo onesto e corretto. Giudice per 40 anni, osservante della Legge e della tradizione, che poi trasmette al giovane Samuel isrtuendolo. Perfino il Talmud lo definisce profeta. Purtroppo in quel periodo, Elì era anziano e per di più quasi cieco e impotente, ma purtroppo, con 2 figli balordi, che il redattare definisce “depravati” e adulteri. C’è da dire però, che essi approfittarono del fatto di essere figli del Sommo sacerdote, e delle condizioni del loro povero padre, per attuare le loro nefandezze e i loro crimini. Certo il comportamento dei figli di Elì non è certamente edificante. Però, quando a Elì gli riferiscono sulle colpe dei figli, lui è ormai impotente e troppo vecchio per agire ma profondamente mortificato. E quando Samuel profetizzo ad Elì che sarebbero stati puniti per questo, insieme a tutti i discendenti maschi, Eli reagì proprio mostrando fede, accettando il suo destino e quello che HaShem avrebbe fatto, tant’è che la sua discendenza sarebbe rimasta sempre di linea sacerdotale anche se subordinata ad altra stirpe.
Per quanto riguarda l’Arca di Dio, aggiungo solo che dopo l’entrata del popolo ebraico in Terra di Israele,dopo che l’Arca cadde nelle mani dei Filistei, e poi fece ritorno nelle mani degli ebrei, essi la tennero con sé, per circa quasi 20 anni anche se in differenti posti, in ultimo tra questi Gibeath, dove da lì il re David la portò a Gerusalemme e posta nel Tempio. Poi non si sa più nulla circa il suo destino, cioè dalla fine del primo Tempio in poi. Ma l’Arca rimase sempre per moltissimo, tempo a dispetto di quello che scrivi, centro di unità e fede per tutto Israele. Altro che idolatria, superstizione o amuleto pagano!
A me non interessano le presunte “illazioni estranee al testo”. Al contrario, è proprio il testo a dirci che Elì viene condannato da Dio tramite Shmuel, perché egli onorava i suoi figli più di Dio.
Per me Eli, viene condannato da HaShem per colpa dei suoi figli. E non perché li onorava. E la sua morte è dovuta più al dolore per la perdita dell’arca. Che dire? Evidentemente leggiamo lo stesso testo in maniera diversa! 😁😉
Siete in due e la pensate in tre maniere diverse, come si dice simpaticamente degli ebrei, a non trovarsi d’accordo nemmeno sull’arca. L’arca è la parola di Dio incarnata, e la sua parola che la rende sacra, perchè se ricordate le tavole uscite vergini dalle mani di Dio ( non formate dalla materia da lui creata come fece poi Mosè) Mosè le distrusse senza farsi problemi ai piedi del monte, forse perché come dicono i rabbini, temeva che il popolo adorasse le tavole invece di amare le parole che vi erano scritte. per custodire l arca fu creato un tempio, ( dare una casa al Signore disse Davide), ma idolatrando il tempio è stato distrutto perdendo anche l’arca.
Nei vangeli con ironia sta scirtto che volevano accusare Gesù perchè aveva detto che avrebbe distrutto e ricostruito il tempio. Ma tralasciando quelle che voi chiamate prediche religiose, anche perché era una falsa accusa, quale atto sarebbe stato più grave: voler distruggere il tempio fatto da mani d’uomo, o le tavole fatte direttamente da Dio come fece Mosè?
La parola di Dio ama farsi carne, perché è parola del Dio vivente, amando essere scolpita nel profondo del cuore degli uomini più che su tavole di pietra, e non sapete che voi siete tempio dello spirito santo diceva San Paolo. Ma stavolta resisto alla tentazione di fare prediche, ma il mio scopo era solo quello di dimostrare la logica del cristianesimo ( nato perchè molti ebrei credettero in Gesù, la nuova arca dell alleanza)
La parola di Dio è sapienza e potenza di Dio diceva San Paolo
saluti
E la potenza dell’arca non derivava affatto da misteriose combinazioni e coincidenze naturali, ma dalla parola di Dio che regna sovrana in cielo ed in terra. e volete sapere perché Uzzà è stato folgorato all’istante per aver toccato l’arca del Signore che barcollava? Perché barcollava l’Arca? se me lo chiedete ve lo dico, altrimenti di mio non dico più niente
Itgadàl vitqadàsh shemè rabbà. Be’almà di verà khirutè,
wejamlìkh malkhutè, bechajekhòn uwjomekhòn uvchajè dekhòl
bèt Israèl, ba’agàla uvizmàn qarìv weimrù amèn.
Jehè shemè rabbà mevaràkh, le’alàm ul’almè ‘almaià itbaràkh.
Weishtabàkh, weitpaàr, weitromàm, weitnasè, weithadàr,
weit’alèh weithallàl shemè dequdshà berìkh hù. Le’èla le’èla mikòl
birkhatà shiratà tushbechatà wenechamatà daamiràn be’almà
weimrù amèn.
(’Al Israel ve’al rabbanan ve’al talmideon ve’al kol talmidè talmideon
deiatvin de’askin beoraità kadishtà di beatrà aden vedi
bechol atar vaatar yeè làna ulon shelamà vechinà vechisdà verachamè
vechayè arichè umzonè revichè min kodam Elaàna marè shemaià vear’à veimrù. Amen)
Jehè shelamà rabbà min shemaià wechajìm tovìm ‘alènu we’al kol
Israèl weimrù amèn.
‘Osè shalòm bimromàv hù berachamàv ja’asè shalòm ‘alènu weal
kol Israèl, amèn.
Perché uzza è stato folgorato all’istante mentre la barca barcollava?