L’Ebreo a corte: Giuseppe, Daniele, Ester

“Disse Rav Yehuda a nome di Shmuel: Il libro di Ester non rende le mani impure (cioè non è un libro sacro). […] Rabbi Eliezer disse: Il libro di Ester fu scritto con l’ispirazione dello Spirito Santo” (Talmud, Megillah 7a).

In riferimento al libro di Ester (Meghillàt Estèr), il Talmud registra un lungo dibattito tra i Saggi d’Israele sull’idoneità di questo testo ad essere incluso nel canone delle Scritture. Alcuni Maestri, infatti, non ritenevano che tale libro dovesse essere considerato come parte integrante della Bibbia, e sollevarono perciò alcuni dubbi sul suo valore sacro.

Benché questa opinione scettica non sia risultata infine vincente, non è difficile comprendere il motivo per cui il libro di Ester sia divenuto oggetto di un simile dibattito tra i rabbini. Cosa ha a che fare questa narrazione a tratti fiabesca e a tratti romanzesca, dove non si parla né di Dio né dei suoi precetti, con la grande storia biblica del popolo del Patto?

Per quanto appaia così diversa dagli altri racconti della Bibbia ebraica, la vicenda di Ester possiede in realtà delle radici che risalgono addirittura al Libro della Genesi, e precisamente alla storia di Yosèf (Giuseppe) e delle sue imprese compiute in Egitto dopo essere stato venduto come schiavo. La complessa figura di Yosef, primo Ebreo vissuto alla corte di un re straniero, si eleva nell’epoca della distruzione del Primo Tempio come un prototipo per gli Israeliti chiamati a rapportarsi con il mondo religioso e politico dei regni di Babilonia e di Persia, e diviene perciò il modello di ispirazione non soltanto per il libro di Ester, ma anche per quello di Danièl (Daniele), ambientato ancora più indietro nel tempo.

Yosef, Ester e Daniel: tre Ebrei vissuti in terra straniera che strinsero forti legami con i sovrani di grandi imperi pagani, e che affrontarono sfide molto simili nel confrontarsi con una cultura estranea. Tra le loro storie, come notano già gli antichi Midrashìm, è possibile individuare molte analogie:

  • I tre personaggi ricevono tutti un nuovo nome di origine straniera: Yosef è chiamato dal Faraone Tzafnat-Paneach (Genesi 41:45), Daniel è rinominato Beltshatzar (Daniele 1:7), mentre Ester (il cui nome deriva da quello della dea Ishtar) si chiamava in origine Hadassah (Ester 2:7).
  • Sia Yosef (39:6) che Daniel (1:4) che Ester (2:7) sono definiti “avvenenti (yafeh toar) e di bell’aspetto (yafeh/tov mareh)”.
  • La famiglia di Ester e di suo zio Mordechai appartiene alla tribù di Beniamino (2:5): sia Ester che Yosef discendono quindi da Rachèl.
  • I tre protagonisti iniziano la loro ascesa politica partendo da una condizione umile per giungere fino alle più alte cariche, guadagnando il favore dei sovrani.
  • Yosef e Daniel ottengono grandi onori grazie alla loro capacità di interpretare i sogni del re. Anche nel libro di Ester, seppure in maniera differente, il sonno disturbato del monarca provoca una svolta favorevole nella vita dei protagonisti (6:1).
  • Il Faraone fa vestire Yosef con abiti nobili e lo pone sul carro regale affinché il popolo gli renda omaggio (Genesi 41:42-43). Il re Achashverosh fa lo stesso nei confronti di Mordechai (Ester 6:10-11).
  • I tre compagni di Daniel rifiutano di prostrarsi dinanzi alla statua di Nevukadnetsar (Daniele 3:12), come Mordechai non si inchina al cospetto del malvagio Haman (Ester 3:2).

Il primo insegnamento che è possibile trarre da questa serie di notevoli parallelismi riguarda la concezione della provvidenza divina: pur restando spesso celata, la Volontà di Dio si compie anche nell’era buia dell’esilio e in luoghi lontani dalla sacralità della Terra di Israele. Questa idea, che è difficile dedurre dalla storia di Ester (in cui manca qualsiasi menzione esplicita della Divinità), emerge invece in modo chiaro dal confronto con le simili vicende di Yosef e Daniel, in cui i protagonisti non tardano mai ad attribuire il loro successo al Creatore del mondo.

Bisogna poi riflettere sul fatto che gli eroi delle tre storie non esitano a impegnarsi per offrire aiuto ai sovrani pagani e alle loro nazioni. Yosef, con i suoi consigli e la sua saggezza, salva l’intero Egitto dalla terribile carestia; Daniel interpreta le visioni notturne del re di Babilonia e rivela a quest’ultimo come recuperare la stabilità del suo regno attraverso le buone azioni (Daniele 4:27); infine, Mordechai sventa una congiura contro Achashverosh salvando quindi la vita al re di Persia.
Il modello di condotta rappresentato da questi personaggi non è dunque quello dell’Ebreo outsider che vive segregato dal mondo non-ebraico che lo circonda, ma quello di un figlio d’Israele che offre il suo contributo essenziale alla società cercando, nei limiti delle proprie possibilità, di modificarla dall’interno per renderla migliore.

Da qui scaturisce una questione ben più complessa: quella dell’atteggiamento che un Ebreo è tenuto a condurre in esilio in rapporto alle proprie scelte politiche e religiose. Se  da un lato Yosef non rinnega mai la sua identità di Ivrì (“Ebreo”) nel relazionarsi agli Egizi, dall’altro egli assume i costumi locali e dichiara di aver “dimenticato la casa di suo padre” (Genesi 41:51). Ester va invece oltre, e nasconde persino la propria appartenenza al popolo d’Israele (Ester 2:20), per rivelarla soltanto nel momento critico in cui la sua gente sta per essere sterminata.

Daniel, in contrasto, si impegna costantemente per salvaguardare la propria osservanza dei precetti della Torah, rifiutando i cibi squisiti (ma presumibilmente non conformi alle leggi alimentari ebraiche) della mensa regale (Daniele 1:8), e pregando Dio tre volte al giorno pur contravvenendo così al decreto del re di Persia (6:13). È probabilmente per questo motivo che Daniel diviene l’unico degli “Ebrei a corte” della Bibbia a far sì che i sovrani stranieri del suo tempo si avvicinino apertamente agli ideali religiosi della Torah, riconoscendo la grandezza del Dio d’Israele dinanzi agli occhi di tutto l’impero (2:47; 6:26).

4 commenti

  1. Caro redattore, langue un pò il sito, non molti lettori mi sembra, forse sono l’unico a visionarlo spesso, o uno dei pochi. Eppure è interessante, anche se ristretto solo alla cultura ebraica, ma dandogli una prospettiva ed impostazione universalistica, così come del resto dovrebbe essere sempre, essendo il compito degli ebrei e di Israele far conoscere al mondo intero la verità e la giustizia di Dio, o i valori spirituali universali, etici e morali dell’ebraismo, come forse preferisci tu, ma in entrambi in casi, sarebbe bello evidenziare che i 3 personaggi biblici di questo articolo sono stati tutti dei non violenti confidando solo in Dio che li ha innalzati poi in alto per il trionfo della giustizia. Vorrei farti una proposta per ravvivare un pò questo sito, anche se so che difficilmente l’accetterai. Se lo scopo come hai scritto è una libera ricerca, libera da dogmi, pregiudizi e tutto il resto, ed anche da ogni appartenenza o associazioni religiose, avendo un’impostazione laica, a te che ho visto hai studiato anche filosofia, vorrei proporti un libero confronto fra ebraismo e cristianesimo. Non certo un dialogo religioso ( scherzando mi vien da dire che lo farei solo con un ebreo come Paolo prima della conversione), o commenti ai tuoi articoli, ma tenendoli separati, pubblicare autonomamente articoli tematici, fra me e te. Di certo, credo che sarebbe molto più interessante ed utile di tanti siti, convegni, associazioni e pubblicazioni in merito. Essendo liberi, potremmo quasi essere dei laici e degli atei che vorrebbero solo capire fino in fondo la Bibbia, ed anche le cause e le motivazioni che hanno dato vita al cristianesimo. Allargare gli orizzonti dell’ebraismo, anche se questo toccherebbe solo a me , perché solo per me è così, ma insieme di certo si aiuterebbe tutti gli altri a capire meglio, facendo chiarezza su molti punti, e soprattutto evitare che a volte litigano senza motivo. Potrebbe aver successo la cosa, se ben impostata, perché sarebbe uno sguardo da Sion, e tu potresti continuare così come ora con le tue riflessioni e ricerche, e tenendo separate le mie in uno spazio dedicato. Ma mi rendo conto che sarebbe un’invasione..

    1. Caro anonimo,
      Ad essere sinceri il sito non ha pochi visitatori. Registra centinaia di visite al giorno, anche se quasi nessuno commenta. Certo, sono numeri piccolissimi se confrontati con quelli dei blog più seguiti, ma dato che gli argomenti che trattiamo qui non sono esattamente tra i più gettonati dal grande pubblico, non posso proprio lamentarmi. Comunque sono pienamente disponibile a un confronto con te come mi hai chiesto, anzi mi lusinga che tu voglia farlo proprio con me, ma il problema è che a me piacerebbe un confronto mirato, privo di divagazioni, di facile lettura da parte dei visitatori. Tu in che modo vorresti impostarlo concretamente?

  2. mi fa moltissimo piacere a sentire che saresti disponibile, di vero cuore ad essere sincero, perché non me lo sarei aspettato. il Modo non lo so nemmeno io, penso solo che sarebbe difficile, e forse non si può deciderlo qui in commenti. Ma ieri sera dopo averti scritto, ho visto che nell’impostazione del tuo sito, ( in alto) dopo l indice della Bibbia ebraica, c’è la voce del tuo libro ” la tua voce ho udito” che hai intrapreso e devi completare. Anche io come forse ricorderai devo ancora completare un mio libro, o meglio solo riordinarlo e renderlo leggibile semplificandolo, di facile lettura come dici tu. Un libro che dovrebbe essere pubblicato a puntate , per capitolo, ed alcuni capitoli sono quasi pronti. Lo scopo del libro è esclusivamente quello di mettere alla prova l’autore della Bibbia per verificare se vi sono contraddizioni al suo interno, qual’è la sua visione di Dio e se Gesù è il Messia ( perché per alcuni lo è, e per altri no, e quali sono le conseguenze, e soprattutto come fa Dio ad essere solo amore….. e perché è l’amore ad essere la potenza di Dio ). Una sorta di aut aut, viaggiando al limite di ogni cosa, fra il tutto e il niente, fra l ‘esistenza e la non esistenza di Dio, ma alla ricerca dell’amore per voler capire l’amore. ma parlarti adesso del libro non è il caso ( sono moltissime pagine), perché conterebbe solo trovare il metodo. Riportare sul sito una sezione con il titolo del mio libro, dove verrebbe pubblicato gratuitamente per capitoli, fermo restando che la responsabilità sarebbe solo mia di ciò viene scritto. poi in un modo o nell altro devo finire e pubblicare il mio libro… poi non so…

  3. vedi che è difficile…, e dubbioso lo pensavo anche io. Anche se poi ogni capitolo del libro ha un argomento mirato, quasi specifico, riguardante solo la Bibbia, a volte incentrato su singoli personaggi, a volte su episodi narrati, come quello del peccato originale da dove sei partito tu, ed essendo trattati in maniera compiuta si potrebbe man mano aprire un dibattito sui singoli capitoli, anche se poi della Bibbia si deve avere sempre una visione unitaria per poter capire ogni particolare all interno del tutto. Arrivare alla fine per capire l inizio, e forse è meglio che finisco prima tutto se Dio vorrà

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