L’alba della monarchia in Israele – 1 Samuele 8-9

Il popolo chiede un re

E tutti gli anziani d’Israele si radunarono, vennero da Shmuel a Ramah e gli dissero: «Ecco, tu sei vecchio e i tuoi figli non camminano nelle tue vie. Ora poni su di noi un re che ci giudichi come tutte le nazioni» (1 Samuele 8:4-5). 

La volta scorsa abbiamo letto di come Shmuel era riuscito a condurre Israele al trionfo e a ristabilire la giustizia. Da questi eventi è però già trascorso molto tempo, il profeta è invecchiato e, proprio come il suo predecessore Eli, ha commesso l’errore di affidare il potere ai suoi figli avidi e corrotti. Il popolo chiede a gran voce un cambiamento, una nuova forma di governo: la monarchia.

Shmuel, mortificato da tale richiesta, si rivolge a Dio, che gli risponde: “Ascolta la voce del popolo in tutto ciò che ti dice, poiché essi non hanno rigettato te, ma hanno rigettato me, perché io non regni su di loro” (8:7).

La volontà di istituire la monarchia equivale quindi a rifiutare Dio, poiché innalzare un’autorità umana significa eclissare agli occhi della nazione il potere del vero Sovrano, il Re dell’universo. Tale visione negativa deriva almeno in parte dall’intento che anima la richiesta del popolo: gli Israeliti desiderano diventare “come tutte le nazioni” (8:5), cioè imitare coloro che adorano gli idoli e si prostrano dinanzi a despoti che si autoproclamano divinità.

Inoltre, la loro logica appare fallace: dal momento che i figli di Shmuel erano corrotti, il popolo avrebbe dovuto chiedere al profeta di smettere di favorire la propria prole indegna e di eleggere dei giudici più meritevoli; e invece, paradossalmente, gli anziani d’Israele vogliono la monarchia, un sistema di governo in cui la successione padre-figlio è automatica, a prescindere dalla condotta morale dei discendenti del re. Il problema della corruzione dei figli di Shmuel sembra quindi poco più di un semplice pretesto.

Le parole degli Israeliti rappresentano comunque la realizzazione di una possibilità già contemplata nel Libro del Deuteronomio:

Quando sarai entrato nella terra che HaShem tuo Dio sta per darti e ne avrai preso possesso e l’abiterai, se dirai: ‘Voglio costituire sopra di me un re come tutte le nazioni che mi stanno intorno’ dovrai costituire sopra di te come re colui che HaShem tuo Dio avrà scelto (Deut. 17:14-15).

Alcuni autorevoli pensatori dell’Ebraismo, tra cui in particolare Maimonide, hanno interpretato la nomina di un re come un obbligo positivo. Malgrado ciò, alla luce del testo biblico risulta più coerente adottare la lettura di Rabbi Nehorai nel Talmud (Sanhedrin 20b), secondo cui la Torah accetta la monarchia solo in quanto opzione non ideale, come una concessione a una richiesta che parte dal popolo. Abravanel ha applicato in questo caso il principio rabbinico che recita “la Torah ha parlato solo contro l’istinto del male”, ossia: la Torah ha accordato un compromesso a un impulso umano negativo allo scopo di evitare conseguenze peggiori.

Il discorso è tuttavia molto più complesso, poiché all’interno delle Scritture stesse è innegabilmente presente anche una visione più ottimistica della figura del re, come vedremo in seguito.

L’arrivo di Shaul

C’era un uomo di Binyamin, chiamato Kish, figlio di Aviel, figlio di Tzeror, figlio di Bekhorat, figlio di Afìach, figlio di un uomo di Binyamin, un uomo valoroso. Ed egli aveva un figlio di nome Shaul, alto e bello: non c’era nessuno più bello di lui tra i figli di Israele (1 Sam. 9:1-2).

Impiegando nuovamente lo stile del capitolo 1, il Libro interrompe la narrazione della storia nazionale di Israele per focalizzarsi sulla vicenda di una famiglia della tribù di Binyamin, e in particolare del giovane Shaùl che si mette in viaggio alla ricerca delle asine smarrite di suo padre. Lungi dall’essere una divagazione, questa storia ci presenta in realtà colui che presto sarà scelto come primo re della nazione ebraica.

Nel racconto, che sembra contenere alcuni dettagli poco significativi, non c’è in fondo nulla di superfluo: tutto contribuisce allo scopo principale della narrazione, che è quello di dimostrare la piena idoneità di Shaul a salire al trono. Per comprendere ciò dobbiamo tenere conto dei requisiti che, secondo il Deuteronomio, un re deve possedere:

Costituirai sopra di te un re scelto tra i tuoi fratelli. Non potrai costituire sopra di te uno straniero che non sia tuo fratello. Ma egli non moltiplicherà per sé i cavalli, né deve far tornare il popolo in Egitto per procurarsi molti cavalli, poiché HaShem vi ha detto: ‘Non ritornerete più per quella via’. Non moltiplicherà per sé le mogli, affinché il suo cuore non si svii; e non moltiplicherà per sé argento e oro in gran quantità. […] Il suo cuore non si elevi al di sopra dei suoi fratelli ed egli non si allontani dai precetti [di Dio], né a destra, né a sinistra (Deut. 17:15-20).

1. “Tra i tuoi fratelli”. Il brano si apre elencando gli antenati di Shaul fino a cinque generazioni, dimostrando quindi che egli è un Israelita a pieno diritto.

2. “Non moltiplicherà per sé i cavalli”. Nella Bibbia, il cavallo rappresenta la forza militare in cui pongono la loro fiducia coloro che non confidano in Dio (Isaia 31:1; Salmi 20:7). Per questo motivo, il profeta Zaccaria descrive il re ideale (il Messia) come un uomo umile che cavalca un asino e che “farà sparire i carri da Efraim e i cavalli da Gerusalemme” (9:10). Non sembra quindi un caso che Shaul vada proprio alla ricerca di asine.

3. “Non moltiplicherà per sé le mogli”. Lungo la strada, Shaul incontra alcune fanciulle intente a recarsi al pozzo e chiede loro dove si trovi il profeta Shmuel (al quale egli vuole chiedere aiuto per ritrovare le asine). Le ragazze gli rispondono in modo sorprendentemente prolisso (9:12-13), un dettaglio che, secondo un’opinione espressa nel Talmud (Berakhot 48b) è dovuto al fatto che esse erano affascinate dalla bellezza di Shaul. L’incontro al pozzo è in effetti una scena tipica che nella Bibbia preannuncia il matrimonio del protagonista (vedi l’articolo “Amori nati al pozzo“), per cui è ragionevole intravedere un potenziale romantico in questa vicenda. Shaul però non indugia e non sfrutta l’occasione per fini matrimoniali, ma procede nel compimento della sua missione.

4. “Argento e oro in gran quantità”. Shaul si mostra generoso nel suo rifiuto di presentarsi dal profeta senza un dono (9:7), ma ammette anche di non avere con sé del denaro. Egli appare quindi addirittura più povero del suo servo, che ha invece una moneta d’argento (9:8).

5. “Il suo cuore non si elevi”. Shaul è descritto come un uomo privo di superbia, come si nota dal fatto che egli accoglie più volte i consigli del suo servo, nonché dal fatto che egli si ritiene indegno di regnare su Israele a causa delle sue umili origini (9:21).

A ben vedere, manca però un elemento fra le qualità che la Torah richiede al re: ” … ed egli non si allontani dai precetti“. Il passo del Deuteronomio esorta infatti il sovrano a temere Dio meditando costantemente sui Comandamenti. Per adempiere questo requisito, Shaul avrà bisogno della guida di Shmuel, che gli rivelerà il volere divino affinché egli non dimentichi mai chi è il vero Re di Israele.

Un commento

  1. Scrivi: A ben vedere, manca però un elemento fra le qualità che la Torah richiede al re: ” … ed egli non si allontani dai precetti“. Il passo del Deuteronomio esorta infatti il sovrano a temere Dio meditando costantemente sui Comandamenti.

    Infatti! La concezione del potere monarchico per il pensiero israelitico è e rimarrà sempre la teocrazia. Del resto, la ragione per cui Israele resta da un capo all’altro della sua storia una comunità unita, malgrado le numerose infedeltà, fasi di idolatria e persecuzioni, è proprio la fedeltà alla Torah e ai suoi precetti. Difatti questo, terrà unite le tribù installate a Canaan come raggrupperà poi gli esiliati reduci da Babilonia, ed è sempre la Torah che manterrà la coesione del popolo sotto la monarchia sebbene poi ci sarà la divisione dei regni. I capi umani, i re è vero, sono degli eletti, accettati, tollerati da HaShem, ma che gli restano comunque pur sempre subordinati. Questi sono giudicati in base alla loro fedeltà, che deve essere inscindibile tra HaShem e il suo popolo. In tale prospettiva, lo Stato, in pratica la monarchia, può essere considerata quasi come un elemento accessorio a cui Israele di fatto, è sopravvissuto durante la maggior parte della sua storia.

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