Un nostro lettore molto critico ci ha recentemente inviato un commento relativo al nostro articolo “i sette precetti noachidi“. Benché il tono di tale commento potrebbe indisporre o persino turbare i nostri visitatori più suscettibili, abbiamo deciso di dare evidenza alle argomentazioni presentate dedicandovi una serie di articoli. Cogliamo così l’occasione per discutere su alcune tematiche di grande importanza e su molte idee piuttosto diffuse in merito alla Bibbia ebraica e al suo insegnamento.
Ricordiamo però prima di tutto che Sguardo a Sion, benché sia un sito incentrato principalmente sullo studio della Torah e dell’Ebraismo, non rappresenta alcuna religione e non esprime il punto di vista di alcuna istituzione o confessione.
Di seguito riportiamo la prima parte del commento, seguita dalle nostre riflessioni:
I precetti noachidi sono chiaramente ispirati alle norme della Torah, la quale costituirebbe la perfetta base (Deuteronomio 4) del comportamento etico e sociale di una nazione santa e di sacerdoti, e ciò garantirebbe la natura universale dei precetti anzidetti.
Sull’universalità etica delle leggi noachidi però, proprio perché attinenti alla Torah, sorgono notevoli dubbi.
DIVIETO DELL’IDOLATRIA
A detta dei profeti, alla fine dei tempi tutte le popolazioni del mondo smetteranno di credere nelle proprie divinità perché capiranno che queste sono tutte false… a eccezione del dio d’Israele:
«A te verranno I popoli dalle estremità della terra e diranno: I nostri padri hanno ereditato solo menzogne, vanità che non giovano a nulla. Può l’uomo fabbricarsi dèi? Ma questi non sono dèi» (Geremia 16:19-20).
Il profeta Geremia, asserendo ciò, non pensava che l’homo sapiens, da quando esiste, ha dovuto “fabbricare” dèi perché ne ha sempre avuto bisogno. Anche il dio unico è stato fabbricato: lo è stato a immagine e somiglianza del popolo ebreo che lo aveva creato. Come qualsiasi altra divinità, esso è antropomorfo e, sebbene non inceda in scappatelle amorose come Zeus, tuttavia è geloso, s’infuria, si pente, giura su se stesso, è contraddittorio. Si dimostra perfino un illuso quando flagella mortalmente l’Egitto credendo d’impressionare il suo popolo che però non s’impressione per nulla e lo tradisce dopo appena pochi giorni e vuole tornarsene in Egitto. Amareggiato dal suo fallimento, è deciso ad annientare quel popolo che tanto ama, ma poi è grazie al buon senso di un uomo che cambia idea.
Condanna l’idolatria ma vuole che la Torah (la sua legislazione che dichiara perfetta ma che invece è caratterizzata da arcaismi e traboccante di tabù) sia idolatrata dal suo popolo: infatti, la Torah appare come l’idolo del giudaismo.
Egli si differenzia dalle altre divinità perché si accredita come l’unico dio esistente ma con la conseguenza che è intollerante verso le altre religioni, che demonizza. Qualcuno direbbe che è ragionevole condannare il politeismo perché è da stolti credere in più dèi: se tale osservazione è giusta, si pone la domanda: non sarebbe ugualmente insensato credere a una sola divinità? L’unica cosa che lega l’uomo al soprannaturale è la fede; non esistono verità rivelate, salvo quelle che sono accreditate come tali proprio dalla fede: tanto vale allora che ciascuno creda in pace ciò che vuole, senza permettersi di discriminare le fedi altrui, magari con racconti edificanti di antiche pulizie etniche di popoli qualificati malvagi… fin dalla culla!
L’intolleranza del dio geloso, sconosciuta ai popoli pagani, ha provocato nel corso dei secoli in seno alle fedi monoteiste (le cosiddette abramitiche) guerre di religione, crociate, persecuzioni, cacce alle streghe, torture. Da un bilancio storico, si direbbe che il monoteismo non sia stato un progresso per l’umanità.
DIVIETO DI BESTEMMIARE
Scopo del divieto della bestemmia è incutere timore reverenziale verso l’invisibile figura di Dio. Un necessario compendio, quindi, al precetto di adorare solamente la divinità che si auto qualifica come unica e vera, la sola che si deve rispettare, mentre tutte le divinità venerate altrove possono, anzi devono essere considerate spazzatura.
La profanazione del nome del dio biblico sarebbe proibita, secondo alcuni Maestri, non soltanto agli ebrei ma anche a tutti gli altri popoli. E quale trattamento i popoli dovrebbero riservare al nome, tanto per citarne uno, dell’induista Brahma?
Per rispondere a queste argomentazioni, bisogna innanzitutto affermare che la differenza tra il monoteismo biblico e il politeismo pagano non è una banale questione di numeri. Il divario tra i due sistemi religiosi non è una semplice contrapposizione tra chi crede in un solo essere superiore e chi ne concepisce due, tre o magari cento. Non è neppure, come oggi si legge spesso in vignette dissacratorie sui social media, una puerile disputa per decidere chi ha “l’amico immaginario più figo”.
La voragine tra monoteismo e politeismo è di natura teologica e al contempo etica. Il “pagano” (usiamo questo termine improprio solo per convenzione), almeno quello dell’epoca biblica, crede che il mondo sia dominato dallo scontro di una pluralità di forze superiori; che l’universo sia venuto fuori da battaglie fra gli dèi; che le divinità siano divise in una rigida gerarchia che si riflette fedelmente nella divisione in classi sociali esistente tra gli uomini (una credenza che giustifica quindi il potere tirannico di nobili e sacerdoti sulla gente comune); che gli dèi agiscano per capriccio, non seguendo un vero e proprio sistema morale; che le forze superiori del cosmo possano essere corrotte o ingraziate tramite riti, offerte e sacrifici, a prescindere da come l’uomo tratta i propri simili.
Questa concezione, che era condivisa da tutto il Vicino Oriente antico (e non solo), viene letteralmente fatta a pezzi dal messaggio della Torah, secondo cui nell’universo vige una legge, un ordine (un’idea che è stata poi accolta dalla scienza moderna), un’armonia che è il frutto di una forza unica e di un principio universale (anche in questo caso, seppure da un punto di vista diverso, la scienza moderna si muove nella stessa direzione), ma soprattutto un significato morale. Da qui deriva la concezione di un Dio che non può essere corrotto, che approva il lodevole intento devozionale di chi gli presenta offerte (Genesi 8:20-21), ma non ha alcuna necessità di doni materiali (“Mangio forse la carne dei tori o bevo il sangue dei capri?” recita il salmo 51), e disprezza chi esegue i medesimi riti mentre compie atti di violenza contro il prossimo e opprime i deboli (Isaia 1:11-17).
Un Dio diverso, dunque, che non è stato fabbricato “a immagine e somiglianza del popolo ebraico”, come afferma il nostro lettore, poiché non è un riflesso ultraterreno del re, come avveniva presso Assiri, Sumeri e Babilonesi; e non è neppure una “divinità nazionale”, con una propria giurisdizione limitata, come gli dèi pagani. Al contrario, il Dio della Torah è universale e imparziale, ed Egli sceglie Israele non allo scopo di creare una “razza superiore”, bensì di benedire “tutte le famiglie della terra” (vedi i nostri articoli “La Torah e i popoli del mondo” e “Popolo eletto: siamo sicuri di sapere cosa significa?“).
Credere in una sola Divinità o in tante, per il nostro lettore, non fa differenza, poiché “l’unica cosa che lega l’uomo al soprannaturale è la fede”. Discorso ineccepibile secondo il relativismo contemporaneo, ma non applicabile all’universo della Bibbia, in cui non compare mai la parola “fede” nel senso di pura credenza o cieca accettazione di “cose che non si vedono”. Nella Torah, ciò che lega il popolo d’Israele al suo Dio non è la “fede”, ma un’esperienza nazionale collettiva, un Patto, una Rivelazione che si fonda sulla storia del popolo, non sull’accettazione di dottrine predicate da un singolo visionario o da una cerchia di profeti, come è avvenuto invece per il Cristianesimo e per l’Islam. Da qui l’enfasi posta sull’assoluta fedeltà al Patto, che possiamo paragonare, più che all’osservanza dei precetti religiosi come è concepita ai nostri tempi, alla fedeltà alla Costituzione e alla legge dello Stato imposta a tutti i cittadini.
L’intransigenza e l’intolleranza del monoteismo biblico sono rivolte proprio a chi viola questo Patto collettivo volgendosi a pratiche che non sono intese come semplici espressioni di una “fede” differente, ma come manifestazioni di un sistema etico incompatibile con la Torah. La stessa intolleranza non è invece rivolta contro chi non è incluso in questo Patto, appartenendo a un’altra nazione e vivendo secondo una religione diversa, ereditata dai propri avi.
Nonostante l’ideale espresso da Geremia e altri profeti, secondo cui tutti i popoli serviranno il Dio unico in armonia abbandonando gli idoli, la realtà concreta riconosciuta dal testo biblico è quella in cui “tutti i popoli camminano ciascuno nel nome del suo dio, ma noi cammineremo nel nome di HaShem, nostro Dio, per sempre” (Michea 4:5). Gli stessi profeti minacciano spesso punizioni divine contro le nazioni circostanti per la loro violenza, la corruzione, l’orgoglio, la mancanza di compassione e le abominazioni compiute, ma mai, in nessun caso, per la semplice fede in altre divinità.
Va ricordato a questo proposito l’esempio di Naaman, il capo dell’esercito arameo che si volge all’adorazione esclusiva del Dio d’Israele dopo essere guarito da una grave malattia (2 Re 5:17). In seguito a questa “conversione”, egli non diviene un fanatico zelota chiamato a combattere per la fede monoteista al costo della propria vita: anzi, una volta tornato nel suo paese, egli continua ad accompagnare il suo re al tempio pagano di Rimmòn, prostrandosi insieme a lui davanti all’idolo, seppure al solo scopo di sostenere fisicamente l’anziano sovrano nel suo culto, azione che gli viene concessa dal profeta Elisha (5:18).
Vale poi la pena discutere della presunta natura volubile e capricciosa che il nostro lettore attribuisce alla Divinità biblica. Il discorso è alquanto complesso, poiché la Torah non ci presenta una singola prospettiva in merito al carattere di Dio, ma introduce una pluralità di “dimensioni” o di “aspetti”, come riconosciuto anche nell’Ebraismo da parte di autori quali Rabbi Joseph B. Soloveitchik e Rav Mordechai Breuer, ma anche, in una certa misura, dai Maestri del Talmud.
Il primo capitolo della Genesi ci presenta Dio come Elohìm, “il Potente” o “il Giudice”. Si tratta della Divinità universale che stabilisce l’ordine nel mondo e manifesta il suo volere incontrastato. Non ha un corpo, non compie azioni materiali, non esprime sentimenti, ma palesa approvazione o condanna a seconda dei casi. Nel secondo capitolo compare invece un’altra prospettiva, quella di HaShèm (Y-H-V-H), il Dio che è vicino alle creature, immerso nei loro affari, presente e immanente nel mondo. Solo in questa seconda dimensione compaiono i sentimenti della Divinità e acquisiscono rilevanza i riti, le preghiere e la devozione degli uomini. Le due prospettive si integrano armoniosamente nella Torah rappresentando due aspetti differenti del medesimo Creatore, come abbiamo mostrato dettagliatamente nel nostro commentario alla Genesi.
Anche considerando tuttavia la visione più “appassionata” e concreta, cioè quella rappresentata dal nome di HaShem, Dio non appare comunque volubile né capriccioso. Il suo “pentimento” non è arbitrario, ma è legato alla condotta degli uomini; e del resto, le azioni che ne scaturiscono sono pur sempre espressioni di un disegno coerente, ben sottolineato dalla struttura letteraria del testo. In altre parole, il “pentimento di Dio” è una sua reazione all’evolversi delle circostanze, non un immotivato mutamento di opinione. Del resto, come dichiara Bil’am, “Dio non è un uomo, perché possa mentire, né un figlio d’uomo, perché possa pentirsi” (Numeri 23:19).
L’idea di un patto, o di un giuramento che Dio fa su sé stesso, da intendere come una garanzia eterna, è decisamente rivoluzionaria dal punto di vista teologico. Come scrive Nahum Sarna nel suo libro Understanding Genesis: «In una società in cui la natura capricciosa degli dèi era data per scontata, ‘il patto tra le parti’ [stipulato con Abramo, n.d.r.], come il patto con Noè, pone la religione su un percorso nuovo, fiero e indipendente».
Inaccettabile è anche la lettura proposta dell’Esodo, che vede Dio come un illuso che non è riuscito nel suo intento di convincere il popolo ebraico a credere in lui. Al contrario, il testo ci dice chiaramente che “Israele vide la mano potente con la quale HaShem aveva agito contro l’Egitto, e il popolo temette HaShem e credette in lui e nel suo servo Moshè” (Esodo 14:31).
Ma la nazione di cui ci parla la Torah non è una comunità di santi infallibili: gli Israeliti sono invece un “popolo dal collo duro” (32:9), ostinato, ma anche debole e vulnerabile, chiamato ad affrontare un’esperienza di certo non facile nel deserto. È la prima generazione di Ebrei usciti dall’Egitto che fallisce (non riuscendo a liberarsi della propria mentalità di schiavi), non Dio, che invece fa la sua parte con piena efficacia liberando il popolo, rivelandogli la sua Legge e guidandolo nel deserto.
Nel prossimo articolo continueremo a rispondere ad altre argomentazioni del nostro lettore, relative questa volta al concetto di giustizia che emerge dalla Torah.
A me sembra che il lettore abbia scritto inesattezze. Il “Dio unico” non è stato per nulla fabbricato a propria immagine come hanno fatto le altre nazioni pagane. Il piccolo popolo ebraico invece, è stato l’unico, che intelligentemente
ha demistificato nel suo Libro, la concezione di leggende in un mondo antico pieno di miti e superstizioni desacralizzando la nascita dell’universo a opera di vari dei, e respigendo con forza l’idolatria di popoli pagani sotto tutte le sue forme. La Torah poi, ha semplicemente un contenuto etico, che l’uomo intelligente e razionale non può raggiungere senza una morale. Per quanto riguarda il resto, il Libro sacro di Israele sono una raccolta di atti ed esperienze di vita del popolo di Israel guidato da HaShem girate in pieno giorno, a cielo aperto di fronte al mondo.
L’immagine dell’Essere Supremo descritta dalla penna del redattore di Esodo mi appare senz’altro antropomorfa e, come tale, irriverente poiché Dio è presentato come un ingenuo e sprovveduto, deluso da una dura realtà che non riesce a controllare. Il passo di Esodo 14:31 da te citato non dimostra che i suoi portenti, per accreditarsi agli occhi del popolo ebreo, ebbero successo: infatti, era naturale che gli israeliti s’impressionassero alla vista di quelle muraglie d’acqua che annientavano in un istante l’esercito più potente del tempo che stava per raggiungerli e macellarli, altrimenti non sarebbero stati umani ma amebe insensibili. Ebbero timore di Dio però soltanto in quel frangente. L’intento di Dio, invece, con tutti quei prodigi a spese di ogni egiziano, dal faraone fino all’innocente figlio dell’umile serva, era ben altro: voleva infondere timore e fedeltà imperituri verso di lui nel popolo israelita che, in tante metafore dei profeti, rappresentava la sua sposa. Aveva già disposto che la liberazione dall’Egitto fosse commemorata in eterno perché eterna doveva essere questa unione; invece, appena dopo che fu stipulato il Patto (diremmo di fidanzamento), e le regole “matrimoniali” dovevano ancora essere redatte sulla cima del monte Sinai (le tavole della Legge), la sposa già tradiva lo sposo adorando un idolo.
Quando, per restare in questa metafora, un uomo è tradito dalla sposa il giorno stesso del matrimonio, di solito non suscita comprensione nella gente: “Come ha fatto costui” si direbbe nei pettegolezzi “a prendere un abbaglio simile?” L’immagine, dopotutto, è come quella di un uomo convinto di unirsi a una donna destinata a essere la sua immacolata compagna per la vita (una nazione santa e di sacerdoti) ma che invece è incappato in una ninfomane scatenata che si prostituisce perfino pagando lei stessa gli stranieri (questa è un’analogia di Ezechiele):
“Passai vicino a te e ti vidi; ecco, la tua età era l’età dell’amore; io stesi il lembo del mio mantello su di te e coprii la tua nudità; giurai alleanza con te, dice il Signore Dio, e divenisti mia [….] Ti adornai di gioielli: ti misi braccialetti ai polsi e una collana al collo. [….] Tu però, infatuata per la tua bellezza e approfittando della tua fama, ti sei prostituita concedendo i tuoi favori ad ogni passante [….] Ad ogni crocicchio ti sei fatta un altare, disonorando la tua bellezza, offrendo il tuo corpo a ogni passante, moltiplicando le tue prostituzioni. Hai concesso i tuoi favori ai figli d’Egitto, tuoi corpulenti vicini, e hai moltiplicato le tue infedeltà per irritarmi. [….] Come è stato abbietto il tuo cuore — dice il Signore Dio — facendo tutte queste azioni degne di una spudorata sgualdrina! Quando ti costruivi un postribolo a ogni crocevia e ti facevi un’altura in ogni piazza, tu non eri come una prostituta in cerca di guadagno, ma come un’adultera che, invece del marito, accoglie gli stranieri! A ogni prostituta si dà un compenso, ma tu hai dato il compenso a tutti i tuoi amanti e hai distribuito loro doni perché da ogni parte venissero da te per le tue prostituzioni. Tu hai fatto il contrario delle altre donne, quando ti prostituivi: nessuno è corso dietro a te, mentre tu hai distribuito doni e non ne hai ricevuti, tanto eri pervertita.”(Ezechiele 16:8; 11; 15; 25; 26; 30; 32 -34, CEI).
L’ira furibonda che Dio provò di fronte a quella amara e inattesa scoperta (la venerazione del vitello d’oro) gli fece dire che intendeva distruggere là per là quel popolo traditore; ma se avesse compiuto ciò, come sensatamente osservò Mosè, gli egiziani e il resto del mondo avrebbero malignato su di lui. Dio, pertanto, accettò di tenersi quella sposa ma disprezzandola (“è un popolo dal collo duro”, disse), e castigandola continuamente per tutti i suoi futuri e incessanti tradimenti.
Si può aggiungere che riguardo all’inaffidabilità degli esseri umani Dio, tuttavia, aveva già molta esperienza: col Diluvio aveva affogato l’intera umanità discesa da Adamo a eccezione del solo Noè e famiglia; in seguito aveva distrutto Sodoma e le altre città della pianura non trovandovi un solo uomo giusto a parte Lot. Dati questi precedenti, doveva essergli chiaro che gli uomini fedeli e retti sono rari come le perle. Tuttavia, con quell’Esodo, Dio precettava una massa di circa tre milioni di persone aspettandosi che fossero tutti altrettanti Noè per realizzare il suo progetto di creare una nazione santa. E si mostrò costernato scoprendo che la situazione era proprio come ai tempi del Diluvio: che tutti i suoi eletti erano meritevoli di distruzione all’infuori di uno solo, in questo caso Mosè.
Ciò che contesto è la figura del Creatore dell’Universo così come è immaginata e narrata dagli antichi scrittori biblici, che si proclamavano ispirati da Dio ma, per me con molta evidenza, lo erano piuttosto dal tessuto ambientale in cui la loro mentalità si era formata.
Per la mentalità dell’uomo moderno che risente dell’influenza di Aristotele e del concetto greco di perfezione, la figura di un Dio personale e passionale come quella che compare nella Torah potrà apparire ingenua e irriverente. Ma la mentalità biblica è ben diversa, e se non ci si cala in essa non si potrà mai comprendere la teologia della Torah.
I fallimenti di Israele non sono mai presentati come un errore di Dio. L’errore è sempre dell’uomo, creatura spesso inaffidabile, che la Torah tuttavia non rinuncia a tentare di redimere e riscattare. Per quanto gli esseri umani siano imperfetti, nella Bibbia Dio desidera continuare a dar loro fiducia, poiché essi hanno in loro il potenziale per essere migliori. L’idea è significativa dal punto di vista etico anche da una prospettiva laica: non occorre essere religiosi per riconoscere la sua rilevanza.
Il testo ebraico della Bibbia non può prescindere dall’usare espressioni figurative e metaforiche, specialmente quando queste sono riferite alla Divinità, semplicemente perchè esso è l’unico modo per poter parlare di Dio e descrivere le Sue azioni. Inoltre spesso queste metafore, sono proprio di natura linguistica e non si applicano tanto al divino, quanto al contesto storico e culturale dell’epoca in cui sono vissuti gli autori. Dio si rivela e parla con gli uomini nella lingua degli uomini per farsi da loro comprendere. L’interpretazione se così vogliamo dire antropomorfa, a mio avviso, non inficia certamente la natura divina del messaggio biblico che gli autori hanno trasmesso. Del resto Dio è sostanzialmente indescrivibile e indefinibile, perciò è inevitabile ricorrere all’uso di oggetti o immagini presenti nella vita quotidiana e normale degli esseri umani. E se nel Tanakh vi si legge che Dio ha fatto questo o quello, vuol dire semplicemente che quella cosa accadde.
Chissà come si sentirebbe marco se fosse lui ad essere tradito dalla sua sposa come Dio viene tradito da Israele.. Si sentirebbe lui un fallito o darebbe tutte le colpe alla sua sposa? La perdonerebbe o la sterminerebbe all’istante? La lascerebbe in cerca di un’altra sposa più bella e fedele, o si darebbe anche lui a rapporti senza amore, abbandonando per sempre il sogno dell’amore? Deve usare il potere o l’amore nei rapporti con gli uomini? E’ il potere o l’amore ad unire gli uomini tra di loro? L’amore è passione, fuoco che arde e non si consuma come è scritto del roveto ardente che vidè Mosè, ma se non scalda i cuoi può bruciare l’animo e il corpo: Parla tu a noi e non ci parli Dio altrimenti moriremo, dissero gli ebrei a Mosè al monte Sion, e solo per un istante camminassi in mezzo a loro li sterminerei all’istante disse il Signore a Mosè.
Solo ‘amore basta all’amore dicono i poeti, è nulla di estraneo può stare alla presenza dell’amore, perché l’amore legando l’anima e il cuore degli amanti, è sacra gelosia, La gelosia può essere un dramma e l’amore in fondo è idolatria dicono i psicologi, ma in realtà è il rifiuto dell’amore ad essere idolatria, ed incolpare Dio per le nostre colpe, è come incolpare l’amore per le nostre colpe e l’incapacità di amare. Ma anzichè viverlo l’amore, molti preferiscono solo sognarlo standone a parlare nei salotti in attesa di un Messia nella loro vita, così come fanno con Dio, dimenticando che Dio è amore, e solo attraverso l’amore si può conoscere l’amore, potendo vincere anche la morte: Perchè l’amore è un atto di intelligenza, conoscere la mente, l’animo e il cuore di una persona e di Dio, ma in mancanza d’amore, ci creiamo invece un etica ed una morale per vivere insieme agli uomini, oggettivando i rapporti, e magari rendendone schiavi i soggetti.. Alienazione direbbe Mark, ed Idolatria dice la Bibbia, dove anche gli ebrei si vantano di se stessi, perché quando non credono in Dio è inevitabile pensare che la torah sia in qualche modo opera loro. Dimenticando che invece che è opera del Signore che a loro ha donato per amore, e chi si vuol vantare, si vanti solo del Signore è scritto nella Bibbia, perché eterno il suo amore per noi, essendo solo lui sia il primo che l’ultimo Nella Bibbia il Signore è un amante che lotta da solo, perché ama fare sempre tutto da solo affinchè tutti possono lodarlo e nessuno possa vantarsi nei suoi confronti. Annullerò la sapienza dei sapienti e distruggerò l’intelligenza degli intelligenti, è scritto, e proprio al suo popolo a cui ha donato la torah con la quale ha creato il mondo, ha detto che saranno i più stupidi degli altri popoli se non resteranno fedeli al suo amore. Fare il contrario delle altre donne come scritto sopra, peggio delle prostitute, che volendosi adattare a questo mondo nella speranza di protettori sono a loro a pagare chi poi sempre li tradisce, perchè anche la storia ci dimostra che il problema di Israele non sono mai i suoi nemici, ma bensì i suoi presunti amici, perchè se ai nemici ci pensa Dio, con i suoi amici lo tradisce. Farsi ingannare come pinocchio da lucignolo, anzichè essere lei a far conoscere a lucignolo un mondo diverso.
Ma alla fine qual’è la differenza fra la torah e tutte le altre religioni, filosofie, sistemi etici e morali?
Quale la differenza fra gli ebrei e gli altri popoli ed il loro Dio tra tutti gli altri dei?
Solo la torah vince la morte, ed insieme a Dio gli ebrei sono chiamati a vincere la morte, per l’amore della vita ed il bene di tutti gli uomini, perché Dio amando ogni cosa tutto ha creato per la vita.
Ma espungendo l’amore dall’ebraismo, ahi voglia di stare a parlare di etica, di morale e dell’esistenza di Dio o della sua natura, cercando di conoscere il bene e il male.. Discussioni infinite, ma se ne mangi certamente ne morirai disse il Signore ad Adamo.
La prossima parlerà della giustizia Sguardo da Sion, perchè diritto e giustiza sono le basi del trono di Dio, Tutto è diritto nell’ebraismo, ma avendo detto ad Adamo che certamente ne morirebbe, verrebbe meno la certezza del diritto se Adamo non morisse, rendendo vani tutti gli altri precetti del Signore. Ma come fa il Signore a salvare il povero Adamo se non può mai contraddirsi e rendere vano la certezza del diritto?
Rispondendo ancora al lettore, volevo solo aggiungere che l’originalità degli autori biblici consiste nel rifiuto del politeismo. L’idea del Dio unico nasce dall’ebraismo in un unico luogo ed in un unico periodo storico, e questo risulta essere un’anomalìa all’interno di una normalità politeista. Prima non si hanno altri riscontri di casi del genere. Il monoteismo ebraico è appunto un’anomalìa ancora oggi, proprio perchè nasce da una rivelazione e da una grande intuizione! Inoltre le metafore descritte sono utili per insegnare, e il suo scopo educativo come dimostrato dall’onestà indiscutibile della narrazione, non cela mai le debolezze di nessuno dei personaggi proprio perchè il suo scopo educativo non può essere inteso in senso laico perché prescinde da Dio, dalla sua unicità e dalle sue leggi.
Per il resto delle argomentazioni fatte, dico solo che il fondamentalismo della denigrazione del testo biblico è profondo quanto lo stesso fondamentalismo biblico.
Antonella ha scritto:
“Rispondendo ancora al lettore, volevo solo aggiungere che l’originalità degli autori biblici consiste nel rifiuto del politeismo. L’idea del Dio unico nasce dall’ebraismo in un unico luogo ed in un unico periodo storico, e questo risulta essere un’anomalìa all’interno di una normalità politeista. Prima non si hanno altri riscontri di casi del genere. Il monoteismo ebraico è appunto un’anomalìa ancora oggi, proprio perchè nasce da una rivelazione e da una grande intuizione!”
Replico ad Antonella che il monoteismo biblico nasce certamente in un luogo specifico, ma non è quello indicato dal Pentateuco, e non è per nulla originale. Il monoteismo giudaico nasce tra i deportati a Babilonia, i quali presero in blocco il monoteismo iranico che era nuovo di zecca, conosciuto come mazdeismo o zoroastrismo, fondato da un certo Zarathustra nel VI secolo A.C., vale a dire all’epoca dell’esilio. I deportati appartenevano tutti all’elite della società giudaica, e nell’impero babilonese assunsero cariche amministrative importanti, vivevano liberi e ricchi in proprie enclave e con le proprie leggi, e stavano talmente bene che la maggior parte di loro non volle approfittare dell’editto di Ciro per rimpatriare. Tuttavia, non essendo schiavizzati ma avendo conservato la propria identità nazionale e soprattutto il proprio orgoglio di colti aristocratici, soffrivano molto per il loro stato di vassallaggio. Vollero darsi una ragione del perché le loro divinità politeistiche (gli ebrei erano politeisti prima dell’esilio) fossero state soggiogate da quelle babilonesi.
L’idea monoteistica zoroastriana, fatta propria dai loro sacerdoti e profeti, fu elaborata in questo senso: c’è un Dio unico creatore e quindi proprietario di tutta la Terra e dei destini di tutti gli uomini. Egli aveva stipulato un patto con un loro leggendario capostipite, Abramo, e poi con un altro profeta pure leggendario, Mosè, più di mille anni prima. Si era rivelato agli ebrei per farne una nazione santa ma questo popolo aveva la pervicace propensione ad adorare gli déi degli altri. Dio pertanto castigò il suo popolo apostata facendolo deportare da Nabucodonosor.
Solo la rigida osservanza alle sue leggi, ossia alla Torah che fu elaborata gradatamente durante e dopo l’esilio, Dio avrebbe perdonato e quindi liberato il suo popolo. La storia fu provvidenziale perché l’impero persiano sostituì quello babilonese, e le politiche estere dei monarchi persiani miravano a creare province autonome rette da dirigenti fedeli, dette satrapie, sotto il governo centrale. Pertanto i deportati ebbero la possibilità di tornare in patria sovvenzionati e protetti dai persiani col fine di ricostruire la nazione giudaica.
Ma una volta tornati, i rimpatriati ebbero una brutta sorpresa: Nabucodonosor, a suo tempo, avendo deportato solo la crema della società giudaica, aveva lasciato sul posto quella rurale che, ovviamente, aveva conservato i culti religiosi tradizionali politeistici, in onore al dio Yahweh e a sua moglie Asherah. Pertanto, col potere conferito loro dai persiani, diedero avvio a una lotta ideologica per abbattere il politeismo tradizionale, incrementando i loro scritti sacri con una storiografia inventata con cui diffamavano i loro antenati. Asserivano che questi conoscevano il vero Dio ma si intestardivano a seguire i falsi dèi altrui, tanto da guadagnarsi l’appellativo di “popolo dalla dura cervice”. In realtà i loro antenati erano sani di mente, non erano per nulla apostati perché nessuna verità celeste era stata mai rivelata loro. Erano genti normalmente politeiste, come tutti gli altri popoli coevi.
L’archeologia ha dimostrato che le antiche storie bibliche o sono leggende inventate di sana pianta, oppure sono fatti storici ma immensamente gonfiati, che insomma qualche piccolo eroe ci sarà pure stato e così pure un minuscolo regno unito prima che si formassero due regni effettivi, in realtà insignificanti, che furono facilmente fagocitati dagli assiri e dai babilonesi.
Per i credenti le invettive bibliche contro gli ebrei testimonierebbero la sua onestà. I mille passi della Scrittura che deprecano il gusto degli antichi israeliti per gli idoli sono talmente inverosimili che rivelano invece l’intento di giustificare il presente e triste stato di vassallaggio di quegli aristocratici giudei e, allo stesso tempo, di sentirsi legittimati a cancellare con qualsiasi mezzo, probabilmente anche con soprusi e assassinii, il politeismo ancora radicato negli ebrei rustici.
Consideriamo l’inverosimiglianza di questo brano:
“ Tornato dalla vittoria sugli Idumei, Amazia fece portare le divinità dei figli di Seir e le costituì suoi dèi e si prostrò davanti a loro e offrì loro incenso. Perciò l’ira del Signore divampò contro Amazia; gli mandò un profeta che gli disse: «Perché ti sei rivolto a dèi che non sono stati capaci di liberare il loro popolo dalla tua mano?»” — 2Cronache 25:14-15, CEI.
Questo re e i suoi sudditi sono fatti apparire come pazzi (per non dire altro): vincono grazie al Dio d’Israele ma si portano a casa gli déi sconfitti non per oltraggiarli ma per adorarli al posto del loro!
E che dire dei commenti esterrefatti dei profeti?
“Ha mai un popolo cambiato dèi?
Eppure quelli non sono dèi!
Ma il mio popolo ha cambiato colui che è la sua gloria
con un essere inutile e vano.
Stupitene, o cieli;
inorridite come non mai.
Oracolo del Signore.
Perché il mio popolo ha commesso due iniquità:
essi hanno abbandonato me,
sorgente di acqua viva,
per scavarsi cisterne, cisterne screpolate,
che non tengono l’acqua.”
Geremia 2:11-13, CEI
“Ha mai un popolo cambiato dèi?” chiede Geremia: la risposta è ovvia: nessun popolo lo ha mai fatto se non per costrizione. “Stupitene, o cieli; inorridite come non mai” continua Geremia, perché gli israeliti, pur avendo una sorgente d’acqua viva vanno a dissetarsi a cisterne vuote e rotte!
In effetti, anche i cieli avrebbero da stupirsene a vedere individui che sacrificano tonnellate di bistecche a pezzi di legno sordi e ciechi quando hanno tutto per loro un dio vivente che elargisce a loro vantaggio prodigi d’ogni sorta.
Durante il regno del re Acab ci fu perfino una sfida di tipo scientifico fra il profeta di Dio Elia, e 450 profeti di Baal, i quali furono clamorosamente sbugiardati col loro dio davanti a tutto il popolo che assisteva e che, al termine, li sgozzò seduta stante per la loro impostura. Inoltre in quello stesso momento cessò pure la siccità mandata da Elia e che perdurava da anni. Ma come andò a finire? Che la moglie del re, una donna fenicia che aveva imposto il culto di Baal in Israele, diede la caccia ad Elia e continuò a imporre al popolo l’idolatria. E il popolo come reagì? Non smise per parecchi anni di adorare Baal nonostante ci fossero altri portenti divini che protessero Israele da potentissimi eserciti nemici. Con i profeti successivi, come Eliseo, le cose non andarono meglio: più Dio si affannava a provare di essere il Dio vivente con portenti di ogni sorta che avvantaggiavano gli ebrei, più questi si ostinavano a venerare i sordi pezzi di legno.
Fin qui la storiografia biblica. Dal V secolo A.C., ossia nel periodo del post esilio, c’è la storia documentata; gli ebrei storici, a differenza dei loro immaginari antenati ottusamente idolatri, aborrivano tutti l’idolatria. Aborrivano anzi qualsiasi intromissione culturale straniera, come quella dei romani che, abituati a latinizzare i popoli che conquistavano, trovarono un osso troppo duro nell’ebraismo, tanto che dovettero affrontare difficili ribellioni che sfociarono infine nella distruzione del regno e nella diaspora definitiva degli ebrei.
Caro marco, ti rispondo dicendo che la bibbia ebraica può essere pure in disaccordo con i dati archeologici, ma ciò non toglie che rimane una collezione di testi UNiCi per la sua importanza e per il suo valore etico, morale e religioso. I racconti della Torah poi, sono stati concepiti per spiegare da dove viene il popolo di Israele e domandarsi se ciò che dicono sul piano storico sia fondato o meno, non permette a molti suoi detrattori (tra cui te) di capire il nocciolo della questione: e cioè che questi racconti danno una spiegazione più che plausibile delle origini del popolo ebraico. Punto. Infatti il popolo d’ Israele non è nato per caso o in seguito a circostanze fortuite, ma è frutto di un disegno ben preciso di Dio. Non sarà un caso che Israele è vivo e vegeto ancora oggi non credi?
I racconti/leggende/ poi, intendono mostrare che gli israeliti erano stati prescelti da Dio per essere strumento della sua volontà nel mondo. E gli insegnamenti racchiusi in queste famose “leggende” hanno valore solo per il popolo d’Israele nel suo insieme perché cercano di spiegare cosa significhi vivere in un rapporto di fiducia con quel Dio che li ha scelti in maniera così evidente e straordinaria malgrado le infedeltà.
Per quanto riguarda il monoteismo, invece, a dispetto di quanto dici, gli ebrei da tempo immemorabile hanno mantenuto la fede dei loro antenati, indipendentemente dal luogo in cui si sono trovati a vivere o in un ambiente culturale e religioso diverso e circondato da politeisti. E questo è un dato estremamente significativo ancora oggi per gli ebrei di tutti i tempi. È un dato di fatto incontrovertibile!
Mentre i cinque libri del pentateuco sono stati composti a partire da testi preesistenti, ma basati però sulla tradizione orale, e hanno assunto solo la forma nella quale li conosciamo, cioè scritta, molti secoli dopo gli eventi di cui parlano. E comunque questo non toglie che intendono trasmettere verità profonde e insegnamenti religiosi, che sono eventi del passato, ma però come tutte le “leggende”, hanno una loro lezione da insegnare a chi legge o ascolta. Nello specifico, insegnano che cosa vuol dire appartenere al popolo d’Israele e quale rapporto esiste tra questo e il creatore del mondo cioè Hashem il solo e unico Dio.
Cara Antonella, ma che differenza fa se esiste un solo Dio o tanti dei? Ragionando solo in termini laici e per ipotesi, se esistesse un solo Dio ma che fosse iroso, geloso, vendicativo, capriccioso, contraddittorio e di mutevole umore, cosi come si sveglia la mattina, poveri noi potremmo dire, perché non ci sarebbe nessun altro dio a cui appellarci per poterci salvare, e non ci resterebbe che combattere con l’unico dio magari, anche se sarebbe una lotta impari. La differenza quindi non è fra il politeismo e il monoteismo, ma fra la natura dei Dio biblico che è diverso da tutti gli altri dei ( falsi o veri che siano sarà lui a cancellarli dalla faccia della terra, sta scritto). Ciò che conta è la natura del Dio Biblico, che essendo uno, ha una sola natura, sempre fedele a se stesso anche solo per amore del suo nome. Non può mai smentirsi o pentirsi ed essente da contraddizioni, non potendo mai esserci dualismi in lui. neanche la giustizia può essere in conflitto ed in contraddizione con la sua misericordia, cosi come il suo amore con la sua ira, e così via. Tutte cose difficili da conciliare, e gli ebrei devono cercare di spiegare cosa significa che Dio è Uno, conoscere la sua natura, altrimenti serve a poco dire semplicemente che non esistono gli altri dei. Perchè se esiste un solo Dio che sembra avere diverse nature e modalità di comportamento, cadremmo comunque nel politeismo, un dio a cui è difficile essere fedele seguendo la logica perchè nemmeno lui è fedele stesso: Comunque la semplice differenza fra il Dio degli ebrei e tutti gli altri dei, e che Dio è solo amore, perché gira e rigira sempre là andiamo a finire, perché solo l’amore riconduce tutto ad unità portando ogni cosa a compimento: Dio è uno solo per gli ebrei, ma poi nn credendoci diventano degli atei, oggettivando solo la morale l’etica e tutto il resto.
Ma l ho già detto e lo ripeto sempre, ciò che conta per l’ebraismo è l’amore per la verità: camminare sul sentiero della verità divina, e sono venuto al mondo per dare testimonianza alla verità, diceva Gesù, il tuo Messia a cui non credi solo perché non lo conosci.
Ma si evince chiaramente dai tuoi ragionamenti, che nn credi neanche in Dio, perché a riprova delle parole di Gesù, solo chi conosce il Padre conosce me, e solo chi conosce me conosce il Padre, perché io e il padre siamo una sola cosa, essendo una sola la verità. Purtroppo quando la verità è unica, agli uomini fa paura, dimenticando però che la verità è amore..
Non mi prolungo, ma non mi rispondere male perchè è una guerra fra fratelli la Bibbia. Comincia cosi il libro della genesi, e cosi continua, anche nella storia dei patriarchi. Fra i due figli di Abramo e di Isacco e tra i figli di Giacobbe. Ma quando decisero di uccidere Giuseppe, sta scritto che lo videro venire da lontano, e solo perché non conoscevano la sua natura (temendolo come rivale) decisero di ucciderli.. Ma come finisce il libro della Genesi? Con la riconciliazione tra i fratelli in nome di Dio, perché se morto il padre Giacobbe, i fratelli temevano la vendetta di Giuseppe, si ricordarono che Dio era il loro Padre. Tutta una questione di occhi la Bibbia, e se gli uomini giudicano ogni cosa vedendola da lontano, DIo invece che tutto vede e conosce, scende sempre dai cieli prima di giudicare. Voglio scendere dice, prima di giudicare, per vedere da vicino ogni cosa sembra, se è tutto vero quello che gli hanno riferito ( vedi l ‘episodio di Sodoma). Vedono solo il mondo visibile gli uomini, le apparenze, ma lui invece scruta i cuori, conoscendo tutti i segreti del cuore di un uomo, e solo quando vede che nel loro cuore non hanno altro che malvagità li stermina tutti, come nell’epiosdio del diluvio universale. Solo quando sono irrecuperabile e non può redimerli con la sua misericordia. Agisce sempre al limite il Signore, così come disse ad Abramo: Il tuo popolo sarà schiavo per 400 anni perché la malvagità dei cananei non è ancora arrivata al limite disse, altrimenti non li avrebbe sterminati solo per amore di Israele, perché lui ama ogni di cosa di ciò che creato, ed è al suo amore che devono dar testimonianza gli ebrei, lasciando a lui ogni giustizia.( non ci sono mai preferenze in Dio)
Ma gli uomini spesso fanno il contrario, in nome della verità vorrebbe fare loro giustizia qui in terra.
Stai bene,
Caro anonimo, non voglio risponderti male (e sto facendo uno sforzo enorme per quanto mi è possibile), ma tu evita di scodellare sempre i tuoi indigesti minestroni riscaldati a base di cristianesimo, Gesù, uno, trino, e quattrino, condito con il tuo dio di pace, amore e fantasia! Se vuoi rispondere almeno stai a tema . Grazie.
sforzati, sforzati, il minestrone fa bene alla salute, nutre e ti tiene leggera, anche se a volte fa borbottare lo stomaco
Leggi i vangeli ed il nuovo testamento con spirito aperto e liberi, Bisogna prima conoscere le cose per parlarne. Basta porrei al centro di ogni cosa Dio e non Israele, perché è Dio e la misura di tutte le cose e non l ‘uomo, e cosi sarai felice dopo aver scoperto che è Dio ad amare gli uomini, amando te singolarmente ed il popolo di Israele, per far conoscere il suo nome al mondo e ricondurre il mondo a lui Perché essendo Uno il suo amore è indivisibile.
Ma in amore bisogna essere minimo in due, l’amante e l’amato, in rapporto da pari a pari, due anime liberi ed un solo corpo, unite in tutto dall’amore. 2 + 1 fa tra e sai perché?
Perchè gli opposti complementari devono tutti essere uniti grazie ad un unico principio originale universale. Ma senza amore, senza il principio unificatore, gli opposti possono diventare contrari non conoscendosi e ne incontrandosi mai, come può capitare all’uomo e alla donna.
Il Signore è Uno, ma essendo comunione e compimento di tutte le cose, è trino quando tutto unisce a se, in cui ogni cosa si trova in rapporto da pari a pari con lui..
Ma a gli uomini ti sei avvicinata nel rispetto delle leggi o grazie all amore?
Quale delle due preferisci? Senza amore credo che sia un fardello sulle spalle il rispetto delle leggi, ma se si ama invece , è l amore che ti conduce al rispetto delle leggi, rendoti libera e non schiava, perchè la legge è il frutto dell’amore.
ciao
Cara Antonella, hai scritto:
“E comunque questo non toglie che intendono trasmettere verità profonde e insegnamenti religiosi, che sono eventi del passato, ma però come tutte le “leggende”, hanno una loro lezione da insegnare a chi legge o ascolta.”
Ritengo che la Torah sia insegnamento, fondato non sull’onniscienza divina – come vorrebbero i credenti – ma sulla mentalità di uomini vissuti tre millenni fa. Alcune delle tante metafore bibliche educative cui ti riferisci spiegano, per esempio – appunto secondo la suddetta mentalità arcaica – il buon uso che l’uomo giusto deve fare, in determinate circostanze, delle donne della sua famiglia.
Ecco una di queste circostanze: se in casa sono stati accolti degli uomini come ospiti e si presenta della gentaglia che vuole sodomizzarli, l’uomo giusto deve far stuprare le sue figlie o sua moglie da quei violenti al posto dei suoi ospiti. La letteratura rabbinica, insieme a quella cristiana, negli ultimi duemila anni ha sempre riconosciuto proprio questo significato didattico negli episodi cui mi sto riferendo, vale a dire quelli di Sodoma e di Ghibea. Il loro carattere educativo indica, da un lato, il modo corretto e amorevole di trattare i forestieri (che è quello di Lot, che li ospita e li vuole proteggere anche a costo di rimetterci le sue figlie) e come contraltare quello sbagliato dei sodomiti.
Poiché, come dicevano i latini, “repetita iuvant”, quest’insegnamento è ripetuto nel Tanack, anzi è amplificato, poiché il vecchio ospitante della città di Ghibea ha anche lui due visitatori da proteggere, che però sono un uomo e una donna. Emulo del buon Lot, oltre ad offrire ai volenti che attendono in strada la sua figlia unigenita, offre loro anche la donna sua ospite. E qui, a differenza che nell’episodio di Sodoma, questa “nobile” proposta non rimane pura astrazione ma è messa in atto. La donna ospite è gettata in pasto agli stupratori così che suo marito potrà salvarsi. Poi il vedovo chiederà giustizia a Dio e agli uomini facendo a pezzi il cadavere di sua moglie.
I rabbini di OGGIGIORNO, però, volendo essere in sintonia col sentire ATTUALE, interpretano queste antiche storie educative snaturandole: le privano, cioè, di una delle due metafore che conferiscono loro il carattere d’insegnamento. Sostenendo che sono errati il comportamento dei violentatori e ANCHE quello di Lot e del vecchio di Ghibea, mutilano il significato morale di questi episodi. Questi, infatti, mostrano non solo come è sbagliato agire (quello degli abitanti inospitali e violenti) ma anche il modo corretto di comportarsi (quello di Lot e del vecchio suo emulo).
Un buon insegnamento deve, infatti, indicare quale sia il comportamento giusto in confronto a quello sbagliato.
Scusa la domanda personale: tu che sei donna, trovi davvero universale, divino e senza tempo questo tipo d’insegnamento?
Il Pentateuco mette in secondo piano le donne già nel mito della Creazione: l’uomo è creato a immagine e somiglianza di Dio, mentre la donna è “partorita” da lui. Lo scrittore biblico priva così la donna pure di questa sua naturale prerogativa.
Interessante è pure il “sigillo” del patto fra l’individuo ebreo e Dio: la circoncisione. Questa costituisce un tratto distintivo di quel patto che solo i maschi possono portare sulla loro carne. Sarebbe stato più rispettoso per le donne un segno diverso che valesse per tutti gli individui.
Tuttavia, il Dio biblico ha scelto un vessillo che solamente gli uomini possono esibire; ma, curiosamente, quel vessillo deve rimanere nascosto perché sarebbe indecoroso e oltremodo imbarazzante innalzarlo pubblicamente. 😉
Ci sono argomentazioni su cui si può essere d’accordo oppure no, e altre che invece sono pure falsità. Devo constatare che questo tuo commento purtroppo appartiene alla seconda categoria.
Ti ho già fatto notare più volte che i rabbini non hanno mai interpretato il comportamento di Lot in maniera positiva. Le più antiche raccolte esegetiche rabbiniche ci dicono l’esatto contrario. Piuttosto che usare il maiuscolo per enfatizzare le parole OGGIGIORNO e ATTUALE, ti invito quindi a prendere atto di questa realtà.
Seconda falsità: solo l’uomo è creato a immagine di Dio. Non è così. Il testo di Genesi 1 ci dice a chiare lettere che l’Adam zakhar unekevah è creato a immagine di Dio. Il resto è un’invenzione di Paolo di Tarso.
Caro redattore, scrivi:
“Ti ho già fatto notare più volte che i rabbini non hanno mai interpretato il comportamento di Lot in maniera positiva. Le più antiche raccolte esegetiche rabbiniche ci dicono l’esatto contrario. Piuttosto che usare il maiuscolo per enfatizzare le parole OGGIGIORNO e ATTUALE, ti invito quindi a prendere atto di questa realtà.”
“Nullius in verba” (non dare mai per certa la parola di nessuno) è fin dal 1660 il motto della Royal Society, la prestigiosa associazione scientifica inglese.
Non pensi anche tu che la qualifica di realtà dovrebbe appartenere soltanto a ciò che è documentato dai fatti e non da attestazioni gratuite? Se, come affermi, anche i rabbini dei secoli passati hanno condannato il comportamento di Lot, ciò dovrebbe essere documentato. Di sicuro dovrebbe esserlo nell’opera del grande Maimonide “La guida dei perplessi” dove il Maestro rileva e spiega i passi del Tanack più controversi. E il comportamento di Lot che voleva far violentare le sue figlie da tutti i maschi di una città crea sicuramente qualche perplessità.
Fino ad ora hai solo citato autori e scritti contemporanei in merito a Lot; se dici che quest’argomento è stato trattato pure anticamente dai rabbini, ti invito a indicarmene le fonti (chiaramente con tutti i dettagli necessari perché sia possibile verificarle).
Hai anche scritto:
“Seconda falsità: solo l’uomo è creato a immagine di Dio. Non è così. Il testo di Genesi 1 ci dice a chiare lettere che l’Adam zakhar unekevah è creato a immagine di Dio. Il resto è un’invenzione di Paolo di Tarso.”
Di certo l’uomo fu creato per primo, la donna solo in seguito, e comunque essa non era nei progetti divini. Dio si accorse che l’uomo era proprio solo nella sua attività di giardiniere dell’Eden e gli condusse tutti gli animali che aveva creato perché Adamo ne scegliesse uno per aiutarlo nel lavoro. Ma nessun animale sembrò adatto all’uomo per questo scopo. Pertanto Dio gli fece “partorire” Eva.
Se Adamo si fosse accontentato di qualche animale come aiuto giardiniere Eva non sarebbe neppure nata.
Non sarebbe stato più semplice se Dio avesse creato direttamente entrambi i due esemplari umani dalla terra, come presumibilmente aveva già fatto con gli animali? Così non ci sarebbero mai stati dubbi, equivoci e illazioni come quelle di Paolo di Tarso sulla pari dignità dei due sessi.
Riguardo a Lot, non ho menzioanto autori contemporanei, bensì i Midrashim, che sono opere antiche. Se lo desideri, ti posso citare i brani che ne parlano, oppure puoi tu stesso consultarli tramite la monumentale libreria online di Sefaria.
Tralasciando la tua interpretazione del racconto dell’Eden che priva il testo della sua profondità, tu hai affermato che la donna non è stata creata a immagine di Dio secondo la Genesi, e ciò è palesemente falso, poiché il testo dice il contrario. Non facciamo confusione: quello di Genesi 2 è un altro racconto, come tutti i critici sanno bene. Il concetto di immagine di Dio appartiene al primo racconto, non al secondo.
Illlustre Marco mi viene da sorridere per quello che hai scritto. I tuoi tentativi di discredito e di denigrazione sono semplicemente infondati, inconsistenti, e persino puerili.
Sembra che il tuo approccio al testo biblico, sia un artificio mistificatorio e denigrante tipico di gente atea o ignorante. Devi sapere caro Marco, (te lo dico nell’orecchio) che il Tanakh è un testo di difficile comprensione. Se fosse così semplice da essere capito da tutti, del resto, non sarebbero sorte controversie sulla sua interpretazione anche tra rabbini. E per capirlo, ci vogliono buone basi solide, oltre che naturalmente la conoscenza della lingua ebraica, che è di fondamentale importanza per conoscere l’ambiente in cui un testo è stato concepito. Lascia stare le traduzioni. Il popolo ebraico del resto si è sempre differenziato nettamente dalle altre fedi. Esso ha dato corpo a idee universali, ad un modo di vivere e ad aspirazioni per il futuro che ne ha fatto, un popolo monoteista separato da altri gruppi. Non per niente un osservatore ostile al pari tuo, come Balaam si era sentito obbligato ad identificare gli Ebrei come “un popolo a parte, che non può essere incorporato in altre nazioni” (Num. 23:9).
Per quanto riguarda le sue dottrine di fede poi, l’ebraismo considera i propri princìpi e valori quali verità radicate nella tradizione della Torah e la sua autorità è in ultima istanza se permetti, è di origine divina e non puramente umana. Punto. I nostri presupposti “teologici e filosofici” su Dio, l’uomo, la creazione, sono unicamente ebraici (come già detto) e, attraverso il corso dei secoli, sono stati conservati nonostante sforzi di dissuasione, ridicolizzazioni, o persino torture.
Ora I FATTI IN GIUDICI 19 si trovano all’inizio e alla fine del racconto e sono: “Ora accadde in quei giorni che non c’era re in Israele”. Ciascuno era solito fare ciò che era retto ai suoi propri occhi”. Che vuol dire questo? Semplicemente, l’autore del libro dei Giudici intende dare un esempio di che cosa significava il suo motto: “In quel tempo non c’era re in Israele; ognuno faceva ciò, che era giusto ai propri occhi”. C’era cioè il più completo libero arbitrio e la corruzione morale aveva raggiunto un tale limite, da essere inammissibile e impensabile.
La similitudine poi, fra Genesi 19 e Giudici 19, è dato dal fatto che ogni associazione umana (gruppo, società, ecc.) può depravarsi al punto da commettere atti infami. Ciò vale sia per i pagani di Sodoma (Gn 19), ma anche per gli uomini della tribù di Beniamino (Gdc 19), quindi anche i membri del patto, che avevano la Legge di Dio. Gli inospitali beniaminiti, che poi erano dei balordi delinquenti, si fanno vivi alla porta della casa, come aveva fatto tutto il popolo di Sodoma davanti alla casa di Lot: esplosioni notturne di omosessualità, che non dimentichiamo, i racconti biblici comunque attribuiscono al malcostume pagano cananeo delle città (Gen 19,1-5). Si ricorre allora alle donne anche se vergini, esse diventano facile merce di scambio offerta alle voglie e all’abuso sessuale di “maschi depravati e scatenati”. Tutto questo ha un’origine comune: proprio il vostro subcosciente maschile. Ora secondo te, se il levita lascia la sua concubina nella foga dell’uomo è volontà di Dio? Non credo proprio! Il male vero, è la corruzione morale, così come lo è anche oggi del resto… E poi non so se nella storia di un’altra nazione si sarebbero conservate pagine così vergognose.. tu che dici? Chi scrive questi tre capitoli espone con coraggio e crudamente i fatti, proprio come per evidenziare la “distanza morale” tra lui e quei fatti, distanza che vuole creare anche tra i lettori e gli ascoltatori della narrazione..
Ora caro marco, (proprio non capisco il tuo scandalizzarti) dato che durante la storia umana sono sempre successe cose del genere e questo dimostra semplicemente che senza HaShem, e la sua la Torah, quanto l’uomo possa cadere in basso nella sua corruzione mentale e morale. Allora tutto è possibile: stupro di gruppo di uomini e donne, orge, pedofilia, sado-masochismo, atti sessuali che culminano dell’omicidio, ecc. Quando l’uomo perde i freni inibitori e si perverte, non conosce più limite. Questa è la lezione morale!
Per quanto riguarda la donna di Genesi vedo che ti ha risposto benissimo già Sguardo a Sion, e comunque in generale stando su un piano prettamente laico, ovunque in quel tempo, in Egitto, in Grecia, in Cina, in Messico, in Persia,Tibet, dove vuoi tu, in tutte le mitologie, la donna era considerata inferiore poichè tutte le religioni hanno del resto un’origine comune cioè la misoginia! Non è stato e non è così, invece per la bibbia ebraica se si studia seriamente.
Aristotele invece avrebbe detto che essa «è un uomo mancato. Bye.
Veramente non ho trovato alcuna tua citazione dai Midrashim, ma solo i nomi di un paio di studiose:
1. Riguardo a Lot, hai citato “The Roots of Megillat Ruth”, articolo della Dott.ssa Yael Ziegler (nell’articolo “Ruth: redimere il passato”).
2. Riguardo all’episodio di Ghibea hai citato la studiosa Yael Leibowitz, in una sua lezione presso la Yeshiva University (nell’articolo “Risposta a un nostro lettore”).
Spero tu non voglia davvero che vada io stesso a spulciare nella monumentale libreria di Sefaria per cercare dati che non credo che esistano.
Sarebbe più semplice se tu rivelassi tali fonti antiche riportandone gli stralci di merito (ovviamente non in ebraico) e fornendo le indicazioni utili per poterle verificare.
Mi stupisce molto ciò che dici:
“Quello di Genesi 2 è un altro racconto, come tutti i critici sanno bene. Il concetto di immagine di Dio appartiene al primo racconto, non al secondo.”
Ho sempre avuto l’impressione che tutti gli esegeti, sia ebrei sia cristiani, facciano acrobazie per dimostrare l’unicità narrativa della Creazione, secondo l’assunto che il libro di Genesi venga dalla penna di un unico redattore, che sarebbe Mosè. Perfino molte traduzioni usano artifici filologici pur di far apparire come unica la narrazione di Genesi.
Ad ogni modo se i racconti in questione sono due, e tuttavia posti nello stesso libro, stai forse affermando che uno dei due dice il falso? La storia di Eva tratta dalla costola di Adamo, in Genesi 2, sarebbe un’interpolazione, o cosa?
Marco scrive a Sguardo a Sion
Mi stupisce molto ciò che dici:
“Quello di Genesi 2 è un altro racconto, come tutti i critici sanno bene. Il concetto di immagine di Dio appartiene al primo racconto, non al secondo.”
Ho sempre avuto l’impressione che tutti gli esegeti, sia ebrei sia cristiani, facciano acrobazie per dimostrare l’unicità narrativa della Creazione, secondo l’assunto che il libro di Genesi venga dalla penna di un unico redattore, che sarebbe Mosè. Perfino molte traduzioni usano artifici filologici pur di far apparire come unica la narrazione di Genesi.
Ad ogni modo se i racconti in questione sono due, e tuttavia posti nello stesso libro, stai forse affermando che uno dei due dice il falso? La storia di Eva tratta dalla costola di Adamo, in Genesi 2, sarebbe un’interpolazione, o cosa?
E io devo dire che mi stupisco e molto anche, di queste tue conclusioni finali che lasciano e esterefatti e che dimostrano semplicemente ancora una volta che non conosci affatto il testo biblico!.
Ricordo bene di aver menzionato i Midrashim, seppure senza citare alcun passo testualmente. In ogni caso va bene, rimedio subito:
1. Midrash Tanchuma, Vayetzé 10
“Fino a che Lot rimase con Avraham, il Santo Benedetto Egli sia non gli apparve, ma dopo la partenza di Lot gli si rivelò [Rashi: “finché il malvagio era con lui, la Presenza divina si era ritirata da lui]. Come lo sappiamo? R. Elazar figlio di Pedat ha detto in nome di R. Yosé figlio di Zimra: Lo deduciamo dal verso: ‘E HaShem disse ad Avraham’ (Genesi 13:14). Quando avvenne ciò? Dopo la partenza di Lot”.
2. Midrash Tanchuma, Vayerà 12
“Quando si separò da Avraham, Lot scelse per sé tutta la pianura del Giordano, cioè Sodoma. Benché avesse visto che gli uomini di Sodoma agivano in modo dissoluto, egli scelse Sodoma in modo che potesse comportarsi come loro. Come lo sappiamo? Egli disse agli uomini di Sodoma: ‘Ho due figlie che non hanno conosciuto uomo; lasciate, vi prego, che io ve le porti fuori’ (Genesi 19: 7). Normalmente, nel mondo un uomo preferirebbe morire per amore di sua figlia o di sua moglie: egli ucciderebbe o accetterebbe di essere ucciso per il loro bene, ma quest’uomo (Lot) era disposto a permettere che le sue figlie fossero maltrattate dagli uomini! Il Santo Benedetto Egli sia gli disse: Per la tua vita, riservale (le tue figlie) per te! Gli scolari ti derideranno quando [in futuro, studiando la Torah] leggeranno: ‘Così le due figlie di Lot rimasero incinte del loro padre (Genesi 19:36)”.
3. Midrash Bereshit Rabbah, 50:11
“‘Ed egli (Lot) si attardava’ (Genesi 19:16). Egli indugiava dicendo: Che grande perdita di oro, argento e pietre preziose! Perciò è scritto: ‘Un altro brutto male ho visto sotto il sole: ricchezze custodite dal padrone a proprio danno’ (Eccl. 5:12). R. Yehoshua ben Levi ha detto: Questo verso si applica a Lot”.
Credo che sia sufficiente. Ora possiamo per favore lasciar perdere la storia secondo cui il giudizio negativo su Lot deriverebbe dall’Illuminismo? Te ne sarei molto grato.
Per quanto riguarda i due racconti di Genesi, a me non interessano le acrobazie apologetiche che negano l’evidenza. I racconti sono due ed è palese (come due sono anche le storie del Diluvio, che tuttavia in quel caso sono intrecciate). Nessuno dei due racconti però “dice il falso”: piuttosto, parlano di cose diverse con un proprio linguaggio. Prima vanno compresi separatamente e indipendentemente, poi, in secondo luogo, si può riflettere sul motivo per cui si trovano nello stesso Libro.
Bene, vi sono dei Midrashim, come avevi affermato, ma il primo (Midrash Tanchuma, Vayetzé 10) sebbene comprenda una nota di Rashi, non dice molto; spiega soltanto perché Lot volle trasferirsi in una città di peccatori: lo spirito divino lo aveva lasciato.
Il terzo (Midrash Bereshit Rabbah, 50:11) concorda con l’interpretazione che io stesso avevo dato sulle titubanze di Lot a fuggire seduta stante seguendo quei due viandanti che potevano essere sedicenti messi divini: indugiò non per malvagità ma per la prospettiva di perdere tutte le sue colossali ricchezze per ritrovarsi di colpo in mutande.
Solo il secondo (Midrash Tanchuma, Vayerà 12) centra la questione: ma la seguente osservazione dell’autore fa comprendere che questo scritto non risale a tempi molto lontani:
“Normalmente, nel mondo un uomo preferirebbe morire per amore di sua figlia o di sua moglie: egli ucciderebbe o accetterebbe di essere ucciso per il loro bene, ma quest’uomo (Lot) era disposto a permettere che le sue figlie fossero maltrattate dagli uomini!”
“Normalmente, nel mondo…”
Ma di quale mondo parla? Di sicuro non quello dell’epoca del primo e del secondo tempio, epoca in cui la legge mosaica consentiva che le ragazze fossero vendute in sposa, a qualsiasi età, a sconosciuti come fossero cocomeri al mercato:
“Ecco Rebecca davanti a te: prendila e va’ e sia la moglie del figlio del tuo padrone.” Gn 24, 51, CEI.
Rebecca era presente, ma suo padre la vendette a uno sconosciuto il quale diceva che l’avrebbe data in moglie a un altro sconosciuto che abitava in terre lontane sconosciute. Era come se stesse vendendo un’anfora anziché una figlia. A Rebecca fu solo chiesto se era disposta a partire immediatamente oppure dopo dieci giorni.
Le figlie potevano essere vendute anche come schiave, e la Torah non pone un limite d’età neppure per questo tipo di transazione. Ma in Levitico è stabilito il valore monetario dei bambini donati ai sacerdoti (e se una cosa si può donare ai sacerdoti si può anche vendere ai profani):
“Da un mese a cinque anni, la tua stima sarà di cinque sicli d’argento per un maschio e di tre sicli d’argento per una femmina.” (Levitico 27:6, CEI)
Non esistono norme nella Torah che vietino il maltrattamento di mogli e figli, ma quattro norme che condannano a morte i figli che non rispettano i loro genitori. I proverbi abbondano anzi di consigli sull’uso di bastone e verga per disciplinare i figli.
Questi che ho citato sono solo alcuni aspetti indicativi del concetto di amore paterno soprattutto vero le figlie secondo i canoni biblici.
A questo punto trovo pertinente ciò che ha scritto Antonella:
“Per quanto riguarda la donna di Genesi vedo che ti ha risposto benissimo già Sguardo a Sion, e comunque in generale stando su un piano prettamente laico, ovunque in quel tempo, in Egitto, in Grecia, in Cina, in Messico, in Persia,Tibet, dove vuoi tu, in tutte le mitologie, la donna era considerata inferiore poichè tutte le religioni hanno del resto un’origine comune cioè la misoginia! Non è stato e non è così, invece per la bibbia ebraica se si studia seriamente.
Aristotele invece avrebbe detto che essa «è un uomo mancato. Bye.”
Ho indicato l’Illuminismo come pietra di paragone per brevità, data la lunghezza dei miei commenti; ma l’evoluzione del pensiero e dell’etica hanno radici molto più antiche, e non proprio nella Torah. Il pensiero moderno ha le sue fondamenta nella filosofia greca e nel suo incontro con quella induista avvenuta in Medio Oriente dopo la conquista di Alessandro Magno, fusione denominata “Ellenismo”. Poi ci sono il diritto romano e infine il cristianesimo.
Gli ebrei hanno dovuto adattare le loro leggi e tradizioni a quelle romano-cristiane che vietavano, tra le altre cose, la poliginia, il ripudio, l’acquisto della sposa, ossia i capisaldi dell’istituzione matrimoniale mosaica.
Il fatto stesso che la dote nuziale non era più una somma con cui lo sposo comprava la sposa, acquisendone quindi ogni diritto di proprietà, ma era la famiglia della sposa che la versava e che apparteneva di diritto alla sposa, ribaltava notevolmente il valore della donna e i suoi diritti di moglie sull’eredità e sui propri figli.
Di conseguenza, se consideriamo le parole del Midrash sopra menzionato:
“Normalmente, nel mondo un uomo preferirebbe morire per amore di sua figlia o di sua moglie: egli ucciderebbe o accetterebbe di essere ucciso per il loro bene”
si nota che esse non esprimono quel tipo di mentalità arcaica che riduce la donna a oggetto di compravendita a qualsiasi età, come sposa o come schiava, ma rispecchia una sensibilità tipica di tempi a noi molto più vicini, non dico al Settecento illuminista (però è probabile) ma pure all’epoca rinascimentale.
Sta di fatto che – come una rondine non fa primavera – così questo Midrash non rompe il “silenzio assordante” di tutti i Maestri sul caso di Lot e in particolare su quello di Ghibea. Ho già citato Maimonide che scrive “La guida dei perplessi” ma i casi suddetti non lo hanno di certo lasciato perplesso non avendo sprecato una sola parola su di essi.
Ad ogni modo, accolgo il tuo invito a non trattare più quest’argomento.
PS. Mi indichi, per favore, un tuo articolo che approfondisca la presenza di due versioni in Genesi sulla creazione della donna?
Il primo Midrash citato afferma che la presenza divina non può manifestarsi in presenza di un malvagio. Il passo precedente (per favore, risparmiami di doverlo tradurre) afferma che Dio non può rivelarsi in una casa di idolatri, e subito dopo ci parla di Lot.
Non ti ho invitato a non trattare più l’argomento: puoi trattarlo quanto desideri. Ciò che invece non accetto è che si affermi la falsità storica secondo cui la condanna di Lot sarebbe stata introdotta dall’Ebraismo nei nostri tempi. Al contrario, ti ho mostrato come le raccolte omiletiche rabbiniche (Midrashim) abbiano già una visione negativa di Lot (a volte anche troppo: il Talmud, in Nazir 23, ad esempio, lo vede come un uomo sessualmente depravato). E questi testi non risalgono all’Illuminismo o al Rinascimento, ma a molto, molto prima. E non solo: per me l’interpretazione del Tanchuma Vayerà è assolutamente pshat, cioè rispecchia pienamente il senso letterale del testo biblico.
La Guida dei perplessi tratta di problematiche filosofiche che sorgono dal confronto tra la Torah e il razionalismo di stampo aristotelico. Maimonide parla del problema dell’eternità del mondo, del concetto di profezia, degli antropomorfismi e di altre questioni correlate. Se vuoi conoscere il punto di vista dei rabbini di quell’epoca sul caso di Lot devi consultare i commentatori biblici, non l’opera filosofica di Maimonide (il quale non era un commentatore biblico). A questo proposito, ecco come commenta Nachmanide il verso di Genesi 19:8: “Egli (Lot) si era impegnato molto per il bene dei suoi ospiti per salvarli, perché erano entrati sotto il riparo del suo tetto; ma placare gli uomini della città cedendo le sue figlie (per promiscuità) non fu altro che un segno di malvagità”.
E poco meno di un secolo dopo (ma pur sempre nel Medioevo), Rabbenu Bachya scrive sullo stesso verso: “(Lot) Non avrebbe potuto compiere un più grave atto dell’abbandono della propria carne e del proprio sangue alla lussuria perversa dei suoi connazionali”.
Nella stessa epoca, il Tur Haroch commenta: “Mentre la Torah attribuisce a Lot il merito di aver protetto i suoi ospiti dalla folla locale, ci parla però anche della sua depravazione morale: quella di un padre che usa le sue figlie come merce di scambio per evitare un abominio e compierne un altro”.
Insomma, in poche parole: il silenzio assordante di cui parli non esiste.
Se ci sforziamo a guardare alla Bibbia come a un testo di 3000 anni fa, senza anacronismi e senza l’etnocentrismo che traspare dai tuoi commenti, comprendiamo che la vendita dei figli ai sacerdoti o ai profani era una misura estrema adottata dalle masse contadine proprio per non far morire questi figli di fame (vedi il caso di Nechemia). E la Torah rivoluziona questa pratica dall’interno, affermando: “Se un uomo vende la propria figlia per essere serva, ella non se ne andrà come se ne vanno gli schiavi”. Cioè, di fatto, ella non è una schiava (nel senso che questo termine aveva nel Vicino Oriente antico). E il “padrone” ha l’obbligo di assicurarle cibo, vestiario e coabitazione come le altre mogli, altrimenti ella è automaticamente libera.
Ci sono nella Bibbia ebraica molti brani in cui i figli sono presentati come la cosa più cara per i genitori. Questo era un fatto naturale, e lo è per qualsiasi cultura che abbia sviluppato un minimo di civiltà.
La Ketubah nella legge rabbinica è versata dal marito, non dalla famiglia della sposa. Essa non è che la legittima evoluzione del “prezzo” biblico, con la differenza che viene versata al momento del divorzio, non prima del matrimonio, benché il suo ammontare sia prestabilito già nel contratto di matrimonio.
PS: In nessun articolo ho trattato l’argomento dei due racconti della Creazione, ma solo nel mio libro.
Ah caro Marco, mi sono dimenticata di dire nel mio penultimo intervento in risposta al tuo sulla donna, e parafrasando il titolo di questo articolo posto da Sguardo a Sion che intitola il dibattito : “La Torah è immorale? La risposta è un deciso NO! La Torah è giusta e santa, sono gli uomini di tutti i tempi che diventano corrotti e immorali lontano da HaShem e la sua Legge.
Ps: un consiglio per iniziare la comprensione di Genesi. Comprati il libro di Sguardo a Sion intitolato: Una voce ho udito. Costa solo 13 euro. Ti aprirà la mente….
Ma su quel libro sguardo da Sion, ( sguardo degli uomini e non di Dio) ha cancellato la parola del Signore che CERTAMENTE sarebbero morti se avessero mangiato di quell albero che tanto amano i sapienti e gli studiosi, e non credo che abbia spiegato per quali motivi Eva ha detto di essere stata ingannata. Il serpente mi ha ingannato disse…. e l’inganno dura ancora………. e chi si lamenta della discriminazione della donna e tutto il resto, deve sapere che è la conseguenza del peccato perchè in origine non era cosi. Lo diceva Gesù, che era venuto a ristabilre ogni cosa così come era in origine nei piani e nei progetti di Dio, aggiungendo che solo per la durezza dei cuori Mosè ha dovuto dare una legge. Ma in base alla legge nessuno è giusto e nessuno può salvarsi. E’ Giusta solo la legge mi verrebbe da dire, ma se diritto e giustizia sono le basi del trono di Dio, grazie e misericordia camminando davanti a lui, ed è importante è credere ed aver fede in colui che siede sul trono che spesso ama scendere dai cieli, perché non ha bisogno di difendere il suo trono. Saldo il tuo trono saldo il mio cuore diceva Davide, e scendendo e risalendo il suo trono il figlio di Davide ha reso stabile il suo trono e salvato l’uomo.
Mentre Davide per difendere il suo trono fece morire un uomo, ma capiì che nessun trono vale più della vita di un uomo che avrebbe dovuto amare come se stesso per la sua integrità morale.
Per favore anonimo, evita di giudicare libri che non hai letto. E per la cronaca: non ho cancellato proprio niente del testo biblico nel libro.
Il Signore completerà per me l opera delle sue mani, diceva Davide, perché tocca completare e portare a compimento ogni cosa. Ma lui nella sua prescienza tutto ha portato a compimento, altrimenti non si sarebbe riposato in pace con se stesso come sta scritto
Ma ne avevamo parlato qui a lungo. Ma se non l hai cancellato, allora devi ammettere che gli ebrei non devono mai cibarsi di quell’albero, ma solo dell’albero della vita, perché è l’albero della vita il simbolo della torah. Perché se Dio è tutt’uno con la sua torah, e Dio non può morire, per il principio di simmetria e la proprietà transitiva, chi si ciba di solo torah non dovrebbe mai morire .
Al contrario cibandosi dell altro albero, perché neanche Dio si ciba di quell albero.
mi sembra semplice il ragionamento, l’unico possiibile, avendo Dio in quel giardino diviso la vita dalla morte , e non il bene dal male
Eva vide che era desiderabile per acquistare saggezza quell’ albero ( dopo aver ascoltato le parole del serpente) ma ciò che si desidera ed acquista, a volte costa molto caro, la propria vita, specialmente quando lo si acquista dal serpente, ma la sapienza di Dio invece non si acquista perché è un dono gratuito di Dio. ( per gli amanti l amore è sempre un dono dal cielo, e non si vantano mai dell amore così come non è acquistabile l amore). ( due volte dono un figlio ad Abramo, il suo più grande dono per l umanità)
Sono cose diverse la saggezza dalla sapienza, e puoi dirmi quali sono i termini usati per desiderabile ed acquistare, in quel racconto? Lo sai che tutte le parole sono importante nella Bibbia
li potremmo commentare o fare solo un favore a me
Antonella ha scritto:
“Illlustre Marco mi viene da sorridere per quello che hai scritto. I tuoi tentativi di discredito e di denigrazione sono semplicemente infondati, inconsistenti, e persino puerili.
Sembra che il tuo approccio al testo biblico, sia un artificio mistificatorio e denigrante tipico di gente atea o ignorante. Devi sapere caro Marco, (te lo dico nell’orecchio) che il Tanakh è un testo di difficile comprensione. Se fosse così semplice da essere capito da tutti, del resto, non sarebbero sorte controversie sulla sua interpretazione anche tra rabbini. E per capirlo, ci vogliono buone basi solide, oltre che naturalmente la conoscenza della lingua ebraica, che è di fondamentale importanza per conoscere l’ambiente in cui un testo è stato concepito. Lascia stare le traduzioni. Il popolo ebraico del resto si è sempre differenziato nettamente dalle altre fedi. Esso ha dato corpo a idee universali, ad un modo di vivere e ad aspirazioni per il futuro che ne ha fatto, un popolo monoteista separato da altri gruppi. Non per niente un osservatore ostile al pari tuo, come Balaam si era sentito obbligato ad identificare gli Ebrei come “un popolo a parte, che non può essere incorporato in altre nazioni” (Num. 23:9).
Per quanto riguarda le sue dottrine di fede poi, l’ebraismo considera i propri princìpi e valori quali verità radicate nella tradizione della Torah e la sua autorità è in ultima istanza se permetti, è di origine divina e non puramente umana. Punto. I nostri presupposti “teologici e filosofici” su Dio, l’uomo, la creazione, sono unicamente ebraici (come già detto) e, attraverso il corso dei secoli, sono stati conservati nonostante sforzi di dissuasione, ridicolizzazioni, o persino torture.
Ora I FATTI IN GIUDICI 19 si trovano all’inizio e alla fine del racconto e sono: “Ora accadde in quei giorni che non c’era re in Israele”. Ciascuno era solito fare ciò che era retto ai suoi propri occhi”. Che vuol dire questo? Semplicemente, l’autore del libro dei Giudici intende dare un esempio di che cosa significava il suo motto: “In quel tempo non c’era re in Israele; ognuno faceva ciò, che era giusto ai propri occhi”. C’era cioè il più completo libero arbitrio e la corruzione morale aveva raggiunto un tale limite, da essere inammissibile e impensabile.
La similitudine poi, fra Genesi 19 e Giudici 19, è dato dal fatto che ogni associazione umana (gruppo, società, ecc.) può depravarsi al punto da commettere atti infami. Ciò vale sia per i pagani di Sodoma (Gn 19), ma anche per gli uomini della tribù di Beniamino (Gdc 19), quindi anche i membri del patto, che avevano la Legge di Dio. Gli inospitali beniaminiti, che poi erano dei balordi delinquenti, si fanno vivi alla porta della casa, come aveva fatto tutto il popolo di Sodoma davanti alla casa di Lot: esplosioni notturne di omosessualità, che non dimentichiamo, i racconti biblici comunque attribuiscono al malcostume pagano cananeo delle città (Gen 19,1-5). Si ricorre allora alle donne anche se vergini, esse diventano facile merce di scambio offerta alle voglie e all’abuso sessuale di “maschi depravati e scatenati”. Tutto questo ha un’origine comune: proprio il vostro subcosciente maschile. Ora secondo te, se il levita lascia la sua concubina nella foga dell’uomo è volontà di Dio? Non credo proprio! Il male vero, è la corruzione morale, così come lo è anche oggi del resto… E poi non so se nella storia di un’altra nazione si sarebbero conservate pagine così vergognose.. tu che dici? Chi scrive questi tre capitoli espone con coraggio e crudamente i fatti, proprio come per evidenziare la “distanza morale” tra lui e quei fatti, distanza che vuole creare anche tra i lettori e gli ascoltatori della narrazione..
Ora caro marco, (proprio non capisco il tuo scandalizzarti) dato che durante la storia umana sono sempre successe cose del genere e questo dimostra semplicemente che senza HaShem, e la sua la Torah, quanto l’uomo possa cadere in basso nella sua corruzione mentale e morale. Allora tutto è possibile: stupro di gruppo di uomini e donne, orge, pedofilia, sado-masochismo, atti sessuali che culminano dell’omicidio, ecc. Quando l’uomo perde i freni inibitori e si perverte, non conosce più limite. Questa è la lezione morale!”
Pregevole Antonella, dopo una lunga sequela di “etichette” che mi hai posto, unendoti così in coro all’illustre anonimo, sei infine passata ad argomentare.
Hai premesso che la Bibbia è di difficile comprensione: sicuramente lo è, ma per chi la legge con la miopia selettiva, ossia focalizzando solo alcune parti del testo e chiudendo entrambi gli occhi su tutto il resto. Tu punti sulla frase più gettonata che “in quel tempo non c’era re e ciascuno faceva quel che gli pareva giusto”. Hai focalizzato solamente questo, eppure c’è molto altro: ti sei chiesta che faceva Dio nel frattempo? Secondo te dormiva?
Io ho sempre rilevato che lo scrittore biblico pone continuamente l’accento sul fatto che Dio non dormiva per nulla durante quell’anarchia, ma dirigeva tutti gli avvenimenti. Li dirigeva soprattutto col castigo, che di solito avveniva con l’oppressione degli israeliti da parte di popolazioni pagane mandate da Dio stesso.
Scrivi: “Ora secondo te, se il levita lascia la sua concubina nella foga dell’uomo è volontà di Dio? Non credo proprio!”
Certo che non è volontà di Dio, anzi Dio volle giustiziare i colpevoli: l’intera tribù di Beniamino.
Ma a pagare il prezzo di quell’immensa carneficina furono in particolare tutte le donne, dalla prima all’ultima, dalle neonate alle canute, che fece stuprare, seviziare e macellare da uomini imbestialiti senza freno. Infatti, Dio dirigeva le battaglie, guardava e lasciava che la sua giustizia si compisse.
Secondo il buon senso e secondo il principio base di ogni codice penale, anche l’OMISSIONE equivale a colpevolezza. Nel nostro codice penale, l’art. 40 recita: “Non impedire un evento, che si ha l’obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo.” Così, se un papà vede che i suoi bambini appiccano il fuoco a un barbone e lui resta lì a guardare, per la legge e per il senso comune il vero colpevole è lui.
Tornando ai fatti di Ghibea, la giustizia divina si abbatté su tutti i beniaminiti: perciò non è vero che ciascuno poteva, IMPUNEMENTE, fare ciò che voleva. Scrivo quest’avverbio a lettere cubitali perché la tua analisi ignora del tutto quest’aspetto delle storie dei Giudici. L’uomo di quei tempi agiva come gli pareva, come tu insisti a dire, ma ti sfugge che poi era regolarmente punito, e neppure selettivamente ma all’ingrosso!
Deciditi: era solo inerzia, la sua, mentre quelle atrocità avvenivano sotto i suoi occhi?
Oppure Dio considerava davvero colpevole tutta quella popolazione, indipendentemente dall’età e dal sesso? Io propendo per la seconda possibilità, perché ciò è tipicamente biblico.
Già, ma i due veri criminali, il levita e il vecchio che gli diede quella bella idea, quale punizione ebbero dal Dio castigatore alla cieca?
Il testo parla ancora del levita solo quando esprime la propria richiesta di giustizia (dopo aver ridotto a pezzi il cadavere della moglie); la narrazione, infatti, lo pone soltanto come vittima.
Perché allora quei due non furono castigati? Perché la giustizia divina colpisce alla cieca, distrugge gli innocenti a migliaia e lascia sfuggire i veri colpevoli?
Non sarà perché la morale biblica giudica legittimo quello che essi fecero alla donna?
Ti invito ad aprire almeno uno dei tuoi occhi nella lettura del testo osservando il candore del vecchio ospitante il quale, dopo aver OFFERTO agli stupratori sua figlia, offre loro, come se fosse la cosa più naturale del mondo, anche la moglie del suo ospite! Se questa sua idea fosse stata un’empietà conclamata, l’avrebbe quantomeno suggerita all’orecchio del levita.
Invece lancia la sua proposta in presenza delle stesse donne, del levita e del suo servo, come se stesse barattando due sacchi di legumi invece di due esseri umani che erano lì presenti e che avrebbero avuto molto da ridire. Evidentemente, per la morale dell’epoca, le donne, rispetto a un uomo, valevano quanto dei sacchi di legumi, e le donne stesse erano educate a sentirsi tali. Per questo non presero a calci il vecchio dopo che ebbe parlato, mentre una qualsiasi donna di oggi in una circostanza del genere, a sentire una proposta come quella, reagirebbe eccome!
Troppo facile scagionare dalle malefatte umane il Dio biblico – che resta inerte a guardare ma interviene solo quando gli gira di farlo – scaricando, come fai tu, tutte le colpe sull’uomo!
Tale scappatoia, sul piano giuridico sarebbe definita, questa sì, puerile, inconsistente, inaccettabile.
https://sguardoasion.com/2018/07/13/il-massacro-dei-midianiti-e-il-lato-oscuro-di-mose/#comment-1327
Ho inviato un mio commento riguardo all’articolo del massacro dei midianiti, contestando la spiegazione che esso sarebbe dipeso unicamente da un Mosè poco lucido. Furono trucidate a sangue freddo centinaia di migliaia di donne e bambini condotti prigionieri, tranne 32.000 vergini. E, durante la mattanza ordinata dal suo sottoposto impazzito, vale a dire Mosè… Dio, onnisciente e onnipotente, che faceva?
O si godeva lo spettacolo, oppure per la sua giustizia (o meglio per il concetto biblico di giustizia) quel massacro era lecito.
Cara Antonella, mi stupisco anch’io quando scrivi:
“E io devo dire che mi stupisco e molto anche, di queste tue conclusioni finali che lasciano e esterefatti e che dimostrano semplicemente ancora una volta che non conosci affatto il testo biblico!.”
Non ti sei proprio accorta che le mie non sono conclusioni finali, né affermazioni di come la penso io? Sono soltanto semplici domande, un po’ provocatorie, rivolte al redattore per invitarlo a essere più esaustivo nella sua risposta.
Rispondo ancora ad Antonella, che scrive:
“Parafrasando il titolo di questo articolo posto da Sguardo a Sion che intitola il dibattito : “La Torah è immorale? La risposta è un deciso NO! La Torah è giusta e santa, sono gli uomini di tutti i tempi che diventano corrotti e immorali lontano da HaShem e la sua Legge.”
Tu dici che la Torah è giusta e santa: è un’affermazione del tutto legittima da parte di chi è credente e che va certamente rispettata; ma devi riflettere che un’attestazione di fede è incongrua e fuori luogo, dove si argomenta.
Questo dibattito sulla Torah è sorto da un mio commento che la redazione aveva cancellato ma che in seguito ha ripresentato come discussione. Fino ad ora, di quel mio commento annullato, è stata riportata solo la prima metà, dove avevo rilevato l’immagine, a mio parere, antropomorfa che il testo biblico dà di Dio. Nella seconda parte – che pure dovrebbe essere ripresa in futuro per la continuazione del presente dibattito – avevo sostenuto che le leggi mosaiche forse potevano essere morali tremila anni fa, durante l’infanzia della cultura e dell’etica umane, ma confrontate col pensiero moderno suscitano molte perplessità.
Da qui il titolo molto appropriato dell’articolo: “La Torah è immorale?”
Se ti ritieni in grado di argomentare, oltre che di piazzare etichette denigratorie sull’interlocutore e su quello che dice, avresti modo di provare a dimostrare che le norme della Torah, prese singolarmente, sono non soltanto sul piano fideistico ma anche su quello oggettivo, “giuste e sante”.
Scrivi ancora:
“Ps: un consiglio per iniziare la comprensione di Genesi. Comprati il libro di Sguardo a Sion intitolato: Una voce ho udito. Costa solo 13 euro. Ti aprirà la mente….”
Ti ringrazio per il consiglio di questa lettura che a tuo dire potrebbe aprirmi la mente. Io ritengo, però, che per l’apertura mentale sia un errore catastrofico affidarsi solo a un libro che confermi le credenze che già abbiamo. Per ampliare i propri orizzonti culturali, sarebbe se mai più proficuo riuscire a mettere in dubbio le proprie certezze.
Marco scrive: Tu punti sulla frase più gettonata che “in quel tempo non c’era re e ciascuno faceva quel che gli pareva giusto”. Hai focalizzato solamente questo, eppure c’è molto altro: ti sei chiesta che faceva Dio nel frattempo? Secondo te dormiva?
Io ho sempre rilevato che lo scrittore biblico pone continuamente l’accento sul fatto che Dio non dormiva per nulla durante quell’anarchia, ma dirigeva tutti gli avvenimenti. Li dirigeva soprattutto col castigo, che di solito avveniva con l’oppressione degli israeliti da parte di popolazioni pagane mandate da Dio stesso.
Ma a pagare il prezzo di quell’immensa carneficina furono in particolare tutte le donne, dalla prima all’ultima, dalle neonate alle canute, che fece stuprare, seviziare e macellare da uomini imbestialiti senza freno. Infatti, Dio dirigeva le battaglie, guardava e lasciava che la sua giustizia si compisse.
RISPOSTA: Sbagliato vedo ancora una volta che non comprendi e non capisci, perchè invece non guardi le cose nel loro insieme e nel contesto? Della serie: Quando il saggio indica la luna, ma lo stolto guarda il dito…ridicolo.
Il problema vero invece, da esaminare per quell’epoca, è che ciò che era “bene” agli occhi degli abitanti, non lo era per Dio, e quindi l’autore con il “ suo famoso motto”, sembra voglia suggerire che la monarchia avrebbe messo le cose a posto. Infatti il libro dei Giudici si chiude con uno dei racconti più raccapriccianti proprio per fare capire questo passaggio successivo che avviene poi con Samuele. Difatti, in seguito alla violenza sulla donna, il levita fa letteralmente a pezzi il suo corpo, ne manda un pezzo a ciascuno dei 12 territori di Israele, e lo fa, proprio per chiamare le tribù alla guerra. Le tribù rispondono attaccando la tribù di Beniaminio, che viene sconfitta se non quasi annientata. (altra similitudine con il popolo di sodoma..) Questo racconto vuole insegnare pertanto (oltre quanto detto nella precedenti risposte), che la mancanza di “un’organizzazione politica centrale”, non genera che caos e violenza, dato che in quel periodo non c’era un re, e di conseguenza non c’era modo di controllare l’ondata di violenza che affliggeva la terra di Israele. (Gdc. 19,1 21,25).
Marco: Secondo il buon senso e secondo il principio base di ogni codice penale, anche l’OMISSIONE equivale a colpevolezza. Nel nostro codice penale, l’art. 40 recita: “Non impedire un evento, che si ha l’obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo.” Così, se un papà vede che i suoi bambini appiccano il fuoco a un barbone e lui resta lì a guardare, per la legge e per il senso comune il vero colpevole è lui. Tornando ai fatti di Ghibea, la giustizia divina si abbatté su tutti i beniaminiti: perciò non è vero che ciascuno poteva, IMPUNEMENTE, fare ciò che voleva. Scrivo quest’avverbio a lettere cubitali perché la tua analisi ignora del tutto quest’aspetto delle storie dei Giudici. L’uomo di quei tempi agiva come gli pareva, come tu insisti a dire, ma ti sfugge che poi era regolarmente punito, e neppure selettivamente ma all’ingrosso!
Deciditi: era solo inerzia, la sua, mentre quelle atrocità avvenivano sotto i suoi occhi?
Oppure Dio considerava davvero colpevole tutta quella popolazione, indipendentemente dall’età e dal sesso? Io propendo per la seconda possibilità, perché ciò è tipicamente biblico.
Già, ma i due veri criminali, il levita e il vecchio che gli diede quella bella idea, quale punizione ebbero dal Dio castigatore alla cieca?
RISPOSTA:: leggere un testo di lingua ebraica di tremila anni fa, in base a un testo giuridico di oggi, addirittura citando il codice di procedura penale, mi sembra da parte tua al quanto stravagante e strampalato. Ora, mio caro e stimato Marco, devi comprendere che HaShem il Creatore dell’universo, non si conforma alla mentalità odierna e alla concezione di ciò che è buono giusto secondo i nostri criteri, norme e metodi di giudizio…
Ancora Marco: Troppo facile scagionare dalle malefatte umane il Dio biblico – che resta inerte a guardare ma interviene solo quando gli gira di farlo – scaricando, come fai tu, tutte le colpe sull’uomo!
Tale scappatoia, sul piano giuridico sarebbe definita, questa sì, puerile, inconsistente, inaccettabile.
RISPOSTA: Sorrido di nuovo, perché nella tua foga di ostilità e avversione nei confronti della divinità ebraica, dimentichi che l’autore considera nemici tutti coloro che avrebbero potuto influenzare negativamente Israele. Questo è poi proprio particolarmente evidente nella guerra: tutto doveva essere distrutto affinchè il controllo di Israele sulla regione fosse assoluto e il popolo non fosse mai tentato dalla presenza di consuetudini sbagliate oltre che malvage quali erano i costumi e i riti cananei o pagani. Infatti prima di morire, Mosè dando istruzioni era stato chiaro: come sottolineato chiaramente nel testo di Deuteronomio il popolo del Patto dovranno eseguire i comandi e gli insegnamenti, di Dio, e tutto andrà per il meglio, se non lo faranno, ne pagheranno le conseguenze.
Marco scrive: Ho inviato un mio commento riguardo all’articolo del massacro dei midianiti, contestando la spiegazione che esso sarebbe dipeso unicamente da un Mosè poco lucido. Furono trucidate a sangue freddo centinaia di migliaia di donne e bambini condotti prigionieri, tranne 32.000 vergini. E, durante la mattanza ordinata dal suo sottoposto impazzito, vale a dire Mosè… Dio, onnisciente e onnipotente, che faceva?
O si godeva lo spettacolo, oppure per la sua giustizia (o meglio per il concetto biblico di giustizia) quel massacro era lecito.
RISPOSTA: io avevo scritto in merito se non ricordo male, QUALCOSA sulla pagina di Facebook di Sguardo a Sion e motivavo invece proprio come la chiami tu questa “la mattanza”. Vattelo a cercare perché io non ho molto tempo a disposizione e ti sto rispondendo tra una pausa e l’altra dal luogo di lavoro. O se no, chiedi a Sguardo a Sion di indicarti il post…ora perdonami ma non ho proprio tempo…
Ancora scrivi: Da qui il titolo molto appropriato dell’articolo: “La Torah è immorale?”
Se ti ritieni in grado di argomentare, oltre che di piazzare etichette denigratorie sull’interlocutore e su quello che dice, avresti modo di provare a dimostrare che le norme della Torah, prese singolarmente, sono non soltanto sul piano fideistico ma anche su quello oggettivo, “giuste e sante”.
RISPOSTA: Le norme della Torah certo lo ribadisco, sono “giuste e sante” al di là del piano fideistico, ma questo è un altro argomento da analizzare a parte, poichè bisognerebbe prendere ogni singolo insegnamento e analizzarlo con la dovuta attenzione . Ma per dimostrartelo, cambia questo tuo atteggiamento arrogante e presuntuoso, se vuoi discutere e approfondire gli argomenti biblici con il tuo interlocutore, ragionando seriamente e senza espressioni indisponenti e provocatorie.
Da parte mia, mi sembra di averti risposto all’inizio in maniera calma e tranquilla, ma di fronte al tuo attacco sfrontato e spavaldo, che hai mostrato fin dall’inizio e anche dopo, a un certo punto, mi è sembrato giusto farti scendere dalla cattedra in cui ti sei messo, perché tu non puoi insegnare niente a nessuno in quanto nei tuoi ragionamenti di storia biblica ebraica, mi sembri piuttosto impreparato.
Scrivi ancora:
“Ps: un consiglio per iniziare la comprensione di Genesi. Comprati il libro di Sguardo a Sion intitolato: Una voce ho udito. Costa solo 13 euro. Ti aprirà la mente….”
Ti ringrazio per il consiglio di questa lettura che a tuo dire potrebbe aprirmi la mente. Io ritengo, però, che per l’apertura mentale sia un errore catastrofico affidarsi solo a un libro che confermi le credenze che già abbiamo. Per ampliare i propri orizzonti culturali, sarebbe se mai più proficuo riuscire a mettere in dubbio le proprie certezze.
RISPOSTA: Il consiglio invece, te lo rinnovo caldamente ancora una volta, dato che non sai nemmeno riconoscere le differenze tra i brani di Genesi 1 e 2 figuriamoci il resto.. (sic), e lo hai dimostrato ancora una volta dopo questi ultimi tuoi interventi: hai confermato cioè ancora una volta la tua ignoranza oltre e un certo dilettantismo nel capire il testo biblico. Per cui potresti iniziare proprio dal libro scritto da Sguardo a Sion : LA TUA VOCE HO UDITO. Quando lo avrai comprato e letto attentamente (si trova su Amazon) e se vuoi, parleremo di Genesi in maniera seria e approfondita. Certo, lo studio poi deve continuare, dato che non basta neanche l’intera vita per capire fino in fondo la Torah e la scrittura ebraica.
Ps: una curiosità perché disprezzi così tanto HaShem che ti ha fatto?
Caro Marco io nn ti etichetto affatto, almeno se vuoi credermi. Voglio solo evidenziare che sono gli uomini ad essere contraddittori, e non certo DIo ( altrimenti sarebbe un Dio creato dagli uomini e nn il contrario). i tuoi ragionamenti a voler essere chiari e semplici, sono gli eterni problemi di teodicea o filosofici.
Nel nostro codice penale, l’art. 40 recita: “Non impedire un evento, che si ha l’obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo. Fai bene a richiamarlo, perché di fronte al male e alla sofferenza del giusto, Dio non può restare in silenzio o riposare in pace solo con se stesso, e non intervenire. Se non interviene è indifferente o impotente di fronte al male, e per questo viene criticato o si pensa che nn esiste, ma se invece interviene e stermina tutti i malfattori, viene criticato perché crudele e quant’altro. Come si dovrebbe comportare Dio allora secondo te, che consiglio gli daresti? Dovrebbe sterminare i peccatori o cercare di salvare tutti gli uomini dal male? Qualsiasi cosa fa viene chiamato sempre in causa, come del resto accade nei rapporti umani quando gli altri incuranti delle loro, amano solo vedere le nostre mancanze e contraddizioni. Solo per capirci,, ed evitare ogni polemica religiosa, pensa e rifletta solo per un poco sulla storia di Gesù. I dottori della legge essendo esperti nelle sacre scritture, cercavano sempre di trovare qualche trasgressione nei comportamenti di Gesù o contraddizioni nel suo insegnamento, così se guariva un uomo a fin di bene, gli rimproveravano che nn era permesso farlo in giorno di sabato. Ma sappi che la questione è seria, perché essendo tutta la legge santa e giusta, non si può mai far del bene osservando un precetto e trasgredendone un altro, altrimenti come nell incipit del libro dei giudici, ognuno fa come gli pare, decidendo quali comandi osservare e quali trasgredire, e quanto più sono i precetti tanto più si cade nell anarchia. Ma forse c ‘è una cosa che tu non conosci a fondo, ed è l’interpretazione della torah secondo la tradizione rabbinica, coloro che si sono seduti sulla cattedra di Mosè come diceva Gesù. Perché loro lo accusavano in base alla loro interpretazione della legge, ed invece Gesù li riportava semplicemente a ciò che era scritto. Solo per capirci, al popolo diceva avete udito che fu detto…. ma io vi dico, ma ai dottori della legge diceva semplicemente, non avete letto ciò che è scritto?
Ma il problema non era tanto l interpretazione, ma l halachà, ossia il comportamento da tenere, e con l’espressione,, ma io vi dico…. Gesù essendo il Messia fissava una nuova halachà, tutta basata sullo spirito originario della torah, e nn quella che il popolo aveva udito dagli interpreti della legge. Lo tentavano sempre i farisei per metterlo alla prova, tendendogli sempre tranelli per coglierlo in fallo, a volte mettendolo anche all angolo, perché a differenza di tutti quelli venuti dopo compresi quelli odierni, loro erano veri esperti e dottori. Ma come saprai se hai letto i vangeli, non potendolo accusare in base alla legge ( a differenza di ciò che vorrebbero farei i dottori di oggi) lo condannarono per un solo motivo come gli dissero, perché tu che sei un uomo ritieni di essere un dio ( cosa inconcepibile per l’ebraismo). Ora secondo te cosa doveva fare Dio in quella situazione? Ma come avrebbe potuto dire, Adamo l ho dovuto scacciare dal paradiso perché lui che era un uomo voleva diventare come Dio, e voi che siete tutti figli di adamo scontando il suo peccato, avete invece condannato l unico uomo che invece non mangiando di quell albero non voleva diventare come dio, ma essere semplicemente un uomo che si è sottomesso in tutta alla mia volontà, L’ avete condannato in base per il vostro peccato, perché siete voi che avete fatto questo, non lui. L’unico che può stare alla mia presenza in rapporto da pari a pari con me, perchè siamo gli unici ed i soli a non cibarci di quell albero. E’ morto per i nostri peccati si dice, perché ha preso su di se tutte le nostra contraddizioni, ma se era innocente lui è innocente anche il padre, perché non possono mai fare del male, essendo l amore la potenza di Dio. Ma che peccato è voler diventare come Dio? Peccare significa sbagliare strada, e siccome adamo aveva preso una strada all incontrario, Gesù è venuto ad insegnarci la giusta strada, perché è tutto e solo halachà l ebraismo, dal verbo holek , che significa cammino, camminare sul sentiero della verità divina, ma i dottori invece preferiscono lo studio e le interpetrazioni invece che camminare.
Ma cosa doveva fare Dio in quella situazione, sterminare tutti i figli di adamo per salvare il figlio suo, compreso ebrei e romani? Chi era il nemico di Dio in quella situazione? Può Dio avere nemici? può mai un uomo essere nemico di DIo? Sarebbe ridicolo se Dio dovesse difendersi dagli uomini ( anche se poi gli tocca) Ma se leggi il racconto del peccato originale, dio in quel giardino punì il serpente e non certo adamo, ma il serpente non è il nemico di DIo ma dell’uomo, e con uomo deve sempre confrontarsi, così come gli uomini con lui: e pensa un pò che dopo aver parlato in quel giardino, solo con Gesù parlerà un’ altra volta.
Voi parlate sempre di peccato e castigo, ma sappiate che se Dio non ama il peccato non ama nemmeno il castigo, amando solo la redenzione e la salvezza degli uomini, e che si convertano anche i peccatori. Ma è lo spazio tempo in cui opera dio che è diverso dal nostro, cosi come anche la nostra ragione è limitata dal nostro spazio tempo, essendo dio eterno e noi mortali, volendo a volte rinchiudere anche dio nel nostro mondo. Mi starò perdendo credo e mi viene da sorridere pensando alle insofferenze di Antonella, ma lei ha verso il cristianesimo il tuo stesso atteggiamento verso l ebraismo, non sapendo che solo con Gesù si può capire ogni cosa , avendoci svelato ogni cosa di Dio, essendo il resto solo l interpretazioni e pensiero umano che confondono con la Torah. Ma se non lo fa lei, avendo forse pregiudizi religiosi, tu che dici essere libero fallo tu, e quando parli di dio pensa a Gesù se vuoi capirlo, perché per la Bibbia è così, ed anche se gli ebrei non credono in Gesù, non avendo ancora il Messia, per logica dovrebbero ammettere che non possono non essere contraddittori ed illogici, mancandogli il compimento ( altrimenti a che servirebbe il messia se possono capire tutto da soli? )
Pensi un pò che due illustri rabbini discutevano se era possibile insegnare tutta la torah ad un uomo che stava in piedi su una gamba sola. ( Per evidenziare quanto tempo ci voleva e quali gli insegnamenti fondamentali credo) Ma in base alla Bibbia, il profeta Elia avrebbe dato un calcio nel sedere per primo ai rabbini credo,, ( scherzo), Dovete camminare sul sentiero della verità divina senza zoppicare da entrambi i piedi gli avrebbe ricordato, o di quà o di laà, perché è questa la torah,,ma anche Mosè disse che non era un grido di vittoria o di sconfitta, ciò che sentiva, ma un coro di chi canta a due voci. Le eterne contraddizioni.
ciao
Anonimo, sei peggio di una zanzara fastidiosa.. non perdi mai occasione di parlare del il tuo Gesù…. ahahahah… neanche con un potente repellente antinsetto ti si può far smettere di predicare…
Rido anch’io con piacere . Parlo del tuo Dio e neanche tu smetteresti di parlare solo per paura di un insetticida. la sola paura è di sentirsi rifutato da chi si ama o addirittura essere deriso da chi si vorrebbe amare solo perché pensano il contrario di quello che sei a causa delle calunnie, ma paura ed amore si confrontano in tutta la bibbia sapendo che la verità trionferà sempre grazie a Dio
Vorrei porre una domanda a Marco: tu che accusi il Dio biblico che definisci sanguinario, violento, che ordina genocidi e mattanze di massa a gogò, contro popoli inermi senza risparmiare donne e bambini ecc… E secondo Num. 31, Mosè ordina che i madianiti siano sterminati. Inizialmente il suo esercito uccide tutti gli uomini, ma risparmia donne e bambini. Quindi Mosè si arrabbia, (dato che la ritiene una cosa sbagliata) e ordina di uccidere tutti i bambini, e donne che hanno avuto rapporti sessuali, tranne le vergini. (Num. 31,10-18). Ora, se davvero questa “mattanza” come la definisci tu ci fu, come spieghi quanto invece si dice in Gdc. 6 e 8 ossia che gli israeliti si trovano sotto il dominio dei Madianiti il cui esercito contava ben 135 mila soldati?
Cara Antonella
Tengo a rispondere innanzitutto a questa tua domanda sui madianiti, prima sterminati ma poi redivivi. Stesso discorso per gli amalechiti che furono annientati da Saul ma poi li ritroviamo in vita che combattono contro Davide.
Affermazioni opposte sono chiamate “incongruenze”: queste caratterizzano la Bibbia. Per esempio, il libro di Esodo narra della piaga che estinse in Egitto tutti gli animali che però regolarmente ricompaiono nel racconto per essere reiteratamente estinti con altre piaghe.
E che dire del flagello delle acque trasformate in sangue? (Esodo 7:19-25). Tutte le acque dell’Egitto, non solo del Nilo e dei canali, anche quelle raccolte nelle cisterne e nelle anfore delle case si trasformarono in sangue: i maghi egizi che fecero? Replicarono il medesimo prodigio! Ma con quali acque se non ce n’era più una goccia rimasta limpida in tutto il paese?
Nelle storie di fantasia le incongruenze sono inevitabili; per questa ragione i manoscritti di autori anche rinomati sono dagli editori sottoposti a “revisione” prima di pubblicarli; può accadere, per esempio, che un personaggio descritto inizialmente orbo dell’occhio sinistro, qualche pagina più avanti compare orbo dell’occhio destro. Si tratta di distrazioni che anche autori esperti commettono qualche volta; quelli biblici – che sarebbero ispirati dall’onniscienza divina – li hanno commessi, si potrebbe dire, ogni dieci righe del sacro testo.
Le fantasie contengono contraddizioni, invece la verità è coerente.
La Bibbia è per definizione verità rivelata – però, come sostiene il nostro Anonimo, dice tutto e il contrario di tutto. Come è tipico tra i politici.
Cara Antonella,
menziono ancora la tua domanda:
“Ora secondo te, se il levita lascia la sua concubina nella foga dell’uomo è volontà di Dio? Non credo proprio!”
Domande di questo tenore lasciamole ai bambini: il Dio biblico, per il rispetto del libero arbitrio, non impedisce il male. Non l’ha mai impedito a cominciare dalla trasgressione dei progenitori e dal delitto di Caino. Ha sempre proclamato, però, che non lascia impuniti i colpevoli. E fin dai tempi dell’Eden, del Diluvio e di Sodoma, tutti i peccati degli uomini non sono mai rimasti impuniti.
Ciò che si comprende dal libro dei Giudici è che Israele aveva bisogno di un re che impedisse il caos limitando il numero dei crimini; ma insegna pure che Dio, coerentemente con la sua promessa di non farla passare liscia a nessuno, castigava tutti i trasgressori, e spesso all’ingrosso, come ti ho già scritto.
Riguardo ai fatti di Ghibea, Dio non ha impedito che una banda di balordi stuprasse a morte quella concubina, né che il vecchio che ospitava la coppia e il levita utilizzassero la donna come scudo umano. Dopo, però, la giustizia di Dio è calata inesorabile… e così tutti i neonati e le neonate dell’intera regione finirono nel tritacarne della sua giustizia! Ma allora quei due, il vecchio e il levita?
Sorge pertanto il quesito:
Dio è un giustiziere meticoloso e implacabile ma anche troppo miope?
Oppure, gli atti dei due suddetti non costituiscono un crimine per la cultura biblica ma lo sono soltanto per la mentalità moderna?
Cara Antonella
SCRIVI: “leggere un testo di lingua ebraica di tremila anni fa, in base a un testo giuridico di oggi, addirittura citando il codice di procedura penale, mi sembra da parte tua al quanto stravagante e strampalato. Ora, mio caro e stimato Marco, devi comprendere che HaShem il Creatore dell’universo, non si conforma alla mentalità odierna e alla concezione di ciò che è buono giusto secondo i nostri criteri, norme e metodi di giudizio…”
Dici che il Creatore non si conforma alla concezione di ciò che per noi è giusto.
Allora fammi capire: se la Bibbia dicesse che due patate più altre due patate fanno settecento patate, per te varrebbe come verità? Io ho citato un principio del codice che dovrebbe costituire un valore universale e non una semplice convenzione. Usare come un’unità di misura il chilometro anziché il miglio, questa è una convenzione; ma la giurisprudenza si fonda anche su principi che la ragione umana, col progresso etico, riconosce come universali. Il principio giuridico che ho esposto:
“Non impedire un evento che si ha l’obbligo di impedire equivale a cagionarlo”
per te sarebbe quindi soltanto una convenzione, un criterio transitorio dei tempi moderni.
In altre parole, per te la ragione umana NON può riconoscere da sé i valori universali ma deve riceverli in toto dalla Torah.
SCRIVI: Sorrido di nuovo, perché nella tua foga di ostilità e avversione nei confronti della divinità ebraica, dimentichi che l’autore considera nemici tutti coloro che avrebbero potuto influenzare negativamente Israele. Questo è poi proprio particolarmente evidente nella guerra: tutto doveva essere distrutto affinchè il controllo di Israele sulla regione fosse assoluto e il popolo non fosse mai tentato dalla presenza di consuetudini sbagliate oltre che malvage quali erano i costumi e i riti cananei o pagani. Infatti prima di morire, Mosè dando istruzioni era stato chiaro: come sottolineato chiaramente nel testo di Deuteronomio il popolo del Patto dovranno eseguire i comandi e gli insegnamenti, di Dio, e tutto andrà per il meglio, se non lo faranno, ne pagheranno le conseguenze.
Tu sorridi; a me invece fa inorridire che Dio, quando stabilì i confini dei popoli (Deuteronomio 32:8), pose lui stesso sette nazioni pagane proprio nella medesima terra che aveva riservato al suo popolo. Davvero non c’era spazio nell’antico mondo post-diluviano per quelle sette nazioni pagane? Giusto nella Terra destinata a essere una nazione santa e di sacerdoti Dio doveva alloggiarle per farle poi scacciare con la violenza più distruttiva?
Prova a pensarci: se un albergatore affitta una stanza a dei clienti, ma non informa questi che detta stanza è già prenotata per altri clienti, i quali quando poi arrivano sono da lui legittimati a scaraventare fuori dalla finestra chi vi sta alloggiando, tu come la prenderesti se ti trovassi fra gli ospiti buttati fuori?
Cara Antonella
SCRIVI: “Le norme della Torah certo lo ribadisco, sono “giuste e sante” al di là del piano fideistico, ma questo è un altro argomento da analizzare a parte, poichè bisognerebbe prendere ogni singolo insegnamento e analizzarlo con la dovuta attenzione . Ma per dimostrartelo, cambia questo tuo atteggiamento arrogante e presuntuoso, se vuoi discutere e approfondire gli argomenti biblici con il tuo interlocutore, ragionando seriamente e senza espressioni indisponenti e provocatorie.
Da parte mia, mi sembra di averti risposto all’inizio in maniera calma e tranquilla, ma di fronte al tuo attacco sfrontato e spavaldo, che hai mostrato fin dall’inizio e anche dopo, a un certo punto, mi è sembrato giusto farti scendere dalla cattedra in cui ti sei messo, perché tu non puoi insegnare niente a nessuno in quanto nei tuoi ragionamenti di storia biblica ebraica, mi sembri piuttosto impreparato.”
A me invece sembra che l’arroganza sia cominciata da te nella tua replica di settembre 16, 2019 alle 3:58 pm, che qui riporto:
https://sguardoasion.com/2019/08/23/la-torah-e-immorale-dibattito-con-un-nostro-lettore-parte-1/comment-page-1/#comment-1318
“Illlustre Marco mi viene da sorridere per quello che hai scritto. I tuoi tentativi di discredito e di denigrazione sono semplicemente infondati, inconsistenti, e persino puerili.
Sembra che il tuo approccio al testo biblico, sia un artificio mistificatorio e denigrante tipico di gente atea o ignorante. Devi sapere caro Marco, (te lo dico nell’orecchio) che il Tanakh è un testo di difficile comprensione. Se fosse così semplice da essere capito da tutti, del resto, non sarebbero sorte controversie sulla sua interpretazione anche tra rabbini. E per capirlo, ci vogliono buone basi solide, oltre che naturalmente la conoscenza della lingua ebraica, che è di fondamentale importanza per conoscere l’ambiente in cui un testo è stato concepito.”
Questo tuo modo di sminuire chi critica ciò in cui tu credi è stato illustrato nella fiaba di Andersen “Il vestito nuovo dell’imperatore”: quel vestito nuovo era invisibile solamente agli stolti, proprio come la Torah è incomprensibile a gente “atea e ignorante” come me. Per riuscire a vedere quel vestito –fuor di metafora per comprendere la Torah – occorrono, a tuo dire, basi solide che solo i rabbini e i credenti illuminati possiedono.
Dici che mi metto in cattedra. Magari io potrei essere quel bambino, l’unico della fiaba, che esclama stupito: “Il re è nudo!”
Come vorresti, allora, che argomentassi con te?
Assecondando il tuo postulato che la Torah è perfetta? E ammettendo che ogni critica nei suoi confronti è solo indice di confusione mentale e ignoranza?
E che forse – tornando nella metafora – se scendo dalla cattedra riuscirò a “vedere” anch’io quel meraviglioso vestito invece di un re in mutande?
Ti senti irritata dal lettore Anonimo il quale sembra voglia tu capisca che la sola verità esistente è il cristianesimo: ebbene, tu dai l’impressione che il tuo atteggiamento riguardo alla Torah NON sia diverso.
SCRIVI: “una curiosità perché disprezzi così tanto HaShem che ti ha fatto?”
Non disprezzo, critico soltanto affermazioni e argomenti su cui non sono d’accordo. Questo sito permette che si commentino le idee e gli articoli che pubblica. Per te, se uno la pensa diversamente, disprezza?
Ogni tanto mi citi caro Marco, ma non sembra che mi rispondi o mi capisce, ed anche se è tardi e vorrei dormire e riposare qualcosa la dico anche se poi è tutto vano e superfluo come temo.
Se ti dico che nella Bibbia si può dimostrare tutto è il contrario di tutto, è solo perché Adamo ha mangiato dell’albero in cui bene e male sono confusi insieme. Una matassa di filo aggrovigliato in cui non riesce a trovare ne il capo e nè la coda, e certamente ne sarebbero morto dice il Signore, non riuscendo a distinguere le opere di Dio dal diavolo per dirlo semplicemente; chi fa il bene e chi fa il male. Questo però non vuol dire affatto che di Dio si può dimostrare tutto e il contrario di tutto, perché è solo l uomo che non riesce a comprendere. Capito adesso?
Con riguardo ai vostri discorsi, devi sapere che nella Bibbia gli episodi non sono sempre riportati in ordine cronologico, perché lo spazio tempo di Dio è differente dal nostro, anzi non esiste in lui differenze fra spazio tempo. Ci sarà guerra per sempre tra amalek e il Signore, disse Mosè, perché esiste sempre sia Dio che Amalek, ( immortali entrambi, e come un araba fenice il male rinasce sempre dalle sue ceneri) . Il linguaggio biblico è simbolico, e nei simboli racchiude tutta la storia e gli eventi dell’umanità, ed è sui simboli che bisogna interrogarsi tante volte
Ma il discorso è troppo lungo e vorrei solo riposare, ma una cosa che non si capisce di te, è cosa cerchi, cosa ami e cosa vuoi dimostrare, cosa aspiri e quali sono i tuoi desideri e sentimenti.
Mi hai rimproverato di contraddizioni quando non ho assunto un atteggiamento cristiano verso di te. ebbene cosa ne penseresti di un cristiano esemplare mi verrebbe da dire, al limite di fronte a Gesù? A lui cosa contesteresti? Per i cristiani solo in lui trova spiegazione tutta la Bibbia.
Se puoi essere chiaro in questo senza confusioni e contraddizioni sarebbe cosa gradita,
MARCO: Tengo a rispondere innanzitutto a questa tua domanda sui madianiti, prima sterminati ma poi redivivi. Stesso discorso per gli amalechiti che furono annientati da Saul ma poi li ritroviamo in vita che combattono contro Davide.
Affermazioni opposte sono chiamate “incongruenze”: queste caratterizzano la Bibbia. Per esempio, il libro di Esodo narra della piaga che estinse in Egitto tutti gli animali che però regolarmente ricompaiono nel racconto per essere reiteratamente estinti con altre piaghe.
E che dire del flagello delle acque trasformate in sangue? (Esodo 7:19-25). Tutte le acque dell’Egitto, non solo del Nilo e dei canali, anche quelle raccolte nelle cisterne e nelle anfore delle case si trasformarono in sangue: i maghi egizi che fecero? Replicarono il medesimo prodigio! Ma con quali acque se non ce n’era più una goccia rimasta limpida in tutto il paese?
Nelle storie di fantasia le incongruenze sono inevitabili; per questa ragione i manoscritti di autori anche rinomati sono dagli editori sottoposti a “revisione” prima di pubblicarli; può accadere, per esempio, che un personaggio descritto inizialmente orbo dell’occhio sinistro, qualche pagina più avanti compare orbo dell’occhio destro. Si tratta di distrazioni che anche autori esperti commettono qualche volta; quelli biblici – che sarebbero ispirati dall’onniscienza divina – li hanno commessi, si potrebbe dire, ogni dieci righe del sacro testo.
Le fantasie contengono contraddizioni, invece la verità è coerente.
La Bibbia è per definizione verità rivelata – però, come sostiene il nostro Anonimo, dice tutto e il contrario di tutto. Come è tipico tra i politici.
RISPOSTA: Caro Marco, l’ incredibile e lo strano modo con cui esprimi le tue idee e le tue critiche che tu poi chiami verità, sono propri di chi NON conosce affatto il testo biblico o lo legge in maniera limitata, sempliciotta e miope.
Perché i racconti/leggende bibliche non sono banalmente e superficialmente come le chiami tu, “incongruenze” solo storie frutto di fantasia! Il Tanakh è’ un codice etico e morale eterno, scritto per celebrare la storia,le glorie, le sconfitte, le Leggi del popolo di Israele .. e qualcosa di molto simile a ciò che viene raccontato è invece davvero accaduto. Inoltre, devi sapere, che queste storie, man mano che venivano trasmesse nel corso dei secoli, sono state modificate, adattate, migliorate, allungate in virtù dei punti vista particolari di chi intendeva sottolineare chi le raccontava. Le storie poi, sono state narrate più e più volte, in quella che noi chiamiamo “tradizione orale”.. Solo in seguito ai fatti narrati e successivamente , sono stati assemblati a partire da due o più storie preesistenti, sono state organizzate e cucite insieme, dando origine a queste “contraddizioni” interne che oggi leggiamo.
Questo vuol dire che la Torah, non si deve ad un solo redattore come si pensa comunemente, dato che i suoi racconti non sono unitari, perché si focalizzarono su scopi precisi, e su temi diversi. (vedi la terra di Canaan per esempio, che Dio ha promesso ai discendenti di Abramo…, la conseguenza di questa promessa è che le altri genti, non hanno alcun diritto di vivere lì e pertanto devono essere cacciati). La terra spetta al popolo ebraico, e gli spetta fintanto rimarrà fedele ad HaShem e a lui solo, dato che la vittoria giunge prontamente a che si conforma a questa chiara linea di condotta giuridica e morale.
Di conseguenza, lo scopo, è di rispondere ad alcuni interrogativi di vari autori che hanno scritto e composto i racconti, in luoghi e tempi diversi: vedi genesi, la storia dei patriarchi, esodo, giudici ecc… In sostanza questi autori intendevano quindi spiegare agli israeliti, chi fossero, da dove venissero o quale origine avesse il mondo. Centrale ed essenziale per la tradizione giudaica è che Israele è il popolo di Dio. E questo Dio non è uno dei tanti come quello dei pagani idolatri: è il Creatore dell’universo il suo protettore e il suo Sovrano. Dio lo protegge e lo sostiene. E in queste epiche narrazioni, sviluppate e arricchite dalla trasmissione orale, da qui Israele riconobbe proprio il mito e l’origine della sua fondazione.
MARCO:
Ma allora quei due, il vecchio e il levita?
Sorge pertanto il quesito:
Dio è un giustiziere meticoloso e implacabile ma anche troppo miope?
Oppure, gli atti dei due suddetti non costituiscono un crimine per la cultura biblica ma lo sono soltanto per la mentalità moderna?
RISPOSTA:
Ancora con questa storia? Marco l’autore non ci racconta come è finita la storia con il levita e il vecchio. Che ne sai che alla fine non hanno pagato nel corso della loro esistenza? E poi in tutto questo mi risulta incomprensebile che c’entra Dio? Sei fissato eh? Ah ah …
L’autore del libro NON è interessato agli aspetti strategici e militari del racconto con le sue conseguenze, quanto piuttosto a quelli religiosi.. La guerra e la violenza poi caro mio, sta all’uomo come la maternità sta alle donne! Di cosa ti scandalizzi ?….
MARCO: Tu sorridi; a me invece fa inorridire che Dio, quando stabilì i confini dei popoli (Deuteronomio 32:8), pose lui stesso sette nazioni pagane proprio nella medesima terra che aveva riservato al suo popolo. Davvero non c’era spazio nell’antico mondo post-diluviano per quelle sette nazioni pagane? Giusto nella Terra destinata a essere una nazione santa e di sacerdoti Dio doveva alloggiarle per farle poi scacciare con la violenza più distruttiva?
Prova a pensarci: se un albergatore affitta una stanza a dei clienti, ma non informa questi che detta stanza è già prenotata per altri clienti, i quali quando poi arrivano sono da lui legittimati a scaraventare fuori dalla finestra chi vi sta alloggiando, tu come la prenderesti se ti trovassi fra gli ospiti buttati fuori?
RISPOSTA:
vedi sopra.
MARCO: Questo tuo modo di sminuire chi critica ciò in cui tu credi è stato illustrato nella fiaba di Andersen “Il vestito nuovo dell’imperatore”: quel vestito nuovo era invisibile solamente agli stolti, proprio come la Torah è incomprensibile a gente “atea e ignorante” come me. Per riuscire a vedere quel vestito –fuor di metafora per comprendere la Torah – occorrono, a tuo dire, basi solide che solo i rabbini e i credenti illuminati possiedono.
Dici che mi metto in cattedra. Magari io potrei essere quel bambino, l’unico della fiaba, che esclama stupito: “Il re è nudo!”
Come vorresti, allora, che argomentassi con te?
Assecondando il tuo postulato che la Torah è perfetta? E ammettendo che ogni critica nei suoi confronti è solo indice di confusione mentale e ignoranza?
E che forse – tornando nella metafora – se scendo dalla cattedra riuscirò a “vedere” anch’io quel meraviglioso vestito invece di un re in mutande?
Ti senti irritata dal lettore Anonimo il quale sembra voglia tu capisca che la sola verità esistente è il cristianesimo: ebbene, tu dai l’impressione che il tuo atteggiamento riguardo alla Torah NON sia diverso.
RISPOSTA: Mi fai sorridere caro Marco, non è che sei tu in mutande? La Torah bisogna conoscerla, comprenderla, capirla e studiarla a fondo nel suo contesto etnico, politico e storico di quel tempo prima di criticarla. E’ comunque devi ammettere che è il più grande best seller di tutti tempi: e sotto questo punto di vista, essa non ha rivali. Certo, poi costa più fatica studiarla che criticarla ….ma chiunque mette in pratica i suoi principi etici, può solo rendere un grande servizio al genere umano oltre che offrire un valido contributo per la costruzione di un mondo migliore.
MARCO SCRIVE: “una curiosità perché disprezzi così tanto HaShem che ti ha fatto?”
Non disprezzo, critico soltanto affermazioni e argomenti su cui non sono d’accordo. Questo sito permette che si commentino le idee e gli articoli che pubblica. Per te, se uno la pensa diversamente, disprezza?
RISPOSTA: Certo, però da come giudichi e parli di Dio traspira invece una certa avversione e acredine tutta personale.
Marco dimenticavo di dirti che non hai risposto alla domanda. Prima dici una cosa sul massacro qui: sguardoasion.com/2018/07/13/il-massacro-dei-midianiti-e-il-lato-oscuro-di-mose/#comment-1327 mentre ora parli di incongruenze della Bibbia. Ora quale delle due? Credo mi sfugga qualcosa…
Caro redattore,
rispondo qui alla tua replica del 18 settembre 2019 alle 9:20 am.
Apprezzo molto le tue informazioni. La riprovazione del comportamento di Lot, come hai dimostrato, è presente più volte nella letteratura rabbinica. Ciò rivela che la sensibilità umana era abbastanza evoluta già nei primi secoli dell’era volgare, cioè da quando gli ebrei della seconda diaspora, ora dispersi nell’impero romano, hanno cominciato a redigere il Talmud. Era anche l’epoca in cui i giochi mortali nelle arene romane venivano abrogati perché ritenuti disumani, e così pure era abolita la schiavitù.
Ma sette od otto secoli prima, quando cioè fu redatta la Torah, il valore che si attribuiva alla vita delle persone era, ovunque nel mondo, notevolmente più basso, soprattutto se si trattava di schiavi da far morire per divertire la folla, o di donne usate come scudi umani.
Anche la Torah è figlia dei suoi tempi.
A proposito della schiavitù, scrivi:
“E la Torah rivoluziona questa pratica dall’interno, affermando: “Se un uomo vende la propria figlia per essere serva, ella non se ne andrà come se ne vanno gli schiavi”. Cioè, di fatto, ella non è una schiava (nel senso che questo termine aveva nel Vicino Oriente antico). E il “padrone” ha l’obbligo di assicurarle cibo, vestiario e coabitazione come le altre mogli, altrimenti ella è automaticamente libera.
Ci sono nella Bibbia ebraica molti brani in cui i figli sono presentati come la cosa più cara per i genitori. Questo era un fatto naturale, e lo è per qualsiasi cultura che abbia sviluppato un minimo di civiltà.”
Considerato il valore commerciale detenuto dalla ragazza a vantaggio di suo padre, è difficile pensare a un’attenzione “umana” verso di lei nella norma che hai citato.
Il verbo “vendere” del verso biblico non è appropriato, poiché la ragazza era, come succede con le case, ceduta soltanto in “affitto” per la durata di sei anni. Le case in affitto, si sa, devono tornare al proprietario in buono stato per essere nuovamente date in locazione. Ugualmente, il padrone era tenuto a restituire la schiava alla sua famiglia in buona salute, non denutrita o malata per le privazioni, altrimenti non sarebbe potuta essere utilizzata ancora da suo padre come fonte di guadagno. Come avviene con le case in affitto, per le quali l’estrema incuria dell’affittuario dà diritto alla “risoluzione del contratto” prima della scadenza, allo stesso modo la trascuratezza verso la schiava ebrea “in comodato” dava diritto al padre di lei di riprendersela senza versare alcun riscatto prima che fossero trascorsi i sei anni prescritti dalla norma.
Certamente nel Tanack vi sono molti passi che parlano dell’amore genitoriale verso i figli, ma amare la prole non è questione di cultura o di civiltà: come disse un tale, anche i peccatori amano i propri cari.
Caro Anonimo. nella tua replica del 18 settembre 2019 alle 6:12 pm, hai scritto:
“Nel nostro codice penale, l’art. 40 recita: “Non impedire un evento, che si ha l’obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo. Fai bene a richiamarlo, perché di fronte al male e alla sofferenza del giusto, Dio non può restare in silenzio o riposare in pace solo con se stesso, e non intervenire. Se non interviene è indifferente o impotente di fronte al male, e per questo viene criticato o si pensa che nn esiste, ma se invece interviene e stermina tutti i malfattori, viene criticato perché crudele e quant’altro. Come si dovrebbe comportare Dio allora secondo te, che consiglio gli daresti? Dovrebbe sterminare i peccatori o cercare di salvare tutti gli uomini dal male?”
Un utile consiglio che si potrebbe dare al Dio che odia il peccato ma anche il castigo e che non resta indifferente ai peccati degli uomini, credo sia presente in uno dei libri del Tanack: Giona.
Qui la figura di Dio e quella di tutti i personaggi è molto diversa rispetto a tutte le altre pagine della Bibbia ebraica.
Intanto emerge il carattere del giudeo etnocentrico e intollerante di quei tempi, rappresentato da Giona. Questi, pur essendo un profeta e nonostante avesse una missione per conto di Dio, gli disubbidì al punto da tentare di sfuggirgli imbarcandosi su una nave: era convinto che fosse insensato che Dio si sprecasse a voler offrire una possibilità di salvezza a dei pagani. Però Dio lo condusse ugualmente nella peccaminosa città di Nivive. Qui Giona assolse solo parzialmente, di mala voglia e nel peggior modo, il suo compito di avvertire gli abitanti del castigo celeste che stava per abbattersi su di loro. Poi se ne andò su un colle fuori le mura per godersi lo spettacolo della distruzione di tutti quei pagani. Ma gli abitanti di Nivive presero sul serio lo scarno avvertimento udito dall’inviato e fecero ammenda dei loro peccati; ciò con immensa delusione di Giona.
Il vero peccatore, a questo punto, era proprio Giona. Ma Dio non lo castigò; anzi, con infinita pazienza, creò delle situazioni contingenti che facessero sorgere in quell’uomo infarcito di pregiudizi un balzo di coscienza e di umanità:
“Dio disse a Giona: «Ti sembra giusto essere così sdegnato per una pianta di ricino?». Egli rispose: «Sì, è giusto; ne sono sdegnato al punto da invocare la morte!». Ma il Signore gli rispose: «Tu ti dai pena per quella pianta di ricino per cui non hai fatto nessuna fatica e che tu non hai fatto spuntare, che in una notte è cresciuta e in una notte è perita: e io non dovrei aver pietà di Ninive, quella grande città, nella quale sono più di centoventimila persone, che non sanno distinguere fra la mano destra e la sinistra, e una grande quantità di animali?».” (Giona 4: 9-11)
Alcuni, fra i commentatori della Bibbia – un monaco britannico di nome Pelagio, vissuto tra il quarto e il quinto secolo, e il senese Socini vissuto nel sedicesimo secolo – anziché accoglierne gli aspetti dogmatici, hanno sostenuto la natura intrinsecamente buona dell’uomo.
Secondo Pelagio, il peccato di Adamo non può essersi trasmesso a tutta l’umanità; l’uomo è imperfetto, ma tende al bene e può progredire verso la perfezione con l’aiuto di Dio. Il peccato di Adamo e il sacrificio di riscatto di Gesù Cristo rappresentano per lui solo degli esempi estremi di cosa è il male e di cosa è il bene. Per il monaco britannico l’evoluzione etica dell’uomo richiede responsabilità della coscienza e un impegno nelle buone opere certamente gravoso. In questo cammino Dio è senz’altro presente ma NON per giudicare e punire, bensì per aiutare l’uomo nella sua crescita interiore.
Anche per Socini la redenzione avviene attraverso atti morali, poiché Dio ha dato all’essere umano il dono della coscienza, la quale lo spinge a fare il bene ma lo accusa quando commette il male. Il libero arbitrio, per il teologo senese, non è disgiunto dalla razionalità, per cui l’uomo può effettivamente edificare la propria strada verso la salvezza modificando di volta in volta le proprie scelte. L’uomo può affidarsi alla Scrittura che, però, va letta con discernimento poiché è stata redatta da uomini e come tale non è avulsa da errori. Socini nega del tutto il peccato originale e quindi la funzione redentrice di Cristo, il cui compito sulla terra sarebbe stato semplicemente di fornire agli uomini un modello etico da emulare.
Il libro di Giona mette in discussione le certezze manichee che derivano da cognizioni teoriche e ideologiche come quelle che aveva il recalcitrante profeta. Dio non gli ammannisce prediche per fargli comprendere la realtà, ma lo obbliga a percorrere una via costellata di molti avvenimenti non casuali grazie ai quali la mente e il cuore dell’uomo potranno aprirsi.
Penso che per l’autore di questo libro tutti gli esseri umani abbiano il medesimo cammino da compiere; e che Dio, da buon padre, agisca con tutti per elevarli spiritualmente attraverso le vicissitudini della vita che, spesso, lui stesso determina.
Ma caro Marco, credi o non credi in Dio? Leggendo la tua risposta a me dedicata per la prima volta, mi sembrava che la tua fosse una religione umanista senza Dio,, ma poi nelle ultime righe mi parli di Dio come un buon padre. Le solite confusioni e contraddizioni. Ma Dio per te è solo un concetto, un simbolo, un’ipostatizzazione , o invece un essere persona che esiste realmente , come dice il cristianesimo?
Tu dici: Socini nega del tutto il peccato originale e quindi la funzione redentrice di Cristo, il cui compito sulla terra sarebbe stato semplicemente di fornire agli uomini un modello etico da emulare.. Ecco, questa è una eresia se mi concedi questo termine, perché stravolge tutta la Bibbia, eppure ho cercato di spiegartelo il peccato originale, o almeno darti indizi per capirlo, e non voglio ripetermi, sperando solo che un giorno riuscirò a spiegarlo compiutamente ed interamente.
Riguardo a Giona che lo tratti cosi male,, ricorda però che Dio ha avuto il piacere di discutere con lui sulla giustizia, e se è cosi doveva essere un uomo giusto Giona. .Perché non si è mai sentito dire che Dio si mette a discutere con i peccatori sulla giustizia, non nella realtà e né tantomeno nella Bibbia, Solo per scherzare un pò, mi andrebbe di dirti che ha parlato con Giona Dio, e non con te, perché la misericordia non può mai annullare o rendere vana la giustizia, ma solo conoscendo la giustizia di Dio si può conoscere la sua infinità misercordia, ed attraverso la misericordia Dio realizza la sua giustizia.
Ci sono tante cose che gli uomini non possono comprendere, e te che nn riesci a comprendere la Bibbia, con la presunzione che caretterizza tutti i sapienti, dici che in essa ci sono molti errori perché scritta dagli uomini, e cosi ti viene facile criticare questi uomini compreso Giona..
Invece con umiltà dovresti solo cercare di capire, e quando nn capisci confessare la tua ignoranza, e chiedere magari senno a Dio,
Ti direi tante cose, ma confesso che stando qui, tante volte mi vien da pensare che corro il rischio di fare come Giona, perdendo solo tempo, invece di fare quel che so dovrei fare.
Cerca una spiegazione logica e semplice al racconto del peccato originale.
Ciao
Finito in parte di lavorare un pò ( sono pigro) ti aggiungo qualcosa.
Tu dici:
( Il libro di Giona mette in discussione le certezze manichee che derivano da cognizioni teoriche e ideologiche come quelle che aveva il recalcitrante profeta. Dio non gli ammannisce prediche per fargli comprendere la realtà, ma lo obbliga a percorrere una via costellata di molti avvenimenti non casuali grazie ai quali la mente e il cuore dell’uomo potranno aprirsi.)
Ma in verità è il libro di Giobbe e poi di Qoelet, che mette in discussione tutte le certezze manichee basate sulla distinzione tra il bene e il male, Dei Sapienti di Giobbe, sta scritto che la sapienza sarebbe morta con loro, tanto che erano sapienti, ma solo grazie a Giobbe si salvarono. Perché se loro in cerca di certezze su cui basare la loro saggezza, volevano difendere Dio finendo con il parlare con l’inganno,Giobbe invece volle interrogare Dio, mettendo in discussione ogni cosa, tutta la sua precedente sapienza, tutta la concezione umana per la giustizia, volendo solo conoscere il suo giudice da pari a pari, restandogi però fedele fino alla fine.
Ma fu Dio ad interrogare lui, e se prima lo conosceva solo per sentito dire, ora ti vedo con i miei occhi disse. Ma cosa vide? Vide che il bene era confuso con il male, e se cosi non c’era nessuna logica perché deve venire il bene a chi fa il bene ed il male a chi fa il male. Tutto è confuso, sia nelle cause che negli effetti, e tutto è vanità come diceva Qoelet, il più grande sapiente che sia mai esisto, e se non ci ho capito niente io che ho conosciuto e vissuto ogni cosa, non ci capirete niente voi ci sembra dire. Anche se poi gli uomini si illudono sempre di poter fare a gare a chi è più sapiente e chi può più comprendere grazie alla conoscenza, nonostante il Signore ha detto certamente che sarebbero morti mangiando di quell’albero. Ma allora perché Giobbe non accusò Dio dopo aver visto che tutto è confuso, come forse sembra voleva prima chiamarlo in giudizio? perché vide che Dio non mangia di quell’albero, e non è da lui che viene il male, ma solo confidando in lui gli uomini devono vincere il male solo per amore del suo nome, solo con la propria vita, perchè in gioco c’è solo la propria vita. Vide che Dio è solo amore, ciò che avrebbe dovuto capire Giona, ed è l’amore la potenza e la giustizia di Dio. Dio è innocente come ti ho detto, e per questo Giobbe non parlò più, e grazie a lui si salvarono i sapienti stando poi finalmente in silenzio, loro che prima volendo difendere Dio cercavano qualche peccato in Giobbe come causa dei suoi mali. Perché se era giusto Giobbe doveva essere ingiusto Dio, cosa impossibile per dogma, e se non poteva essere ingiusto Dio, qualche misterioso peccato aveva per forza dovuto commetterlo Giobbe. Capisci adesso?
Lo metto tutto nelle tue mani, disse il Signore a Satana, solo la vita gli devi risparmiare, ma solo di fronte alla sua vita, trafitto anche nella carne, disperato voleva conoscere il suo Giudice perché mai l’avrebbe tradito, anche se la sua carne gli fosse stata tolta. Superò la prova Giobbe, anche se non possiamo sapere se l’avesse superata qualora gli fosse stata tolta anche la carne viva dal suo corpo fino a dover morire, ma sarà il figlio suo che solo per amore della verità darà anche la vita.
Dovete vincere il mondo dice il Signore, e non abbiate paura perché io ho vinto il mondo, dice Gesù, mentre voi tutti volete imprigionare Dio in questo mondo, nella distinzione tra il bene e il male.
Ma perché allora Dio l’ha confuso e non l’ha diviso il bene dal male? Può mai Dio confondere le cose? Un nemico ha fatto questo diceva Gesù, e ciò che importa è la distinzione dal falso dal vero. Ma Dio è amore, e solo amando si può conoscere la verità, e solo conoscendo si può amore.
Ma voi con la verità ci giocate, invece con l’amore è bello giocare,