David e Golia – 1 Samuele 17-18

Uno scontro di civiltà

Dall’accampamento dei Filistei uscì un campione di nome Goliat, di Gat, alto sei cubiti e un palmo. […] Ed egli si fermò e gridò alle schiere d’Israele, dicendo: «Perché siete usciti per schierarvi in battaglia? Non sono forse io il Filisteo e voi i servi di Shaul? Sceglietevi un uomo che scenda contro di me (1 Samuele 17:4-8). 

Nel lanciare la sua sfida all’esercito di Israele, il gigante Goliàt (Golia) si presenta come “il Filisteo” – quasi a dire che egli è il capo dei Filistei, o il Filisteo per antonomasia –, e chiama gli Israeliti “servi di Shaul“. L’intento è chiaro: la sfida è rivolta principalmente al re d’Israele. In fondo, come Goliat era il più alto del suo popolo, Shaul era il più alto tra gli Ebrei (9:2), per cui lo scenario più logico sembrerebbe prevedere proprio uno scontro tra i due.

Ma come reagisce Shaul a questo invito implicito a scendere in campo in prima persona?

Quando Shaul e tutto Israele udirono queste parole del Filisteo, rimasero costernati ed ebbero grande paura (17:11).

In precedenza, parlando del primo peccato di Shaul, abbiamo già avuto modo di notare che i Filistei, nel Libro di Samuele, rappresentano la potenza militare e la fede riposta nelle armi. Goliat, con la sua statura leggendaria, la sua corazza possente e la sua lancia, costituisce proprio l’incarnazione più eloquente di questo concetto, personificando nella sua figura il militarismo superbo dei Filistei.

Come spiega la Dr. Yael Ziegler, Shaul era stato chiamato da Dio a regnare su Israele proprio allo scopo di sradicare l’idea rappresentata dai Filistei, fondando un nuovo modello di nazione basato sulla fede nel volere divino che trascende la forza fisica e gli strumenti di guerra.

Nonostante i successi iniziali, il re non si è dimostrato all’altezza di tale compito, ed è stato rigettato da Dio. La sfida di Goliat si rivela però l’occasione per far emergere colui che invece riuscirà laddove Shaul ha fallito: il giovane Davìd, che non si lascia intimorire dalla forza del gigante, poiché crede davvero che il Sovrano dell’universo sia più potente di qualsiasi guerriero mortale.

L’atto di Shaul, che tenta invano di far indossare a David la sua armatura pesante prima di farlo scendere in campo (17:38-39), è l’emblema di questo contrasto: Shaul, ormai completamente imbevuto di mentalità filistea, cerca di imporre al giovane pastore la sua fede nelle armi. David, al contrario, ripudia la logica dei Filistei e dice al suo avversario: “Tu vieni a me con la spada, con la lancia e col giavellotto, ma io vengo a te nel nome di HaShem, Dio degli eserciti, il Dio delle schiere d’Israele che tu hai insultato” (17:45).

David e Yehonatan

Quando [David] finì di parlare con Shaul, l’anima di Yehonatan si legò all’anima di David, e Yehonatan lo amò come la sua anima (1 Sam. 18:1)

Subito dopo aver prevalso miracolosamente su Goliat, David viene condotto dinanzi a Shaul, che lo colma di onori agli occhi di tutto il popolo e gli affida incarichi importanti, accogliendolo alla sua corte (18:2-7). Yehonatàn (Gionata), figlio di Shaul (e dunque legittimo erede al trono), avrebbe a questo punto tutto il diritto di sentirsi minacciato dalla fama del nuovo eroe nazionale, che in futuro potrebbe sottrargli la corona.

E invece Yehonatan, distinguendosi dai tanti personaggi biblici ossessionati da gelosia e ambizione, non si oppone affatto al successo di David; anzi, arriva addirittura ad amarlo come la sua stessa vita.

La frase “l’anima di Yehonatan si legò all’anima di David” contiene una rara espressione che era comparsa finora una sola volta nella Bibbia, in un verso della Genesi: “…la sua anima è legata a quella del fanciullo” (Genesi 44:30).

In questo caso, a parlare è Yehudah (Giuda), che difende in modo eroico suo fratello Binyamin (Beniamino) al cospetto del viceré d’Egitto (che è in realtà suo fratello Yosef), ricordando l’amore del padre per il suo figlio più giovane. Con le sue parole, Yehudah dimostra di essere pronto a rinunciare alla propria libertà per il bene di Binyamin e di suo padre, rivelando una grandiosa abnegazione.

A distanza di molti secoli, un discendente di Binyamin ottiene l’opportunità di ripagare la buona azione di Yehudah. Non è un caso, infatti, che Yehonatan appartenga alla tribù di Binyamin, mentre David appartiene a quella di Yehudah. Ora tocca a Yehonatan rinunciare ai suoi privilegi per il bene di un discendente di Yehudah, chiudendo un cerchio che dalla Genesi giunge fino al Libro di Samuele.

“Di chi è figlio questo giovane?”

Torniamo un po’ indietro:

Quando Shaul aveva visto David uscire contro il Filisteo, aveva chiesto ad Avner, capo dell’esercito: «Avner, di chi è figlio questo giovane?». Avner rispose: «Com’è vero che tu vivi, o re, non lo so» (1 Sam. 17:55).

Al capitolo precedente, il testo ci ha raccontato che David era già stato presentato a Shaul quando il re era tormentato da uno “spirito cattivo”, diventando suo scudiero (16:18-22). Com’è possibile allora che qui Shaul non sappia a quale famiglia appartenga David?

Rashi, seguendo gli antichi Maestri, ritiene che il re sapesse bene chi fosse David: con la sua domanda, egli intendeva indagare sulle sue origini più remote per scoprire se il giovane potesse essere considerato degno di salire al trono.

Ralbag propone una spiegazione diversa: “Sembra che, a causa dei suoi molti affari e delle molte persone che giungevano alla sua presenza, un re sia incapace di riconoscere qualcuno individualmente”. Sulla stessa linea, alcuni chiamano in causa lo squilibrio mentale di Shaul, parlando di una forma di amnesia. Tali spiegazioni, però, non tengono conto del fatto che neppure Avner, capo dell’esercito, sembri riconoscere David in questa occasione.

L’incongruenza appare tanto difficile da chiarire che Rabbi Yosef Kara scrive in proposito: “[In questo caso] non sono in grado di interpretare la Scrittura secondo il suo significato semplice”.

A ben vedere, questa potrebbe non essere l’unica contraddizione nella storia del giovane David. Al capitolo 16, infatti, il testo ci aveva già presentato dettagliatamente la famiglia di Yishai il Betlemita, con i suoi otto figli. Eppure, al capitolo successivo, leggiamo: “David era figlio di quell’Efrateo di Betlemme di Giuda, di nome Yishai, che aveva otto figli” (17:13). Sembra che oltre a Shaul, anche il lettore potrebbe aver dimenticato di chi sia figlio David.

È possibile inoltre vedere un contrasto tra la descrizione di David come uomo valoroso, abile con le armi, favorito da Dio e unto dal profeta Shmuel (capitolo 16) e la figura ancora umile, quasi anonima e sminuita dai suoi fratelli che compare invece all’inizio del capitolo 17.

Anche in questo caso può dunque essere utile ricorrere al metodo interpretativo della Shitat HaBechinot (“metodo degli aspetti”), che vede nel testo biblico un alternarsi di prospettive che contribuiscono a trasmettere un messaggio complesso.

Così come l’istituzione della monarchia era stata presentata in due versioni diverse, e la “caduta di Shaul” agli occhi di Dio ci era stata narrata con una curiosa “duplicazione“, lo stesso sembra avvenire anche con l’esordio di David. All’interno di un quadro incoerente, si inizia così a riconoscere una certa coerenza.

Secondo Rav Amnon Bazak, la storia di David che giunge da Shaul come suonatore di cetra e scudiero (capitolo 16) appartiene alla cosiddetta “prospettiva anti-monarchica“, in quanto rappresenta la diretta continuazione del capitolo 15, in cui è narrato il fallimento di Shaul contro Amalek.

La storia di David e Goliat (capitolo 17), appartiene invece alla “prospettiva filomonarchica“, cioè la prospettiva secondo cui Shaul era stato rigettato durante la guerra contro i Filistei (capitoli 13 e 14) per aver anteposto il terrore delle armi nemiche alla fede in Dio, un tema che infatti ritorna in questo racconto.

Se dunque il regno di Shaul è spiritualmente decaduto a causa di due problemi complementari (rappresentati dai Filistei e dagli Amalekiti), David costituisce la soluzione a entrambi: da un lato egli è il musicista che gode del favore divino in contrapposizione al re che l’ha perso nel tentativo di autoglorificarsi; dall’altro è il guerriero della fede che si eleva al di sopra di Shaul, che invece ormai crede solo nella spada e nelle armature.

Non è tuttavia necessario che i due capitoli concordino in ogni dettaglio narrativo, in quanto appartengono a due diversi “binari paralleli” che ci condurranno al completo sviluppo della medesima storia.

6 commenti

  1. Sguardo a Sion, nel libro di Shamuel sorge la domanda: chi ha ucciso Galit, David (come descritto in 2 Samuele 17 ) o Elhanan Ben Yaari (come descritto in 2 Samuele 21 )?
    Rashi analizza le lettere del nome del padre: “Yishai” e “Yaari” e conclude che Elhanan Ben Yaari non è altro che David Ben Yishai Tu che ne pensi?

    Inoltre mi chiedo, perché solo David si offrì volontario per combattere Galit? Dov’erano tutti gli eroi di quel periodo, a cui apparentemente fu chiesto di uscire per combattere contro Galit? Shaul re d’Israele, che era più alto di tutto il popolo ed era stato eletto re per combattere i Filistei.. Jonathan figlio di Saul, il cui eroismo e la cui fiducia in HaShem ci sono noti dai capitoli tredici e Yoav e Avishai Bnei Tzruya, descritti come grandi eroi.. E Avner ben Ner, ministro dell’esercito di Saul? Che fanno? Possibile che tutti quanti se la fanno sotto?

    Un’altra stranezza: Davìd taglia la testa di Galit e lo porta a Yerushalayim e le sue armi conservate come cimeli, mentre David raggiunge la propria statura di eroe indiscusso all’interno del popolo. Ok, però come è possibile? Dato che Yerushalayim era popolata da stranieri e gebusei? Non ritieni senza dubbio che questa è un’aggiunta successiva? …

    Sappiamo che la bibbia non è un libro di storia, ma ha una missione semplicemente didattica… alcuni accettano ogni virgola della Bibbia, e altri la vedono come una collezione mitologica, ma descritta in questo modo la storia, e con varie contraddizioni, i nostri amici detrattori hanno buon gioco vedere Davìd come re Artù…. o no?

    1. La spiegazione di Rashi non è credibile dal punto di vista del pshat. Potrebbe trattarsi di un’altra delle molte contraddizioni tra i due “binari paralleli” del libro, oppure, come sembra suggerire persino Rav Bazak, le parole “shemó Goliat” sarebbero un’interpolazione successiva. Nota infatti che il gigante è sempre chiamato “Il Filisteo”, mentre solo una volta compare il nome Goliat in questo capitolo.
      Il riferimento a Gerusalemme è relativo al futuro. Dopo essere diventato re, David porterà i resti di Goliat nella sua capitale. Diciamo che è una sorta di “flash forward”.
      Il testo ci dice chiaramente che nessuno ebbe il coraggio di affrontare Goliat, eccetto appunto David. Non è credibile storicamente? Beh, neppure l’esistenza di un uomo alto tre metri lo è.

  2. Diciamo che sul personaggio di Davìd, sebbene esagerato dalla mitologia biblica, si è abbastanza certi della sua esistenza. Sulla figura di Goliat in effetti ci sono molti dubbi poiché stando ai racconti biblici doveva essere alto circa 290 cm. Anche se non è proprio impossibile, considerando che l’uomo più alto di cui si abbia notizia (si dice) fosse alto 272 cm, però non è assolutamente certo. Un uomo così alto, se fosse davvero esistito, probabilmente avrebbe dovuto soffrire di un’eccessiva secrezione dell’ormone della crescita da parte del lobo anteriore della ghiandola pituitaria. Talvolta, infatti, secondo quanto scrive una ricerca scientifica, “il lobo anteriore diventa ipertrofico e produce una quantità eccessiva di ormone, che provoca dimensioni eccessive del corpo ed una notevole altezza”. L’ipertrofia pituitaria provoca anche dei problemi nella visione normale, come descritto nella Bibbia e questo spiegherebbe come ha fatto David a tirare la fionda e ad avvicinarsi a Goliat senza che il Filisteo lo notasse e si difendesse.
    Si dimostrerebbe così, come Davìd abbia fatto ad abbattere un’ipotetico uomo di 290 cm per di più ipovedente. Anche se secondo me, forse questa altezza dovrebbe essere trattata non come un’altezza reale o esatta, ma come un numero tipologico, basato sulla percezione del numero sette o come unità di perfezione. Detto ciò, non esiste in effetti alcuna prova sul fatto che si sia davvero verificato lo scontro tra questi due personaggi nella Valle degli Dei…e se fosse vero non si tratterebbe certo poi di un miracolo…o no?

    Un’altra domanda: perché la spada non è stata menzionata nella descrizione dell’armatura minuziosa di Goliat, ma solo in seguito al versetto quando David tirò fuori la spada di Galit per decapitarlo? …e perchè solo dopo la battaglia, il figlio di Shaul, Jonathan, sentì una grande amicizia per Davìd ? Sono semplice curiosità naturalmente….

  3. Caro Redattore, imparo sempre qualcosa nel leggerti,che illumina sempre di più la verità.
    Volevo chiederti se leggendo Samuele I, ( soprattutto in base a quanto hai detto), non si assiste in prospettiva in vista del Messia, il passaggio del Sacerdozio dalla tribù di beniamino a quella di Davide.
    Riguardo ad Antonella che chiede dove erano gli altri e perché avevano tutti paura, occorre ricordare che anche a Corna ebbero tutti paura. E non mi dite che torno sempre lì perché tutto è collegato nella Bibbia. A Corna videro il bene e il male gli ebrei, il male presente ed il bene promesso, avendo la prospettiva della morte davanti a se non potendo di certo prevalere contro i giganti che abitavano quella terra ( i figli di anak).. Così nell episodio di Golia vedevano solo il gigante davanti a se, non riuscendo ad andare oltre.
    Ma nel racconto cè scritto che il pastorello Davide faceva a tutti la stessa Domanda:: cosa ha promesso il re a chi va a combattere contro il gigante?
    Anche sua figlia come sposa aveva promesso oltre che colmarli di onori, ma loro vedevano solo il gigante davanti a se, e per la pura della morte rinunciavano a tutte le promesse, essendo la paura più forte del desiderio o dell’amore di Dio.
    Perché non hai riportato la domanda di Davide nella spiegazione dell’Episodio?
    Nel racconto c’è pure scritto che quando Davide indossò l’armatura di Saul se la tolse, perché no riusciva neanche a camminare.
    Verbo Holek, perché è tutto halachà l’ebraismo, camminare sul sentierio della verità divina.
    Quindi traendo le conseguenze cosa significa?
    Riguarda ai Re, Saul l ha in pratica l ha scelto il popolo, e c’è scritto che il Signore non la prese molto bene sentendosi ripudiato. quando gli chiesero un re.
    Per paura degli uomini gli chiesero un Re, forza contro forza, ma si vede che la paura non gli passò, perché come hai scrito non dalla spada viene la salvezza ma dal nome del Signore. mai prevarrà l’uomo nonostante la sua forza è scritto nella Bibbia, ed il Signore si è scelto un Re secondo il suo cuore, perché nel cuore dell’uomo ha posto il fondamento del mondo:
    Io non guardo ciò che guardano gli uomini, disse a Samuele, e a guardare Davide nessuno sapeva chi era e da dove venisse….. e come tutti gli amati del signore, come Mosè, Giuseppe, anche lui sentendosi ripudiato dal suo popolo ha dovuto rifugiarsi in terra straniera proprio presso i nemici di ISraele, e pensa un pò stava per marciare con i filistei contro Israele Davide.
    Per una volta non ho parlato di Gesù, ma solo di ebraismo come dite voi, per dimostrare che nella Bibbia tutto è collegato, occorre solo trovare un filo logico per unire ogni cosa.
    Ma la logica dell’amore, perchè senza amore tutto è vanità e niente viene chiamato a vita
    Ho indagato ogni cosa è tutto è vanità dice Qoelet, ma solo l’amore non aveva indagato preferendosi farsi un harem, ma dopo il libro di Qoelet quale altro libro troviamo nella Bibbia secondo il canore ebraico?
    Ma gli uomini purtroppo pensano sia una favola la Bibbia e sentimentalismo l’amore.
    Se ciò che scrivo non ti piace, o non sei in grado di confutarlo, lo puoi cancellare come hai fatto altrove, perché anche la verità se non la si ama non esiste.

  4. si scusa, lo so , errore madornale ma a volte ci si confonde., presi da tanti pensieri riguardante tutte altre cose.
    Volevo dire del tempio, delle vicende riguardanti l’arca del Signore nel libro di Samuele.
    IL Signore sceglie sempre gli ultimi, gli ultimi saranno i primi e Beniamino è l ultimo dei figli, il figlio del mio dolore, nato in terra di Israele ( non so se è i unico figlio di Giacobbe nato in terra di Israele), Ed il tempio Doveva essere costruito nel suo territorio. Te l avevo già chiesto forse, se è vero che il tempio fu costruito ai confini fra la tribù di Giuda e Beniamino, e l’attuale muro del pianto delimitava tali confini.
    Cmq il Signore separa ed unisce, essendo solo lui Uno, e tutto deve separare per dar vita., ma tutto unisce a se per dar compimento ad ogni cosa, e tutto passa al Messia figlio di Davide, sacerdozio, profezia, tempio, regalità, e cosi via

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